Gli oltre due mesi di stop forzato non hanno certo spento gli entusiasmi della Varesina, una tra le migliori realtà della provincia dal punto di vista del settore giovanile. Inevitabilmente, però, la lontananza dai campi si fa sentire fra tesserati e staff, ed è proprio il responsabile del settore giovanile Paolo Masini a sottolineare: “Non siamo certo abituati a stare a casa, per cui stiamo vivendo questa difficile situazione con insofferenza. Ovviamente ci rendiamo conto che i problemi più gravi sono altri e l’attività agonistica deve essere giustamente messa in secondo piano, ma speriamo davvero di ripartire al più presto”.

In vista di una futura ripartenza temete una ricaduta dal punto di vista economico?
“Non credo. La Varesina è una solida realtà e riuscirà ad uscire da questo momento a testa alta. Probabilmente non riusciremo ad organizzare i classici tornei estivi, ma questi eventi erano più mirati ad una crescita qualitativa dei ragazzi che a un ritorno economico”.

Questa politica si riflette anche sulla retribuzione dello staff?
“Assolutamente sì: alla Varesina l’aspetto economico non conta. In ogni caso abbiamo la fortuna di avere una proprietà molto attenta alle esigenze di ognuno e quanto spettava ad allenatori, collaboratori, preparatori e ogni altro membro dello staff è stato dato. Il nostro Presidente è un uomo di parola e quando promette qualcosa lo mantiene. In questi mesi, non potendo andare in campo per cause di forza maggiore, è stato giusto sospendere la retribuzione”.

Per quanto riguarda invece il rimborso delle quote versate dai tesserati previsto dal decreto Cura Italia?
“I nostri tesserati facevano due pagamenti, uno a inizio stagione e l’altro a metà. Forti della nostra trasparenza non ci tireremo assolutamente indietro, ci confronteremo con i genitori e troveremo l’accordo migliore per rimborsare le quote versate per il periodo in cui non si è svolta l’attività sportiva. In alcuni casi si potrebbe ragionare guardando alla prossima stagione, togliendo alla quota prevista la cifra da rimborsare, ma decideremo a seconda dei casi e delle esigenze di ognuno”.

Prima abbiamo parlato dei tornei estivi. Al di là dell’aspetto economico rappresentano una vetrina importante per i ragazzi; da questo punto di vista potrebbero esserci ricadute?
“Senza dubbio sarebbe un peccato non disputarli, anche perché invitavamo squadre professioniste, ma ormai siamo a maggio ed è difficile che la situazione migliori così in fretta. In ogni caso, pur perdendo un palcoscenico importante, il valore dei nostri ragazzi non verrà certo dimenticato. Ricordiamo infatti che la Varesina è un Centro di Formazione Inter, il cui direttore tecnico Andrea Millefanti è costantemente in contatto con noi: questo rapporto è iniziato due anni fa, è un motivo d’orgoglio, e garantisce ai nostri tesserati la possibilità di entrare a far parte dell’Inter. Inoltre poter lavorare con una società del genere ci permette di imparare tanto anche a livello organizzativo e i risultati si vedono”.

Non a caso il settore giovanile della Varesina è decisamente di livello, così come gli impianti; quale di questi due aspetti è più importante?
“Il fiore all’occhiello della società è l’impiantistica, cui si lega l’efficacia del settore giovanile: l’aspetto tecnico e la crescita dei ragazzi passa anche e soprattutto attraverso le strutture. Per questo motivo abbiamo approfittato di questi mesi per migliorare i nostri centri sportivi, realizzando un ulteriore campo a 9 in sintetico. Annoveriamo oltre 600 tesserati, per cui è ovvio che dobbiamo garantire loro strutture efficienti ed efficaci anche a livello di spazio; il nostro obiettivo è quello di crescere ancora”.

Visti gli ottimi risultati che le vostre giovanili stavano ottenendo immagino ci sia molta amarezza; ma in ogni caso qual è il bilancio tratto da questa stagione?
“Il bilancio per il settore agonistico è assolutamente positivo. Abbiamo presentato due matricole ai campionati Élite che si sono difese egregiamente e in ogni situazione, con ogni squadra, abbiamo mantenuto le attese. Ma ciò che vogliamo davvero evidenziare è il comparto che sta dietro, ovvero la filiera legata all’Accademia Varesina e alla Vedanese: sono state create due anni fa e da allora stanno raccogliendo risultati importanti. Quest’anno, ad esempio, gli U15 stavano dominando il campionato per cui il rammarico c’è, ma al tempo stesso tutto quello che abbiamo fatto resta, e costituirà un importante starting point per il futuro”.

A proposito di futuro, come si può strutturare la prossima stagione? E, soprattutto, in un clima così incerto quali sono le prospettive?
“È veramente difficile dare una risposta perché sono tanti i punti interrogativi. Come prima cosa speriamo ovviamente che questo virus sparisca per il bene delle persone, dell’economia, del calcio e di tutto quanto ne consegue. Guardando a noi, quello che ci auguriamo è di avere al più presto protocolli ben chiari perché gli sport di contatto sono i più penalizzati, e l’incertezza non fa che peggiorare il tutto. Dopo la confusione iniziale si cominciano a vedere segnali positivi, per cui non possiamo fare altro che aspettare e sperare. Noi facciamo calcio, ma lo facciamo con dei ragazzi che devono essere tutelati; per questo la Varesina si affiderà alle norme che verranno date”.

Matteo Carraro

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