Poche ore fa è stata firmata dal Ministro Spadafora una Riforma dello Sport che, tra le varie novità, propone quella dell’eliminazione del vincolo sportivo, sostituito da un premio di formazione per le società. Entrando nel merito, dalla stagione 2022/2023 i giovani dilettanti saranno liberi artefici del proprio destino e potranno cambiare ogni anno maglia senza l’ok del club per il quale sono tesserati, a cui andrà il premio di formazione.
Attualmente, invece, prendendo ad esempio il calcio, il calciatore è legato alla società dal compimento dei 16 anni fino al compimento dei 25 anni e può svincolarsi solo con il consenso del club o per situazioni eccezionali come possono essere l’inattività o il trasferimento in un’altra regione. Dopo i 25 anni, il calciatore può chiedere autonomamente alla Federazione di essere svincolato d’ufficio ogni anno.

La riforma ha scatenato la reazione di molti dirigenti di calcio dilettantistico della nostra zona. Chi si trova decisamente in disaccordo con l’eliminazione del vincolo sportivo è Carmine Gorrasi, direttore generale della Solbiatese. “Non è pensabile di cancellare il vincolo sportivo senza il quale pochissime società potrebbero stare in piedi. Sono d’accordo nel rivederlo, magari portando la firma del primo cartellino a 18 anni e ridurre il vincolo dagli attuali 25 anni ai 21 o 22, ma toglierlo del tutto proprio no”.
Gorrasi pone l’accento sugli atleti: “Ho sentito dire che per i giovani calciatori questa sarebbe una vittoria, ma non è affatto vero. Così facendo, le società non investiranno più sui settori giovanili e sulla formazione dei giovani calciatori, ma si affideranno a tecnici anche non qualificati perché, in prospettiva, non converrebbe più investire in qualcosa sul quale poi non si avrà un effettivo ritorno. I club senza adeguati premi valorizzazione non sopravviveranno”.
Gorrasi e altri colleghi della nostra provincia faranno di tutto per andare a fondo della questione e provare a modificarla: “Stasera abbiamo una riunione online tra società e sicuramente ne parleremo. Domani sera, inoltre, ci incontreremo online con il presidente del Comitato di Varese e faremo presente anche a lui il nostro parere contrario. Ora non è il momento di parlare di possibili format per quando si ricominceranno i campionati o di altro, c’è bisogno di discutere di cose più importanti e immediate come questa situazione legata al vincolo sportivo. Come società varesotte ci metteremo assieme, faremo una protesta formale e vorremo essere ascoltati. Proporrò di fare una sorta di FIGC Lombardia staccandoci da Roma così da decidere autonomamente le nostre questioni”.
Infine, Gorrasi conclude: “Ho letto la reazione del presidente della LND Sibilia, ma non basta, si è svegliato troppo tardi. Purtroppo chi ha proposto e firmato una riforma di questo genere non sa cosa sta facendo e mi auguro che tutto venga cestinato. Non si possono fare modifiche strutturali senza aver mai visto o parlato con dirigenti che si occupano di sport. Prima di fare cambiamenti ci si deve informare su come funziona il mondo dei dilettanti; mi sembra invece che non sappiano cosa fanno”.

E’ dello stesso parere anche il ds della Besnatese Paolo Pozzi: “Il vincolo sportivo era una fonte di sostentamento per le società sportive e se fosse davvero tolto sarebbe un dramma. Come faranno i club dilettantistici a stare in piedi se ogni anno rischiano di perdere i propri ragazzi sui quali hanno investito? Potrebbero solo alzare le rette e questo graverebbe sui genitori. Insomma, non varrebbe più la pena di investire sui giovani”.
Le ASD e SSD, inoltre, dovranno considerare i loro atleti dilettanti come lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS con aggravio di costi e incombenze di versamenti, registrazione, ecc.: “Questa è un’altra mazzata per i club e non ha senso nemmeno per i calciatori perchè chi davvero prenderebbe una pensione a fine carriera? Se oltre al rimborso dobbiamo pagare i contributi è un danno non da poco. Invece di incentivare le aziende che fanno sponsorizzazioni nel mondo del calcio dilettanti, di sgravarci di quale tassa e di promuovere i volontari che sono sempre stati la base dei dilettanti e che ora sono sempre meno, si pensa ad altre cose che faranno morire il calcio dilettanti. Posso capire una rivisitazione dell’attuale vincolo sportivo, ma non l’abolizione”.

Claudio Colombo, ds del Cas Sacconago, vuole vederci chiaro: “I cambiamenti di solito fanno un po’ paura ma non mi piace essere contrario alle novità per principio. Voglio capire bene il tutto prima di giudicare questa riforma, ma sicuramente il mio parere sarà condizionato in base a quanto ammonteranno i premi di formazione che saranno dati alle società. I club vivono e investono sul settore giovanile e se ogni anno un ragazzo può decidere di cambiare squadra questo mette in forte difficoltà la società. No so, dunque, se varrà davvero la pena di investire nei settori giovanili e anche nei tecnici. Inoltre, ci vorrà qualcuno che gestisca la contabilità e la parte relativa ai contributi, ma chi è a capo di tutto ciò dovrebbe capire che molte realtà dilettantistiche sono più vicine all’oratorio piuttosto che al professionismo. Se chi fa le regole non sa come funzionano davvero le società è dura”.

Del parere diametralmente opposto è Vincenzo Rinaldi dell’Olimpia: “Finalmente! Trovo giustissima l’abolizione del vincolo sportivo perchè è corretto che un ragazzo possa decidere autonomamente ogni anno dove andare giocare. Noi siamo una società di confine e guardo con piacere l’esempio della Svizzera dove non esiste questo vincolo: ogni stagione si può cambiare e se un atleta si trova bene non è detto che non possa rimanere per più anni. Non è giusto che le società stiano in piedi grazie alle vendite dei ragazzini”.

Laura Paganini

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