Tra pochi giorni Alice Betto riuscirà a sfatare quella che per tanti anni è parsa una maledizione: partecipare ai Giochi Olimpici. La triatleta di Cavaria, infatti, avrebbe meritato di essere in gara già a Londra 2012 e Rio 2016 per le prestazioni offerte, ma è stata sempre costretta a dare forfait per infortuni che le hanno impedito di coronare questo sogno. Finalmente, all’età di 33 anni, avrà la possibilità di coronare questo sogno a cui potrebbe aggiungersi anche la ciliegina di una medaglia. L’atleta delle Fiamme Oro, infatti, è nel lotto delle pretendenti al podio avendo ottenuto il secondo posto nel Test Event corso sullo stesso percorso nel 2019. In bacheca vanta un bronzo europeo a Kitzbuehel 2017, uno alle World Series di Leeds dello stesso anno, un argento e un bronzo in World Cup, quattro terzi posti all’European Cup oltre a tre titoli italiani.

A 33 anni parteciperai alla tua prima Olimpiade, dopo che degli infortuni alla schiena e al tendine ti hanno precluso la partecipazione a Londra e Rio. Senti questa esperienza come un punto di arrivo oppure il bello comincia proprio adesso?
“Sì, questa sarebbe dovuta essere la mia terza esperienza ai Giochi ma non fa niente, ormai ho metabolizzato. Ora inizia a salire l’adrenalina perché è un anno che siamo in attesa, finalmente le sento vicine. Però di tensione ce n’è ancora poca, forse comincerò a sentirla quando arriverò là. L’attesa è stata davvero lunga perché è dal 2011 che sto preparando le Olimpiadi. Per me non sarà un punto di arrivo perché non la voglio vivere come la gara della vita attribuendo aspettative esagerate, altrimenti potrebbe essere controproducente”.

Come valuti il tuo stato di forma a pochi giorni dalla cerimonia d’apertura?
“Buono, ho ultimato la preparazione a Livigno dove ormai è qualche anno che mi rifugio per affinare la condizione. Sicuramente è impegnativo allenarsi in altura, però spesso ho avuto benefici quindi ne vale la pena. Voglio ringraziare in particolar modo Riccardo Ridolfi che, oltre ad essere un grande amico, mi sta supportando in quest’ultimo periodo”.

Cosa ti aspetti da questa esperienza?
“Nella mia testa c’è un obiettivo che non dirò mai per scaramanzia, anche perché il triathlon è uno sport di situazioni quindi può succedere qualsiasi cosa, sia in positivo sia in negativo. Dal punto di vista strategico l’ideale sarebbe stare sempre davanti, però bisogna essere realisti e leggere bene la gara dal punto di vista tattico. L’importante sarà interpretare al meglio tutto quello che succederà, pertanto bisogna essere sempre concentrati per cogliere ogni opportunità che si presenterà. In questo sport basta davvero poco per ritrovarsi molto avanti o molto indietro”.

Conosci già il percorso olimpico? Pensi che si adatti bene alle tue caratteristiche?
“Sì, lo conosco perché è lo stesso del Test Event del 2019. Quando arriveremo avremo l’occasione di rivederlo. È un percorso abbastanza pianeggiante ma molto tecnico, soprattutto nella frazione in bici, con molte curve quindi tanti rilanci. Secondo me la variabile che risulterà più determinante sarà il caldo”.

Foto Manolo Greco

Da ragazza hai praticato nuoto a livello agonistico e ti sei avvicinata al triathlon piuttosto tardi. Possiamo dire che è il nuoto la frazione dove ti senti più forte?
“Ho fatto nuoto a fino all’ultimo anno del liceo, poi ho smesso e per due anni non ho proprio praticato sport. Al terzo anno di università ho scoperto il triathlon, mi ci sono buttata un po’ per gioco e ho visto che i risultati arrivavano fin da subito. In realtà sono un’atleta di buon livello in tutte e tre le discipline. In teoria il nuoto dovrebbe essere il mio punto di forza ma è anche vero che in acque libere è completamente diverso rispetto alla piscina. Tendenzialmente riesco a stare tra le prime posizioni in questa frazione, però mi sento abbastanza completa essendo sono a mio agio sia sulla bici sia nella corsa. Diversamente ad altre atlete che hanno una frazione ottima e altre meno competitive”.

Sei laureata in Restauro all’Accademia delle Belle Arti di Brera e in altre occasioni hai dichiarato che le attività manuali, come anche la cucina, sono la tua valvola di sfogo per staccare la testa dallo sport. Riesci a distrarti anche così a ridosso di un’Olimpiade?
“Io ho sempre apprezzato tutto ciò che è manuale, sono passioni che cerco di coltivare nel tempo libero. Non è facile ma cerco di ritagliarmi i miei spazi all’interno della settimana, per me è fondamentale avere dei momenti di sfogo. A maggior ragione a ridosso delle Olimpiadi, quindi mi fisso apposta altri impegni perché credo sia controproducente pensare soltanto a una gara che arriverà dopo diversi giorni. Anche a Tokyo porterò qualcosa per distrarmi. Ho sempre con me album, libri e faccio anche l’uncinetto. Adoro anche cucinare piatti sani e di qualità, equilibrati ma che abbiano gusto. I miei cavalli di battaglia sono il pollo al curry col limone e i risotti”.

Alex Scotti

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