Alle 15 chat live su Eleven Sports con Jolanda De Rienzo. In mattinata Sandro Turotti deve invece accontentarsi di due chiacchiere con il sottoscritto. Pratica a cui il DS della Pro Patria si sottopone con la consueta profondità di analisi. Il momento è catartico. La Serie C è (facciamo pure sarebbe) chiamata a tornare in campo. Il biellese la vede a modo suo: “Quanto successo ieri in Consiglio Federale? Ci sono diverse chiavi di lettura. Alcune che si possono dire, altre no”.

Beh, cominciamo dalle prime…
“Partiamo da un presupposto. Tutto quello che ho sentito in queste settimane ha sempre avuto una matrice politica. Non sempre connessa con la realtà. E’ stato deciso di trattare tutto l’universo professionistico allo stesso modo. A, B e C. Viste le premesse, era abbastanza inevitabile. Poi che sia anche corretto o fattibile, è tutto un altro paio di maniche”.

Questo quanto si può dire. Qualche indizio sull’indicibile? 
“Diciamo che è stata respinta in toto la linea dell’Assemblea di Lega Pro. Non credo che a Ghirelli abbia fatto piacere…”.                    

Vertice delegittimato? Esistono i presupposti per le dimissioni?
“Adesso non corriamo. Forse in queste ultime settimane c’è stata una sovraesposizione della Lega Pro. Penso ad esempio al tema della cassa integrazione. Un risultato che Ghirelli si è intestato. Sono state prese diverse posizioni forti. Può essere che qualcuno non abbia gradito. E che quello di ieri sia a tutti gli effetti un messaggio”.

Così facendo, Gravina ha però rimandato la palla nel campo della politica in senso stretto. Potrebbe essere il Ministro Spadafora il prossimo 28 maggio a chiudere definitivamente la Serie C?     
“La logica lo farebbe pensare. In questo momento esistono solo i protocolli della A per allenarsi. Neppure per giocare. E abbiamo visto quanto è costato scriverli. Oggi la Serie C non è minimamente nelle condizioni di poter ripartire”.  

Cosa pensa della teoria della cospirazione secondo cui la FIGC vorrebbe in qualche modo stressare la Serie C per riformarla scremando solo i club in grado di reggere l’urto della crisi?  
“E’ uno scenario che non posso escludere. Ma l’illazione sdogana un altro tema”.   

Quale?
“In questi ultimi anni la Serie C ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. E’ una categoria che fatica a produrre profitti. Si regge in gran parte sul mecenatismo delle proprietà. Nel caso della Pro Patria non faccio fatica a dire che la D dava maggiori possibilità di ricavi. Non sembri un paradosso. Basterebbe guardare il botteghino e i costi derivanti dal professionismo. Fossi il Padova (tanto per fare solo un esempio), non avrei difficoltà a rapportarmi con una dimensione maggiore. Per realtà come la nostra, è totalmente diverso. La Serie C va ripensata. Detto questo, l’Assemblea di Lega ha sempre appoggiato senza tentennamenti la politica del vertice. Quindi, nel caso, tutti dobbiamo assumerci la nostra quota di responsabilità”.        

Proviamo ad immaginare che il Governo avalli le determinazioni della FIGC e che la Serie C debba riprendere. Cosa accadrebbe? 
“A quel punto credo che il primo passo lo faranno i medici sociali. Se passa la linea di tornare in campo il 90, forse anche il 95% di loro non potrà che dare le dimissioni. Dovrebbero essere impiegati a tempo pieno. Cosa possibile in A, non certo in C. Con responsabilità giuridiche e sanitarie enormi. Vedo che anche i club della massima serie hanno difficoltà a reperire i tamponi. Figuriamoci noi”.   

Alcuni club però (il Bari che ha votato contro la chiusura in Assemblea su tutti), sembrerebbero favorevoli all’ipotesi playoff. Solo tattica? 
“Abbiamo imprenditori che stanno spendendo molti soldi per adeguare le proprie aziende (dove producono profitti) alle nuove normative. Sarebbero disposti a farlo anche nel calcio di C dove i profitti non ci sono? Soprattutto, sarebbe giusto chiedere loro anche questo sacrificio? Domande con risposta più che scontata. Se poi vogliamo fare un’eccezione per i playoff, credo siano l’unica possibilità. Ma anche lì con evidenti problemi di fattibilità”.

Che idea si è fatto del Comitato 4.0, la piattaforma di collaborazione tra Lega Pro, Lega A di basket e le leghe maggiori di volley maschile e femminile?
“Mi piacciono le proposte concrete. Onestamente non sono in grado di dire se questa lo sia”.

Tra i tanti in scadenza al 30 giugno c’è anche Ivan Javorcic. Possiamo guardare oltre quella data?      
“Javorcic conosce la stima che abbiamo per lui e quanto lo consideriamo importante per il nostro progetto. E’ persino superfluo sottolinearlo. Non c’è certo bisogno di incontrarsi per ribadire queste cose. Ma prima di poter fare qualsiasi discorso, dobbiamo capire quando e come si chiuderà questa stagione. Soprattutto quali potranno essere i costi. E poi come sarà strutturata la prossima. Inevitabile di questi tempi dover fare di conto. Quando il quadro sarà più chiaro, allora potremo ragionare con la proprietà per i rinnovi e per il mercato. Andranno capite anche le intenzioni del mister. In questo momento è tutto bloccato. Davvero prematuro parlarne. Senza retorica”.    

Giovanni Castiglioni

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui