Nella serata del 17 giugno, un po’ a sorpresa, la Vergiatese ha scelto di cambiare allenatore e, dopo aver salutato Alessandro Marzio, ha accolto mister Paolo Tomasoni. L’ex difensore del Varese, reduce da una stagione di alti e bassi con la Sestese, non ha avuto dubbi nello sposare la causa granata: “Ho accettato l’incarico per i programmi, per la chiarezza e per le idee che la società ha dimostrato di avere. Inoltre mi volevano fortemente e sentirsi così desiderati fa sempre piacere”.

Il dg Tosca ti ha definito una persona umile, onesta e sincera; ti riconosci in questa descrizione?
“Ho sempre pensato che di me devono parlare le persone con cui ho avuto a che fare, dai miei ex allenatori ai miei calciatori, passando per tutti i colleghi. Ringrazio Tosca per le belle parole, ma dovrò meritarmele. Sicuramente mi rispecchio in queste qualità, anche perché ovunque sono andato ho avuto e mantenuto un buonissimo rapporto con chiunque; questo lo si ottiene con professionalità e trasparenza”.

Facendo un passo indietro, per quale motivo è finito il rapporto con la Sestese?
“La Sestese aveva altri programmi, molti dei quali non combaciavano con quelli del sottoscritto. Non si arrivava mai ad una conclusione e, di conseguenza, nel momento in cui si è materializzata l’opportunità di andare alla Vergiatese non ho avuto dubbi. Alla Sestese non avevo quelle certezze di cui avevo bisogno, che ho invece trovato alla Vergiatese”.

In ogni caso, qual è il bilancio della strana stagione appena passata?
“È stata una stagione strana in tutti i sensi, inizialmente per colpa nostra poi ovviamente per colpa del Covid-19. Purtroppo non siamo partiti bene, abbiamo avuto un sacco di infortuni e obiettivamente ho conosciuto tardi la squadra. Poi però con il mercato di dicembre siamo riusciti a ribaltare la situazione e abbiamo inanellato una serie di risultati importanti mantenendo una media punti playoff al pari di Busto 81, Varesina e Calvairate, affrontando tra l’altro molte big, il che dà ulteriore valore al nostro operato. Eravamo una squadra in netta crescita, poi purtroppo è successo quello che è successo. In ogni caso è stata un’annata in cui ho imparato molto, ho cercato di dare il mio meglio e ho fatto esordire tanti giovani, in linea con la politica societaria”.

La Vergiatese l’hai conosciuta da avversario nella stagione appena conclusa, che impressione ti aveva fatto?
“L’abbiamo affrontata nel nostro peggior momento, mentre loro attraversavano un periodo di grande forma e brillantezza. L’impressione che ho avuto è stata quella di una bella squadra, che ha avuto qualche difficoltà iniziale, ma che ha saputo riorganizzarsi in fretta e conquistare facilmente la salvezza; un buon risultato per una neopromossa”.

Hai già avuto modo di entrare in pieno contatto con la realtà Vergiatese?
“Qualche calciatore l’ho allenato in passato, ma a parte questo no, anche perché tutte le squadre sono in fase di costruzione e quest’anno la situazione è ancora più particolare. Non sappiamo quando si ripartirà e le indicazioni in merito sono molto vaghe, per cui dobbiamo aspettare. È ovvio però che i contatti a livello dirigenziale li ho avuti e la società si sta muovendo perché ha ben chiari i suoi obiettivi”.

Quali sono questi obiettivi?
“Principalmente parlo a livello di mercato. Hanno il quadro della situazione perfettamente sotto controllo, per cui sanno chi è in uscita e hanno già identificato i profili più adatti per rinforzare e completare la rosa. La chiarezza e la determinazione da questo punto di vista sposano alla perfezione la mia volontà di avere delle certezze”.

Hai dato la tua opinione sul mercato o ti fidi dell’operato della società?
“Mi fido di ciò che la Vergiatese sta facendo anche perché sono costantemente aggiornato su tutto e, anzi, mi è stato chiesto se avevo qualche nome da proporre. C’è una perfetta sintonia che deriva da un’organizzazione chiara e precisa, in cui i compiti di ciascuno sono ben delineati; c’è una scala gerarchica, ma tutti danno il loro fondamentale contributo”.

Cosa dobbiamo aspettarci dalla Vergiatese targata Tomasoni?
“È prematuro parlare di aspettative. Sicuramente ci sono i presupposti per allestire una buona squadra e migliorare la posizione dello scorso anno. Vogliamo creare una rosa qualitativa e, personalmente, darò il mio massimo per farli giocare al meglio, dando ovviamente spazio alla crescita dei giovani”.

Come valuti il tuo percorso e la tua crescita da allenatore?
“Quando ho smesso di giocare ho fatto una scelta: insegnare calcio ai giovani. Per cui ho iniziato la mia carriera nelle giovanile del Varese per poi passare otto anni all’Inter. Ad un certo punto è arrivato il momento in cui ho voluto fare un salto e passare alla prima squadra: dopo un trascorso infelice alla Pro Patria a causa del cambio societario, ho fatto due anni a Legnano che ricordo piacevolmente e infine ho avuto l’opportunità della Sestese in cui mi sono cimentato con una realtà diversa. Comunque ritengo che ogni anno si debba imparare qualcosa perché la vita ti manda sempre dei segnali e tu devi essere bravo a carpirli: io mi relaziono e interagisco con tutti, cercando di apprendere, perché anche dalle esperienze più negative si può crescere”.

Come trasmetti tutto ciò ai tuoi calciatori?
“Il calcio è un gioco semplice con regole chiare. La difficoltà riguarda tutto ciò che sta intorno, incluso il parlare, perché determina il modo in cui ci si relazione con l’ambiente, con i giocatori e con la società. Nella mia carriera da allenatore ho avuto la fortuna di avere un grande maestro come José Mourinho e vedere come lui si comportava e interagiva con tutti è stato un insegnamento unico; ovvio che stiamo parlando di realtà diverse e non possiamo paragonare l’Inter a una qualsiasi squadra di Eccellenza. Io non sono Mourinho, sono Tomasoni e devo trovare il mio modo di relazionarmi: so che il discorso varia in base alla categoria, ma ciò che conta davvero è la professionalità, una cosa diversa dal professionismo, e voglio portarla in Eccellenza”. 

Matteo Carraro

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