Tanto tuonò che piovve! Alla buon’ora la Federazione, intendiamo i vertici dei dilettanti, ha emesso i suoi verdetti. Abbiamo passato settimane ascoltando il “toto classifiche”: passerà la prima, non si faranno i play off, non ci saranno retrocessioni, forse una, forse due… e chi più ne ha più ne metta. Ora chi doveva decidere ha deciso, mettendo nel conto che qualsiasi decisione fosse stata presa avrebbe scontentato più di qualcuno.

Proprio quest’ultima affermazione deve essere considerata l’assioma sul quale fondare ogni ragionamento e considerazione. Fatta la debita tara su quelli che saranno i cosiddetti “ripescaggi”, dovuti a mancate iscrizioni o “fusioni” che siano, bisogna richiamare tutti ad un esercizio di onestà mentale che non può non passare dalla assoluta certezza che quello dichiarato finito non è stato un campionato che si può definire normale. Questa asserzione risulta addirittura pleonastica, alla luce di tutto quello che essa ha alle spalle, ripensando solo per un attimo alla scia di lutti e sofferenze che hanno segnato (e segneranno) per sempre la storia del nostro Paese.

Ci troviamo quindi (finalmente) a leggere le classifiche divise per ciascuna categoria. Esse proclamano le vincitrici e le perdenti (poche) e saranno destinate fatalmente a scatenare un fiume di critiche e probabili ricorsi, in alcuni casi già avviati. Non ci vogliamo qui cimentare in valutazioni di merito legate alle differenze di punti tra la prima e la seconda, piuttosto che ad arzigogolate congetture sugli effettivi meriti di chi salirà di categoria, ovvero sulla fortuna che ha baciato chi non conoscerà l’onta della retrocessione. Però e per cortesia, che tutti siano ben consci che con così tante partite da giocare e con decine di punti a disposizione, i verdetti emessi devono considerarsi “eccezionali” e in quanto tali catalogati.

Abbiamo già sentito e letto di società che sbandierano ai quattro venti queste vittorie, con le più disparate argomentazioni, dimenticando che forse ve ne sono altrettante che potrebbero avanzare ragionamenti altrettanto validi per rivendicare il diritto di poter di dire che se si fossero giocate le rimanenti partite in calendario (si sta parlando in qualche caso di oltre 30 punti ancora a disposizione), con molta probabilità le stesse classifiche sarebbero state ben differenti da quelle che oggi vengono sancite. Meglio allora invitare tutti ad una seria, umile e responsabile considerazione su tutto quello che ha determinato questa situazione ed evitare trionfalismi completamente fuori luogo… mettiamola via così!

Roberto Destro

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