Il varesino Matteo Bonaccorsi a luglio ha lasciato la sua Varese per trasferirsi a Bruxelles dove lavora nel Parlamento Europeo come assistente parlamentare. Ha 26 anni, compiuti proprio qualche giorno fa nella più totale solitudine. Da tempo oramai non si muove da casa per l’emergenza Coronavirus e ci racconta la situazione in Belgio.
Qual è il tuo stato d’animo?
“Al momento sono abbastanza tranquillo, sto chiuso in casa e non vedo nessuno. Lavoro in teleworking, mi alzo tardi perché vado a letto tardi. Mi fanno compagnia amici e famiglia… rigorosamente in videochiamata”.
Com’è la situazione in Belgio?
“La gente non si è ancora resa conto dell’emergenza. Qui è ancora possibile svolgere attività fisica all’aperto e senza obbligo di essere da soli. Gli stessi membri della famiglia possono farla insieme, questo nella pratica purtroppo si traduce in parchi pieni e lezioni di gruppo. E non va bene. Le persone sono molto tranquille, non li vedo consapevoli della portata della cosa sebbene nelle Fiandre si sia registrata la vittima più piccola di Covid-19, una bambina di 12 anni”.
Le notizie che ti arrivano dall’Italia ti fanno vedere le cose diversamente secondo te?
“Indubbiamente io ho un’altra ottica. Infatti sto rispettando più le prescrizioni italiane che non quelle belghe”.
Da quando non torni a casa?
“Da fine gennaio e la cosa più brutta è non sapere quando ci potrò tornare”.
In tanti hanno lasciato le città dove lavorano per tornare a casa, tu ci hai pensato?
“Posso capire il bisogno di tornare per stare vicino alla famiglia nel caso in cui succeda qualcosa. Stare lontano da chi si ama non è facile in queste situazioni, ma tornando, tra aeroporti e mezzi avrei solo rischiato di essere contagiato e a mia volta di contagiare i miei. Era un rischio assurdo”.
Come ti trovi a Bruxelles?
“Molto bene, è una città giovane che offre tante opportunità. Il contratto dura cinque anni, ho iniziato questo lavoro nel 2008 in Regione. È un grande passo, una crescita professionale non indifferente. Si parla inglese, ma anche francesce”.
Come è stato il distacco da casa?
“L’ho vissuto benissimo, mi sono adattato senza problemi. All’inizio avevo l’incognita perché andavo in una città dove non ero mai stato, ho trovato casa e mi sono adattato facilmente”.
Governo e Regione Lombardia si sono mossi come dovevano secondo te?
“La nostra regione ha avuto un atteggiamento più restrittivo, più giusto. Le decisioni governative le ho viste un po’ confusionarie. La Lombardia, invece, non si è mossa alla rinfusa”.
L’emergenza sanitaria come ha cambiato i pani di lavoro del Parlamento Europeo?
“Ha un po’ stravolto, ma devo dire sino ad un certo punto. La cosa che restano in cima alla lista sono ancora le priorità economiche, non gli stati che stanno soffrendo. Solo piccoli segnali in confronto al danno economico al quale stiamo andando incontro”.
Elisa Cascioli