Olgiatese andata e ritorno: è questa la parabola di Luca Montecchio, difensore classe 2000 che quest’estate ha detto sì al Valle Olona, nato da poco dalla fusione di Olgiatese e Fagnano. Di fatto, dunque, un ritorno a casa per lui che se ne era andato da bambino per trasferirsi all’Inter.
Quali sono le tue prime sensazioni?
“Sono felicissimo e ringrazio il ds Carnelli e mister Amato per la fiducia che hanno riposto nei miei confronti e che io spero di ripagare. Sono cresciuto ad Olgiate, è un ambiente che conosco benissimo ed è bello tornarci dopo qualche anno. Il mio percorso calcistico è iniziato proprio lì quando avevo 5 anni e mio fratello Michael, che ha 5 anni in più di me, era nei Pulcini dell’Olgiatese. Ho cominciato in porta e torno da terzino”.
Che ricordi hai?
“Da milanista quale sono, il mio idolo era Dida e il primissimo anno ho giocato in porta. Mi piaceva tuffarmi e me la cavavo anche piuttosto bene. Poi, però, mi sono reso conto che tra i pali soffrivo troppo e che adoravo correre per il campo; ho deciso così di fare l’attaccante e ho vinto anche la classifica di capocannoniere. Durante un torneo a Mozzate sono stato notato da un osservatore dell’Inter e a 8 anni mi sono trasferito nel settore giovanile nerazzurro”.
Fino a 15 anni hai indossato la maglia dell’Inter. Quali sono le emozioni che conservi?
“Da attaccante e poi da centrocampista sono passato a difensore centrale e il mio punto di riferimento era Franco Baresi. Ho incontrato tanti ragazzi che adesso militano tra i professionisti quali Salvatore Esposito che è al Chievo, Davide Merola all’Empoli, Davide Bettella in prestito dall’Atalanta al Pescara, Fabrizio Caligara al Venezia e Nicola Rauti al Monza. Con i Giovanissimi Nazionali Under 15 abbiamo vinto lo scudetto imponendoci nella finale della Final Eight contro il Parma per 3-2 ai supplementari: un momento indimenticabile e un gruppo non solo di compagni ma anche di amici, una seconda famiglia. Quegli anni di Inter, nonostante i grandi sacrifici che ho fatto, mi hanno consentito di crescere e mi rimarranno sempre nel cuore”.
Dopo l’Inter, c’è un’altra realtà professionistica nella tua giovane carriera: il Novara.
“Sono stato due anni prima negli Allievi Regionali e poi in quelli Nazionali e ricordo che, durante una partita di un torneo contro l’Inter, sono subentrato ad un mio compagno e ho segnato alla mia ex squadra. E’ stata un’enorme soddisfazione. Dopo due stagioni in azzurro sono andato in prestito alla Pro Sesto in Serie D ma, per un problema di distanza e di passaggi che non sono riuscito ad avere, dopo soli sei mesi mi sono spostato nella Juniores Nazionale della Pro Patria. Lì, purtroppo, sono iniziati i miei problemi fisici”.
Di cosa si tratta?
“Sto combattendo contro la pubalgia da circa due anni. Dopo l’annata con la Castellanzese, ho deciso di smettere con il calcio a 11 proprio per questo problema e mi sono dedicato al calcetto. L’anno scorso, infatti, ho giocato nell’Academy Legnano in Serie C2, ma anche lì non sono riuscito ad essere continuo. Ora con il Valle Olona inizierò con calma e mi auguro di stare bene fisicamente e di tornare ai miei livelli. Pensare di smettere con il calcio mi mette il magone”.
Come ti descriveresti? Che tipo di giocatore sei?
“Da ragazzo nell’Inter facevo tanti gol perchè salivo sui calci da fermo e mi piaceva scambiare con i miei compagni e poi provare il tiro. Crescendo sono diventato più un giocatore che fa assist, che arriva sul fondo e mette cross in area di rigore. Mi piace spingere, sono piuttosto bravo con i piedi e sono un terzino moderno, direi. Il mio esempio è Alexander-Arnold del Liverpool”.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Mi piacerebbe ritrovare continuità e risolvere il problemi di pubalgia, innanzitutto. Qualche anno fa puntavo alla Serie A e a diventare qualcuno nel mondo del calcio, ora il mio sogno sarebbe la Serie C. Più realisticamente, vorrei migliorarmi ogni giorno e disputare un buon campionato con i miei nuovi compagni del Valle Olona”.
Laura Paganini