La fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo, e il caso della Virtus Bisuschio è significativo. Il motivo è presto detto. A colpi di decreti e ordinanze, Stato e Regione Lombardia hanno assestato dure stoccate verso il mondo sportivo dilettantistico. Il blocco delle attività agonistiche di contatto grava su diversi campionati, tra i quali la Terza Categoria per la FIGC e quelli affiliati a CSI, UISP e US ACLI. Caso vuole che la società bisuschiese annoveri ben sette squadre, in tre sport differenti, proprio nelle federazioni appena elencate. Morale della favola: la Virtus si trova ferma al palo.
In una delle sue numerose opere, il filosofo Arthur Schopenhauer scrisse questa frase: “Il destino mescola le carte e noi giochiamo”. Questa volta però il fato ha mischiato male, riservando una mano impossibile da giocare per Andrea Brazzale, calciatore e dirigente dei gialloblu: “Di fronte a una situazione di questo tipo, ha poco senso tornare ad allenarsi”.

Come avete reagito a questo nuovo stop? E come vi muoverete adesso?
“C’è delusione, abbiamo fatto davvero tanti sforzi per affrontare questa emergenza. Oltre alla spesa economica, qui c’è stato un importante dispendio di tempo da parte nostra. All’interno della società siamo tutti volontari e dedichiamo una buona parte del tempo libero alla squadra. In settimana ci riuniremo con la dirigenza al completo e valuteremo il da farsi. Cercheremo di capire se varrà la pena tornare in campo per gli allenamenti individuali”. 

Avete sette squadre suddivise tra calcio, basket e pallavolo, ma nessuna di queste può momentaneamente giocare.
“Lo sconforto è proprio questo: essersi impegnati in tre sport contemporaneamente e vedere tutto bloccato. Ci siamo costruiti una reputazione attraverso il calcio, perché oltre alla prima squadra in Terza Categoria, abbiamo mantenuto anche le due selezioni che da anni giocano nel CSI. Ultimamente abbiamo voluto aprirci alla pallacanestro, portando due quintetti al campionato UISP che avevano iniziato positivamente. L’ultima novità è rappresentata dalla squadra di pallavolo mista, affiliata al campionato US ACLI, ma non ha neanche avuto il tempo di incominciare il suo percorso. Gli atleti e le persone che ci seguono hanno capito lo spirito che c’è nel piccolo universo della Virtus, eppure non abbiamo modo di esprimerci”.

In virtù delle direttive provenienti da Stato e Regione, voi rappresentate la categoria più penalizzata. 
“È così. Si sta togliendo la possibilità di fare sport alle categorie che hanno meno visibilità, ma in realtà sono le più importanti. Le società che militano nei campionati dilettantistici e amatoriali sono composte da persone normali, che hanno l’intento di praticare attività sportiva di squadra e di promuoverla a giovani e adulti. Non possiamo fare altro che rispettare le ordinanze regionali e nazionali senza polemiche, ma è naturale che rimangano dubbi e incertezze. Potremmo anche decidere di riprendere gli allenamenti, cercando di rimanere distanziati almeno due metri l’uno dall’altro, ma che senso avrebbe? Sport come calcio, basket e pallavolo prevedono inevitabilmente il contatto fisico. Sarebbe stato più logico stare fermi del tutto, piuttosto che dare il contentino rappresentato dagli allenamenti individuali”.

Una sosta prolungata quali problematiche vi porterebbe?
“Premesso che secondo me rimarremo fermi almeno fino a febbraio, le spese sono e saranno la preoccupazione maggiore. Con i nostri sponsor abbiamo un ottimo rapporto, ma anche loro affrontano le problematiche economiche legate al Covid. Capiamo molto bene la loro situazione, in fondo siamo tutti nella stessa barca. Perché non esistono incentivi per favorire le sponsorizzazioni nello sport dilettantistico e amatoriale? Attraverso degli sgravi fiscali mirati, ad esempio, sarebbe più facile per tutti investire nelle società locali”.

Passiamo a un argomento più leggero. Nei giorni scorsi avete partecipato al concorso indetto dalla nota pagina social “Calciatori Brutti”. Di cosa si è trattato?
“I ragazzi di ‘Calciatori Brutti’ si sono sempre mostrati vicini a tutto ciò che sta al di sotto del calcio professionistico. Tant’è che hanno offerto la possibilità di seguire, per tutta la durata della stagione in corso, una squadra dilettantistica scelta tramite concorso. Loro avrebbero offerto la possibilità di trasmettere live i match in casa e trasferta, accompagnando la società prescelta attraverso interviste e risonanza mediatica sui canali social. Insomma, un’offerta niente male”.

E come avete cercato di farvi notare?
“In primis, abbiamo raccontato la nostra storia nella maniera più simpatica possibile e svelando anche qualche retroscena. Per accendere ancora di più la loro curiosità abbiamo voluto mostrare le condizioni della nostra panchina al campo di Bisuschio. Lo scorso febbraio il vento l’ha sradicata e distrutta, perciò noi ci siamo attrezzati per rifarla. Con alcune semplici panche e un telone ben aggrappato al terreno e alla recinzione, abbiamo ricavato il nostro riparo artigianale ma funzionale”. 

Com’è andata a finire la vicenda?
“Abbiamo riscosso un certo successo, tanto da arrivare tra i finalisti. La scelta finale però è ricaduta su una squadra siciliana che milita in Seconda Categoria. Peccato, ma siamo comunque molto contenti di averci provato. Ci siamo divertiti all’idea di avere le telecamere fisse su di noi”.

Dario Primerano

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