E’ stato scelto per essere il condottiero del nuovo ciclo triennale della Pallacanestro Varese ed oggi ha il difficile compito di tirare fuori da un brutto momento la squadra, ultima in campionato. Coach Adriano Vertemati si racconta a tutto tondo, facendo un salto nel passato che lo ha formato come allenatore e soffermandosi anche sul presente.

Perché il giovane Adriano Vertemati sceglie di allenare?
“Perché mi sono reso conto a 21 anni di non poter sfondare a livello professionistico come giocatore di basket. Poi da quando avevo 17 anni, con le prime volte in panchina da vice allenatore, avevo vissuto delle belle esperienze ed ho capito che quella poteva essere la mia strada. In più a questo aggiungo che il mio percorso di studi, ossia Scienze Motorie, mi ha spinto sempre più a trovare la via giusta per fare questo lavoro”.

Tra le esperienze da lei vissute in panchina, una delle più importanti è stata quella con coach Repesa a Treviso.
“E’ stata molto complicata ed importante. Venivo dalle giovanili e ho vissuto la prima squadra con una figura molto forte come Repesa in un’annata che poi ci ha portato a vincere lo scudetto. Lo considero un grande maestro di basket, capace di trasmettere la sua impronta a livello di metodologia di lavoro. Mi ha lasciato degli insegnamenti che mi porto ancora tutt’oggi con me”.

Fatto lo step a Treviso, arriva la grande storia d’amore con Treviglio. Come riassumerebbe quell’esperienza in poche parole?
“Per me Treviglio è stato qualcosa di unico. Tornavo a fare il capo allenatore dopo aver allenato Monza. Ci siamo tolti delle bellissime soddisfazioni e la cosa che più mi rimane di quegli anni è senza dubbio la collaborazione e l’intesa che si era sviluppata con tutto l’ambiente. Nonostante io arrivassi in una città nuova e sconosciuta per me, il veder rinnovare un matrimonio per così tanto tempo, in un contesto come quello sportivo, è qualcosa che mi ha lasciato sicuramente tanta gratificazione. Abbiamo fatto crescere molti ragazzi e costruito uno status di squadra importante”.

Altro step, prima di arrivare a Varese, è stato quello da vice allenatore al Bayern Monaco con coach Trinchieri.
“Dell’esperienza al Bayern conservo il rapporto umano con tutte le persone con cui ho lavorato. Da Andrea, alla società, ai ragazzi, tutti, in un modo o nell’altro, mi hanno lasciato qualcosa e vedere che ancora oggi c’è un rapporto forte tra noi è la cosa più bella. A livello cestistico è stata un’avventura importante, ma il valore umano di quell’annata è insostituibile”.

Arriva la chiamata di Varese, cosa la spinge ad accettare?
“Volevo dimostrare di poter valere come capo allenatore in A1, che era l’unica Lega che mi mancava. Ho scelto di accettare la proposta con Varese pur sapendo di non arrivare in una piazza come le altre, per un progetto difficile ed ambizioso ereditando una situazione contrattuale a livello di roster non semplice, senza troppi margini di manovra sul mercato”.

Lei arriva qui sotto chiaro imprinting di Andrea Conti. Quanto le sta pesando o le hanno pesato le sue dimissioni ed il fatto di non vivere assieme questo progetto triennale?
“E’ chiaro che la mia scelta sia stata influenzata in maniera importante dalla volontà di Andrea, ma poi c’è stato sicuramente l’avallo di Toto Bulgheroni e Luis Scola. Quando Conti ha dato le dimissioni ci sono un po’ rimasto perché ho visto concretizzarsi il non poter vivere assieme questo progetto che avevamo studiato. Sicuramente è stata una situazione che non mi ha agevolato, questo senza dubbio”.

Nel mercato estivo avete puntato forte su un giocatore come Trey Kell, che sarebbe dovuto essere il vero playmaker di questa squadra. Lei si aspettava magari qualcosa di più in fase di playmaking da lui o è soddisfatto da quanto sta facendo?
“Mi aspettavo esattamente quello che Trey sta facendo adesso. E’ un giocatore veramente forte che sta avendo la bravura di adattarsi alle esigenze della squadra in questo momento. Ora si alterna di più palla in mano con Keene, ma non è che il lavoro d’impostazione non lo fa più, anzi. Penso che giornata dopo giornata stia dimostrando sempre più il suo valore”.

Non posso non chiederle un commento su questi primi mesi di Alessandro Gentile a Varese, come li valuta?
“Venendo qui Alessandro ha fatto una scelta importante e posto una firma pesante sul contratto. Il suo è stato finora un marchio decisivo nelle tre vittorie che abbiamo ottenuto. In questi mesi penso che si sia ben comportato, nonostante a volte gli sia capitato di dover interpretare il ruolo del boia e dell’impiccato allo stesso tempo”.

Come si spiega i blackout che colpiscono la squadra durante le partite?
“Più che di blackout io parlo di parziali e controparziali. Esistono e come li facciamo noi li fanno gli avversari. La questione dell’approccio sbagliato alle partite è relativa, perché dal post Reggio Emilia i primi 5 minuti di ogni gara li abbiamo sempre vinti noi. A Sassari eravamo sopra di 10, siamo finiti a meno 6, poi siamo tornati a +5, sono situazioni di gioco che esistono. E’ chiaro che nel momento in cui si recupera la partita entra una componente psicologica che ad oggi non ci fa tenere le redini del risultato. Probabilmente in questo fa parte anche un po’ di mancanza di esperienza, però credo appunto che più che di aspetti tecnico-tattici ci si debba concentrare sull’aspetto psicologico per invertire il trend”.

Lei ha sottolineato come Varese sia una piazza diversa dalle altre. In un momento in cui le cose non vanno i tifosi stanno puntando il dito sul suo operato. Come sta vivendo questa situazione?
“E’ legittimo che i tifosi pensino e dicano ciò che vogliono. Detto questo, io non mi posso fermare al loro pensiero. Devo continuare a lavorare ogni giorno in palestra per cercare di fare il meglio, come io e la squadra stiamo facendo e dando poi risposte in primis al mio datore di lavoro. Non sono uno che sta a guardare troppo i social o gli articoli di giornale. In questo momento bisogna rimanere concentrati sul lavoro”.

Qual è il regalo di Natale più bello che vorrebbe per chiudere questo 2021?
“Senza dubbio vincere a Trento. Penso che dopo tutto ce lo meritiamo dopo le prove fornite con Napoli e Sassari. Sarebbe sicuramente un bel modo per rilanciarci ed approcciare al nuovo anno con tanto entusiasmo e convinzione”.

Alessandro Burin

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