Si è conclusa lunedì sera con una sconfitta per 108-84 a Brindisi la stagione della Openjobmetis Varese. Un’annata travagliata, fatta di mille peripezie incontrate nel cammino lungo la salvezza dagli uomini biancorossi e che, per tale motivo, rende ancora più prestigioso e prezioso il traguardo conquistato, tutt’altro che scontato anche solo a gennaio.
Un traguardo che deve essere punto di ripartenza e di continuità per l’immediato futuro, in una programmazione che appare quanto mai difficile e nebulosa in una società dove è scoppiato il caso main sponsor. La possibilità che Openjobmetis non dia più il nome alla squadra spaventa e tutti si auspicano che questa possa essere solo una manovra per dare una scossa ad un ambiente, riferendosi al lato economico, che necessità di nuovi capitali per dare un futuro migliore alla Pallacanestro Varese.

Di tutto questo ha parlato il GM biancorosso Andrea Conti che, tra le questioni di campo ed extra, fa un quadro della situazione e definisce i contorni di quella che potrà essere la Pallacanestro Varese del futuro. Partiamo da lunedì: come sta Beane che è uscito anticipatamente dal campo per infortunio?
“Beane ha avuto una distorsione alla caviglia, zoppicava però speriamo non sia nulla di grave”.

Ora la stagione è finita e le chiedo un commento su quello che è stato il rendimento della squadra.
“Dico che siamo usciti dal mare in tempesta grazie all’elevato spessore umano e morale di tutta la squadra. Non era facile, essere ultimi in classifica, passare un mese a casa con il covid con praticamente tutti i giocatori con sintomi, riprendere ad allenarsi sempre con il sorriso, cosa semplice soprattutto per noi che viviamo quotidianamente dall’interno lo spogliatoio. Mai come quest’anno abbiamo avuto delle grandi persone prima ancora che dei grandi giocatori. Sicuramente Scola e Douglas per la loro leadership e umiltà da campioni hanno dato una grossa mano. Il gruppo degli italiani è stato esemplare, ognuno con i propri pregi e difetti, però ci sono sempre stati. Sono parzialmente soddisfatto del risultato, perché ovviamente è arrivata solo la salvezza, ma non era affatto scontata anche solo tre mesi fa”.

Chi l’ha sorpresa di più e chi invece le lascia un po’ di amaro in bocca rispetto alle aspettative?
“In positivo sicuramente mi ha colpito la crescita di De Nicolao e la seconda parte di stagione di Ruzzier che ha dimostrato di essere un playmaker titolare. Sempre positivamente, mi ha colpito anche De Vico, seppur con un ruolo marginale nell’ultimo periodo che è stato esemplare per la professionalità e per l’attaccamento alla squadra, seppur messo ai margini delle rotazioni. Strautins anche, perché lo abbiamo messo a fare l’ala titolare e non era scontato potesse rendere. Diciamo che tutto il pacchetto italiani mi ha sorpreso in positivo. Sicuramente l’esempio più lampante è stato De Nicolao per la crescita esponenziale che ha avuto e oggi possiamo dire che può essere un giocatore da Serie A. Delusioni particolari non ne ho avute. Forse quella più cocente è stata firmare un giocatore e vedere che si è rotto il tendine d’Achille dopo 31 secondi di gioco. Potrei dire Andersson come delusione tecnica, ma lui è stata una scommessa persa perché in quel ruolo avevamo davvero pochi soldi da spendere”.

Quanto è possibile la riconferma di buona parte del gruppo il prossimo anno? Jones, nel caso in cui sia pronto ai controlli di giugno, sarà lui il primo acquisto della nuova Pallacanestro Varese?
“Innanzitutto la mia esperienza mi dice sempre di stare con i piedi per terra. Ad oggi purtroppo noi abbiamo il budget per tenere tanti giocatori e mi riferisco soprattutto agli stranieri. Avremo la fortuna di ripartire da un gruppo di italiani super e con ampi margini di crescita. Dal punto di vista degli stranieri, è molto complicato perché il mercato è talmente tanto vasto e non abbiamo le competizioni europee da offrire e questo ci fa partire da una situazione di svantaggio. Con budget limitato e senza coppe, siamo sempre costretti a mettere sul piatto altro. Poi ci sono i procuratori, ci sono i giocatori e non tutti colgono che Varese possa essere un’opportunità. L’esempio è Egbunu, sconosciuto, che abbiamo curato dal problema alle ginocchia e che oggi può essere un giocatore di un certo tipo. E’ chiaro che noi non possiamo partecipare ad aste per tenerlo, però magari lo facciamo crescere, lavorare individualmente come giocatore e come professionista e poi lanciarlo in palcoscenici anche più prestigiosi. In questo momento noi non ci possiamo permettere giocatori fatti e finiti ma giocatori da crescere e far sviluppare. Scola è stato un’occasione unica, Douglas era già pronto, ma non so quanto saremo nella condizione di prendere giocatori fatti e finiti”.

A questo si lega un discorso di programmazione nel quale fa breccia senza dubbio la questione Openjobmetis con il tweet di Rosario Rasizza che ha lasciato tutti sorpresi. Lei come valuta la situazione e cosa può dire a riguardo? Pensa sia stata solo una provocazione?
“Non lo so. Rosario è un imprenditore di alto profilo, quello che tocca con mano lo valorizza. Io cerco di leggere sempre le cose in maniera positiva, che penso sia il mio must nella vita. Secondo me Varese ha bisogno di altri persone e personaggi che si avvicinino alla pallacanestro. Questa è l’idea alla base della possibilità, nell’arco di qualche anno, di riportare Varese in una dimensione superiore, magari giocando anche una coppa europea. Secondo me Rosario ha voluto lanciare un po’ una provocazione anche per far capire che a Varese non può esserci solo il Consorzio, Orgoglio Varese, Openjobmetis e tutte le realtà che ci sostengono senza voler dimenticare nessuno, che mandano avanti con grandi difficoltà una realtà come la nostra a questo livello. Non si può più vivacchiare e soffrire tutti gli anni, non si può giocare sempre con il fuoco. La vedo come uno stimolo, però poi lo dirà lui”.

Quindi lei non vede un possibile addio di Openjobmetis?
“Non lo so, può anche essere legittimo che questo avvenga dopo tanti anni e io non lo biasimo. Io continuo a leggerlo come stimolo e come opportunità, poi ognuno lo interpreti come meglio crede”.

Da General Manager però le chiedo, nel caso in cui si prefigurasse la situazione peggiore, ovvero un passo indietro di Openjobmetis, cosa significherebbe per Pallacanestro Varese?
“Diventa una situazione complicata, stiamo parlando del main sponsor”.

Non c’è nessun altro sponsor dietro pronto a prendere il posto di Openjobmetis, motivo che avrebbe anche scatenato questa situazione? Perché è un’ipotesi che è si è ventilata…
“No assolutamente no, anzi, diventerà ancora più difficile trovare uno sponsor di questo livello. Il Consorzio è al 95% della società e della proprietà. Continua a buttare benzina nella macchina nonostante la crisi innestata dalla pandemia. Non possiamo sempre dire che le cose vanno bene. Avere più partner sarebbe importante, perdere il gruppo Openjobmetis non dico sarebbe una tragedia però sarebbe una cosa difficile da gestire soprattutto in fase di programmazione e d’iscrizione al campionato”.

Perché anche l’iscrizione al campionato sarebbe messa in dubbio?
“Questo non lo so, magari no perché riusciremmo ad attrarre altre persone, però ad oggi è imprescindibile il loro apporto”.

Le chiedo un ultima battuta riguardo gli ultimi sviluppi in tema Manuale delle Licenze e decisioni FIP, tutto riniviato al 2022-2023. Lei era stato profetico in questo, come valuta le decisioni prese dal Presidente Petrucci che ha addirittura definito patetico il tentavo di bloccare le retrocessioni?
“Secondo me il Presidente Federale ha dato un out-out, dicendo a tutte le realtà che bisogna prepararsi al 2022-2023 e chi vuole partecipare a questo gioco deve avere certi parametri e criteri. Dorse siamo in troppi ad oggi, questo è il mio pensiero personale. Quindi da ora si ha un anno per sistemarsi in vista di una prospettiva agonistica ancora più dura visto che si parla di due retrocessioni, quindi diventa tutto molto più complicato e difficile da gestire. Sicuramente sarà un’estate molto lunga”.

Alessandro Burin

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