Sono passate sei settimane (come vola il tempo…) da quando abbiamo incontrato virtualmente Chiara, partita da Varese i primi di gennaio per trascorrere un periodo di studio di 5 mesi alla National University of Singapore e la sua School of Design and Enviroment, division of industrial Design. Allora ci raccontava di una città nel pieno dell’emergenza Covid, con il non invidiabile secondo posto (dopo la Cina) per casi di infezione. Ci raccontava della sua giusta attenzione e apprensione per quel mostro invisibile e sconosciuto che aveva travolto e stravolto i suoi sogni di vivere quella serena esperienza che il Politecnico le aveva messo a disposizione, attraverso i suoi programmi di scambio con i più importanti atenei del mondo. Chiara utilizzava già costantemente le mascherine (inviate dall’Italia… quando ancora si trovavano) e sentiva dai parenti lasciati a Varese l’apprensione di chi la pensava a 12.000 chilometri di distanza, sotto il tiro di quel nemico che subdolamente ti attacca, utilizzando a volte anche le persone a te più care. Dopo 50 giorni la situazione si è capovolta e l’Italia si è trovata a salire rapidamente quel triste podio che la vede ora ai primissimi posti.

Chiara, cosa è cambiato a Singapore, come vivi ora?
“I casi di infezione sono aumentati negli ultimi tempi e sono da imputare alle persone che dall’esterno arrivano a Singapore e non da trasmissioni all’interno della città-stato. Il Governo pone così in maniera automatica in quarantena tutti coloro che superano il confine. Sembrerà paradossale ma quando il Covid qui ci aveva portato al secondo posto nella nefasta graduatoria mondiale (dopo la Cina), non si viveva con la stessa apprensione di oggi che è legata alla consapevolezza di essere in una situazione non più circoscritta ma di dimensione ormai planetaria! Giusto in queste ore si stanno riproponendo quelle disposizioni di chiusura dei locali pubblici del mese di febbraio. Anche la stessa Università ci ha mandato delle precise indicazioni relative alla permanenza nelle nostre stanze del campus e di uscire solo per le assolute necessità.”.

Avevi fatto anche un viaggio in Vietnam?
“Si è così, con alcuni compagni di Università abbiamo deciso di fare questo viaggio di una decina di giorni. E’ stata un’esperienza molto bella, abbiamo visitato Ho Chi Minh, Da Nang, Hanoi con la vicina e stupenda Halong Bay, patrimonio dell’Unesco (foto), uno dei più affascinanti paesaggi che abbia mai visto. In quei luoghi, sto parlando di circa un mese fa, non ho riscontrato una particolare attenzione verso il diffondersi del virus che evidentemente non aveva ancora raggiunto un grado di criticità elevato, cosa che oggi è invece molto attuale e fonte di grande preoccupazione”.

I tuoi compagni di corso sono rientrati nei loro paesi?
“Premetto che i miei compagni di corso sono ed erano prevalentemente provenienti da Paesi extra Europei, per la maggior parte canadesi della regione di Vancouver e Toronto. Con essi ho instaurato un rapporto di stima e amicizia che spero vivamente di poter coltivare in futuro. Ora sono tutti rientrati nelle rispettive Nazioni, “invitati” dalle rispettive Università di provenienza che hanno contribuito alle spese del viaggio di ritorno anticipato. Per questo motivo ora gli studenti stranieri rimasti sono prevalentemente europei. Per quanto riguarda noi italiani, ci siamo uniti in una chat che si relaziona con l’Ambasciata italiana. Praticamente tutti conveniamo che per ora sia più opportuno rimanere qui, vista la drammatica situazione che purtroppo si sta vivendo in Italia. Non nego che vivo una situazione molto particolare che mi vede da una parte avere il desiderio di stare con la mia famiglia in un momento così delicato ma dall’altro pensare sia razionalmente più opportuno rimanervi lontano… Tutto ciò è ora comunque legato all’effettivo sviluppo che avrà la situazione.”.

Quando hai programmato il ritorno?
“Il mio corso universitario finirà alla metà di aprile. Nelle mie previsioni vi era la permanenza di un altro mese a Singapore, il che mi avrebbe permesso di visitare altri paesi e luoghi del sud est asiatico che tanto speravo di vedere, cosa per la quale avevo fatto tanti sacrifici in termini di risparmio. Purtroppo tutte le mie speranze sono andate perdute! Avrei prenotato il volo di ritorno per il 24 di aprile; sto monitorando la situazione per capire quando effettivamente si potrà volare “verso” l’Italia; il condizionale è purtroppo d’obbligo, l’unica certezza è la quarantena che mi aspetterà quando metterò piede a Varese.”.

Ambrogio Baj