Non si ferma lo scontro tra istituzioni del basket e Governo centrale in merito al tema delle riaperture degli impianti sportivi, in procinto di passare ufficialmente dal 35% al 50% dopo la riunione del CTS dell’altro giorno giorno in cui è stato dato parere favorevole per un ulteriore ampliamento della percentuale rispetto alla capienza massima disponibile, in ossequio alle regole di utilizzo di Green Pass e mascherina nella struttura.
Una nuova misura che, se da un lato dà una volta di più un po’ di respiro alle società che vedono la possibilità di aumentare sempre di più gli introiti da botteghino, dall’altro lascia ancora molto insoddisfatti i massimi organi cestistici Lega e FIP, che non considerano ancora sufficiente la misura messa in atto, soprattutto rispetto a quanto deciso per i cinema e teatri, fissata all’80% della capienza.

La situazione continua ad essere di aspro confronto, in quanto più i giorni passano e più per le società diventa complicato poter impostare delle campagne abbonamenti che possano davvero riattivare tutto il motore economico legato alle riaperture, in un contesto in cui c’è anche da tenere sotto controllo il problema disaffezione, con i tifosi ormai abituati e più comodi a seguire le partite da casa piuttosto che dal vivo, con le limitazioni ed i costi del caso da sostenere.

Il protrarsi di questa fase di semi stallo viene messa una volta di più in luce dal Presidente di Lega Umberto Gandini, che, come si può leggere sul sito della Lega Basket, lancia l’ennesimo appello al Governo, sottolineando le enormi perdite di tutto il movimento in questo anno e mezzo, lontanissime dall’essere recuperate: “Da quando è stato deciso l’obbligo del Green Pass per entrare negli impianti sportivi noi chiediamo una apertura totale al 100% anche seguendo il messaggio del Governo che è stato chiaro in questo. Siamo prima arrivati ad una apertura del 35%, ora abbiamo questo parere del CTS che la porta al 50% ma io spero non sia vincolante per la politica che non può abdicare ai suoi compiti e deve ascoltare le voci, sempre più incisive, che spingono per una apertura maggiore.
L’interlocuzione con il Governo continua e noi siamo stati i primi a riconoscere che esistevano altre priorità, come ad esempio, la preoccupazione di ricadute sulla riapertura delle scuole con la necessaria verifica sui dati di diffusione del virus. Ora le scuole sono aperte da settimane, i dati continuano ad essere in discesa, il sistema vaccinale funziona e appare sempre più sicuro. Per questo, anche vedendo quanto accade in altri paesi, come la Francia e l’Olanda, continuiamo a chiedere una apertura maggiore, questo guardando anche alle evidenti differenze tra le percentuali di apertura proposte per teatri e cinema dove si è saliti sino a quasi una completa apertura.
Mi faccio una domanda provocatoria allora: si prevede che i teatri e le sale cinematografiche saranno aperte all’80% o addirittura al 100% ma in un palasport in cui si tiene un concerto come ci si comporta? 50% come per un evento sportivo o 80% come per un evento culturale? Sono cose che francamente ci lasciano perplessi. Questa situazione di emergenza sanitaria ha portato il nostro sport a perdere il 30% del fatturato, pari a 35-40 milioni di euro ed ha impedito in questa stagione ai club di aprire la campagna abbonamenti ma soprattutto trasmette al pubblico quella sensazione di pericolosità che porta gli appassionati a disertare i palazzetti”.

Alessandro Burin

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