Mirella Cerini, sindaco di Castellanze, racconta come la cittadinanza sta rispondendo alla battaglia contro il Covid-19 e di come gli ospedali della città rappresentino un punto di riferimento per sconfiggere questo virus.

Come Castellanza ed i castellanzesi stanno combattendo questa battaglia ?
“Mi auguro che la stiano combattendo in casa, anche perché è l’unica misura che può funzionare per contenere la diffusione del virus. Credo che questo concetto e questo principio siano entrati nella testa della maggior parte delle persone, ma non di tutti purtroppo. Castellanza sul territorio ha una particolarità importante, ovvero la presenza di molte realtà commerciali. Castellanza è stata la prima città ad avere un supermercato, la famosa Standa in provincia di Varese arrivò a Castellanza per prima. Questa evidenza non è fatta a caso, ma la sottolineo poiché in queste settimane mi è capitato di parlare con i direttori dei supermercati presenti in città e l’informazione ricevuta è sempre la stessa ed unanime per tutti, ovvero la costante presenza di anziani nei supermercati, con cadenza costante, nonostante siano i soggetti più a rischio per questo virus. Questo dato è sicuramente influenzato dal fatto che gli anziani sono le persone più disorientate in questo momento, al di fuori dell’informazione costante ad esempio che troviamo sui social, una mancanza che può contribuire a non avere un quadro delineato della gravità del momento. Alcuni direttori dei supermercati mi hanno detto che hanno provato a parlare con queste persone anziane, spiegandogli come sarebbe più sicuro se facessero la spesa una volta alla settimana invece che con cadenza quasi giornaliera, sentendosi rispondere che tanto prima o poi devono morire. Questa concezione e poco rispetto di un virus così forte è preoccupante”.

sindaco di castellanzaQuali, tra le vostre diverse iniziative di sostegno stanno ottenendo maggior successo?
“Ci siamo mossi su più fronti, ancor prima che partisse il progetto dei buoni spesa o delle carte prepagate in base alle misure del Governo e della Protezione Civile, finanziate con contributi ad hoc per ciascun comune. Per questo pacchetto di aiuti partiremo da lunedì, avendo già definito modalità e procedure. Sul sito del comune è possibile scaricare il modulo per fare la domanda di sostegno. Da lunedì partirà la valutazione delle domande che verrà fatta entro 48 ore, con maggior considerazione per i nuclei familiari indicati nella norma, come quelli numerosi, chi ha perso fonte di reddito o attività occupazionale dal primo marzo 2020 ed una serie di situazioni di disagio già individuate. Starà ai servizi sociali fare tale valutazione, anche da un punto di vista dell’importo per famiglia, in modo tale da poter estendere gli aiuti alla maggioranza della popolazione richiedente. Prima di questa iniziativa abbiamo già attivato altre iniziative, come quella della mensa del Padre Nostro, che opera anche oltre confine cittadino, che gestisce Banco Alimentare in collaborazione con Caritas, si sta continuando con la distribuzione di pacchi spesa per chi è già nella lista della mensa del Padre Nostro e parliamo di  nuclei familiari consistenti, circa 300 famiglie”.

Qual è il dato reale dei contagi in città?
“I numeri del contagio vengono costantemente aggiornati da me in prima persona, grazie all’incrocio sia dei dati del database della Prefettura, sia delle informazioni che arrivano direttamente da Humanitas, inviandomi i nominativi delle persone ricoverate o che hanno un tampone positivo. Questo lavoro nelle scorse settimane è servito per valutare anche quali nuclei familiari potessero essere venuti a contatto con  soggetti risultati positivi. Un rilevamento, questo, fatto in collaborazione con il capo della Polizia Locale e costruendo una triangolazione con ATS e la referente territoriale che è qui a Castellanza. Inoltre da questa settimana, in tale collaborazione, ho inserito anche i medici di base ai quali ho chiesto di inviare i loro dati e per ora abbiamo ricevuto riscontro da 5 medici su 9, siamo in attesa dei restanti 4 report di dati. Quindi a  ieri sera il numero consta di 5 decessi, tra le 26 e le 28 persone positive al coronavirus e sono 99 le persone in isolamento”.

Castellanza è confinante con Busto Arsizio, una città della provincia tra le più colpite dal virus, c’è timore per questo?
“Bisogna considerare nei numero di Busto Arsizio l’incidenza sulla popolazione totale. E’ chiaro che nell’immaginario collettivo il numero maggiore di contagi a Busto può creare un immaginario più critico di quanto non sia nelle altre città, ma se valutiamo l’incidenza dei contagi della città bustocca, con ad esempio Castellanza che è molto più piccola e meno popolosa, beh il confronto tra le due diventa quasi paritario, quindi la situazione di emergenza c’è ovunque secondo me in questo momento”.

Nel momento in cui la situazione diventasse insostenibile ad esempio a Busto Arsizio per numero di contagi, gli ospedali di Castellanza sarebbero pronti ad accogliere i malati nelle strutture preposte alla guarigione da covid-19?
“Penso proprio di si. Humanitas già dell’inizio dell’emergenza, proprio perché ha la terapia intensiva, ha accolto dei pazienti provenienti da Bergamo e Brescia. Inoltre Humanitas accoglie persone anche provenienti dall’alto milanese, cha ha un’incidenza di casi superiore rispetto al varesotto, almeno fino a settimana scorsa. Per quanto riguarda l’altra nostra struttura ospedaliera, la clinica Santa Maria, so che ha riconvertito alcuni reparti dell’ospedale proprio per accogliere i pazienti Covid”.

Se dovesse mandare un messaggio ai suoi cittadini, cosa direbbe in questo momento?
“Due messaggi vorrei mandare ai miei cittadini o meglio, due parole: Rispetto e Comunità. Rispetto delle regole del momento, del lavoro che fanno le forze dell’ordine per garantire il sostegno alla popolazione, dei volontari che sono impegnati ogni giorno per aiutare la cittadinanza, e stanno garantendo il controllo del rispetto, ma deve essere il cittadino in primis ad essere rispettoso. La seconda parola, comunità, che diventa parola chiave per ricreare quelle relazioni, ovviamente a distanza in questo momento, verso le persone più in difficoltà, come gli anziani, che non hanno la possibilità di assolvere da soli alle necessità primarie, come andare a fare la spesa o andare in farmacia e che vanno aiutati”.

Alessandro Burin