Davide Pacifico, difensore classe 1994, non ha una storia banale: il neo acquisto della quotata Solbiatese non solo ha assaggiato il calcio professionistico, ma da giovanissimo ne è stato anche un grande protagonista con la maglia del Milan, sua squadra del cuore. Dopo qualche esperienza in Lega Pro, ha poi deciso di sposare la causa del calcio dilettantistico e, anno dopo anno, si è costruito una carriera di tutto rispetto tra coloro per i quali il calcio non è diventato una vera e propria professione, ma sicuramente è una immensa passione.

Primi anni al Varese e poi il salto nel grande pianeta Milan.
“Proprio così. A 16 anni è arrivata la chiamata del Milan, che mi seguiva da un paio d’anni nei miei trascorsi al Varese. In biancorosso facevo già qualche allenamento con la prima squadra e non era raro che venissi aggregato per le partite in C1. Sono stato notato e ho iniziato il mio percorso nel Milan negli Allievi Nazionali e sono arrivato fino alla Primavera di cui sono stato il capitano. E’ stata una bellissima esperienza, ho provato quello che è il Milan, quello che vuol dire allenarsi a Milanello a contatto con i professionisti e il ricordo più bello è sicuramente la vittoria al Viareggio con Filippo Inzaghi in panchina e con Cutrone e Cristante come compagni. L’anno precedente eravamo arrivati in finale ma l’avevamo persa contro l’Anderlecht mentre in quella stagione, pur con un mister diverso e con tanti giocatori nuovi, ci siamo presi una bella rivincita sempre contro la compagine belga. Conquistare un Viareggio da capitano con la tua squadra del cuore non capita a tutti e io ne sono orgoglioso”.

Finita la parentesi giovanile con il Milan sei stato catapultato nel calcio vero. Com’è andata?
“Il salto tra la Primavera e, nel mio caso, la Lega Pro è un passaggio molto importante. Mi sono confrontato con una categoria vera, con giocatori formati e di esperienza ed è una prova fondamentale nella vita calcistica di un ragazzo. Tutto ciò che dà il settore giovanile è prezioso, ma la realtà di un calcio senza fronzoli, di uomini e da dentro o fuori è diversa. E’ un momento come quello che si vive alla fine di un percorso di studi quando dalla teoria si passa alla pratica. E io l’ho fatta in Lega Pro prima al Sudtirol e poi all’Albinoleffe, e non mi è andata benissimo. Ho dovuto fare un passo indietro e sono sceso tra i dilettanti”.

Sei ripartito dal Varese, da quei colori che hai vestito all’inizio della tua carriera.
“Ho sposato il progetto della rinascita del Varese in Eccellenza, ma non è stato un anno fortunato per me. Mi sono fatto male e, dopo essere stato ai box un po’ di settimane, non ho trovato più lo spazio di prima. Si era creato un bell’equilibrio che non si voleva modificare, visto che i risultati arrivavano. Così mi sono spostato al Saronno, sempre in Eccellenza, dove sono rimasto un anno e mezzo e dove abbiamo conquistato due salvezze in extremis ma meritate. Successivamente sono stato altri due anni all’Union Villa Cassano e nell’ultima stagione ho giocato nel Cantù in Promozione”.

Ora la chiamata di una piazza importante come la Solbiatese. Che cosa ti ha convinto?
“Era un’occasione che non potevo rifiutare per vari motivi e ho colto la palla al balzo. Il progetto nerazzurro è di primissimo livello, le ambizioni sono alte, la rosa costruita da Gorrasi e Barban, due figure che conosco molto bene, parla da sola; inoltre, dopo un anno a Cantù, l’idea di riavvicinarmi a casa e di giocare in uno stadio così importante mi attirava. Non potevo rifiutare un’offerta come questa e sono molto contento di aver sposato la causa”.

La Solbiatese è tra le favorite del prossimo girone A di Promozione. Qual è il tuo obiettivo?
“La campagna acquisti è sotto gli occhi di tutti e la Promozione sembra proprio una categoria di passaggio. Tutto fa presupporre che potremo fare un campionato di vertice ma toccherà a noi dimostrarlo. Fare il compitino non basterà, dovremo dare il massimo, io compreso, naturalmente. Vogliamo portare in alto la Solbiatese”.

La squadra allestita ha giocatori di grande esperienza e buoni giovani. Che cosa pensi di poter dare al gruppo?
“Ormai è qualche anno che gioco in queste categorie e posso dire di avere accumulato un bel po’ di esperienza che cercherò di mettere in campo. Darò una mano ai giovani nella loro crescita e mi auguro di essere costante nelle mie prestazioni”.  

Come di descriveresti?
“Sono un difensore centrale che nasce come marcatore di temperamento e nello stesso tempo ordinato negli interventi. Con gli anni mi sono adattato alle esigenze dei mister e delle squadre e ho allargato il mio modo di giocare; sono diventato anche un difensore di impostazione”.

Ormai mancano pochi giorni all’avvio della preparazione (21 agosto). Hai già avuto modo di parlare con mister Gennari?
“Conosco molto bene Gennari e lo stimo come allenatore e come persona. L’ho avuto come tecnico nei Giovanissimi al Varese e negli anni abbiamo mantenuto un buon rapporto. Sono contento di ritrovarlo così come ritrovare Barban, che ho conosciuto negli anni di Cassano, e Gorrasi, con cui ho giocato contro. In spogliatoio avrò di nuovo Augliera, mio compagno negli anni di Cassano, mentre gli altri sono tutti nuovi per me. Alcuni, come Anzano e Scapinello, non sono certo nomi nuovi, ma non ho mai avuto il piacere di essere in gruppo insieme”.

Laura Paganini

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