La stagione calcistica si è interrotta in un modo che nessuno avrebbe mai immaginato e, nell’incertezza del futuro, non si può far altro che convivere con la difficile situazione attuale. E questa è anche l’opinione di Marco Murano, che con il suo VerbanoU15 stava vivendo una stagione perfetta fatta di sole vittorie: “Quello che stiamo attraversando è un momento davvero brutto. Da amante del calcio sto soffrendo in una maniera incredibile: dover star lontano dai miei ragazzi mi spezza il cuore perché mi manca la mia quotidianità con loro. Ma è chiaro che in questo momento il calcio deve passare in secondo piano perché prima di tutto deve esserci il rispetto per chi, come i medici, sta cercando di combattere il virus; noi tutti dovremmo inchinarci e dire grazie. Invece per alcuni veri e propri ignoranti è facile parlare, ho sentito dire cose assurde come: «Eh ma tanto colpisce solo gli anziani!»; questa superficialità mi lascia scioccato dato che è proprio grazie ai nostri nonni che siamo qui, sono loro ad averci insegnato a stare al mondo. Personalmente sono molto provato da tutto ciò perché mi metto costantemente nei panni di chi lotta e di chi sta soffrendo: questo virus sta generando altri problemi e spero che l’Italia possa ripartire in fretta, ma prima di pensare a questo ognuno dovrebbe pensare alla salute propria e dei suoi cari”.
Sei in contatto con i tuoi ragazzi?
“Sono sempre in contatto con loro perché come ho detto senza i miei ragazzi sarei un uomo perso; li sento anche solo per sapere come stanno o per farci due risate tutti insieme. È importante ricordare che oltre al rapporto calcistico si è soprattutto creato in questi tre anni un meraviglioso rapporto umano: sono dei ragazzi speciali e chiunque li allenerà un domani si dovrà ritenere fortunato”.
Come vivono questa situazione?
“Continuano a chiedermi quando potremo ripartire. Io non sono esperto da questo punto di vista per cui non posso illuderli azzardando sentenze: dobbiamo semplicemente affidarci agli organi competenti. Io sono il primo a voler riprendere, ma solo se ci saranno le condizioni adatte perché non vorrei mai che capitasse qualcosa ai miei ragazzi. In ogni caso ci carichiamo l’un l’altro cercando di farci forza a vicenda anche se siamo tutti consapevoli, loro in primis dato che sono estremamente intelligenti, che sarà difficile uscirne presto”.
C’è stato qualche contagiato tra le vostre file?
“Fortunatamente no, e questa è la cosa principale. Loro sono la mia seconda famiglia e solo il fatto di sapere che tutti, famiglie comprese, stanno bene mi fa tirare un piccolo sospiro di sollievo”.
Il Verbano è stata la prima società di Eccellenza a fermarsi. A livello giovanile come vi siete mossi non appena avuto il sentore di quanto stava succedendo?
“Il patron Barbarito è stato uno dei primi presidenti a prendere in mano la situazione facendo chiudere tutto, e solo da questo si capisce quanto tenga alla società. Nel momento in cui c’era stata un po’ di confusione in merito alla questione allenamenti noi ci eravamo organizzati per trovarci in un campetto di paese, ovviamente rispettando il fatto di non poter usare gli spogliatoi, per allenarci ma soprattutto per stare insieme. Poi dal momento della chiusura totale ognuno è rimasto giustamente a casa e mi fa piacere vede che se ne inventano di tutte per tenersi in forma: qualcuno ha addirittura creato un percorso a ostacoli per allenarsi. È un bel modo per tenersi occupati nella speranza che arrivi una bella notizia sul futuro”.
A tuo giudizio come è stata gestita la situazione dagli organi competenti?
“Fermare tutto era l’unica soluzione possibile dato che andare avanti sarebbe stata una follia pura. A livello dilettantistico la decisione è stata presa al momento giusto, mentre a livello professionistico credo che si sarebbe dovuto intervenire prima. Poi io sono l’ultima persona a dover parlare perché non spetta a me decidere e rispetto le scelte, giuste o sbagliate, fatte da coloro che hanno competenze in materia. L’unica pecca è che adesso c’è poca chiarezza: una decisione definitiva, per quanto dolorosa, sarebbe forse più efficace: o annullare tutto subito oppure decidere un giorno, tra qualche settimana magari, in cui la Federazione si ritrova per decidere una volta per tutte”.
Quale sarà secondo te la decisione finale sul campionato?
“Onestamente non saprei proprio rispondere. Di certo bisogna tutelare la salute di chi scende in campo, ma a parte questo non saprei davvero trovare una soluzione. Magari si potrebbe tenere un piccolo spiraglio e decidere verso metà maggio per fare un mese tirato e chiudere i campionati; è più che altro un sogno, ovvio, ma è bello sognare. Preferisco aspettare un mese in più e ripartire poi definitivamente in totale sicurezza soprattutto per i ragazzi, dato che hanno ancora tutta la carriera davanti”.
Pensando in maniera ottimistica quali sono le tue aspettative per un’eventuale ripresa?
“Noi amanti del calcio siamo qui ad aspettare una buona notizia, ma come ho detto prima in questa situazione tutto passa in secondo piano rispetto alla salute. Dal punto di vista della stagione è ovvio che speriamo di poterla continuare: eravamo primi, imbattuti e avevamo già ricevuto l’invito per un torneo a Cesenatico cui avrebbero partecipato anche squadre molto forti. Il fatto che sia stato rinviato, e non annullato, ci dà speranza nonostante sappiamo che molto probabilmente salterà tutto. In ogni caso mi auguro di ripartire non tanto per quello che avevamo fatto, ma proprio per il fatto di poter stare di nuovo insieme e tornare a vivere la nostra quotidianità. Qualora annullassero la stagione resterebbe il rammarico, ma avrei comunque la consapevolezza di poter ripetere con questi ragazzi fantastici quanto fatto quest’anno”.
Matteo Carraro