In questo periodo di quarantena perenne nel quale siamo costretti a vivere, vedendo la nostra quotidianità e le nostre certezze stravolte da un nemico più forte di tutti noi, che sta decimando la popolazione mondiale, ogni persona si sta accorgendo di cosa sia davvero importante nella vita, la salute, e che nessuno è immune, dal politico allo sportivo, dalla persona giovane all’anziano. E’ così che nella Pasqua più particolare mai passata si è stagliata una notizia che sa proprio di rinascita.

Gianluca Vialli, campione della Sampdoria scudettata nell’anno dei gemelli del gol composto con Roberto Mancini e capitano dell’ultima Juventus Campione d’Europa nel 1996, ha sconfitto la malattia che lo affliggeva da tempo. Un cancro al pancreas, che per i più è una diagnosi quasi definitiva, ma non per Vialli. Un campione non solo in campo ma nella vita, che ha saputo affrontare questo nemico con la tenacia, la determinazione e la forza che lo contraddistingueva in campo.

E’ così che a 17 mesi di distanza dall’inizio della terapia chemioterapica, terminato a dicembre, il capo delegazione della Nazionale italiana di calcio, ha annunciato di aver sconfitto la malattia. Vialli in un intervista a la Repubblica ha detto di essere arrivato al punto decisivo della sfida contro la malattia raccontando come: “la malattia è un viaggio, un percorso di introspezione, un’opportunità; ne avrei fatto volentieri a meno, però è successo e allora cerco di metterla a frutto. Vorrei che la famosa frase ‘quello che conta è la salute’ diventasse davvero centrale. Vorrei che non accettassimo più nessun taglio alla sanità pubblica. La bellezza dello sport e del calcio, le emozioni e i ricordi ci aiuteranno a tornare a vivere pienamente. Sarà un esercizio di piacere e bellezza: sarà stupendo. E dovremo dare più spazio alla solidarietà: non recinti più alti, ma tavoli più lunghi”.

Alessandro Burin