Risorge dalle proprie ceneri l’Ardor e, col fuoco negli occhi, si ripresenta nella parte alta della classifica del Girone B di Terza Categoria. Il secondo posto, a pari merito con l’Angerese, è sinonimo di una squadra e di una società che vuole ritornare a splendere e far divertire i proprio tifosi.

Gli azzurri di Busto hanno dimostrato nelle ultime partite le loro qualità: grande concentrazione e voglia di imparare dai propri errori sono il combustibile di un gruppo affiatato che ha tanta voglia di migliorarsi. La filosofia che l’Ardor esprime è quella di conoscere sé stessi meglio del proprio avversario e di andare avanti tappa per tappa: non fare il passo più lungo della gamba e arrivare sani in fondo al campionato per cercare di salire in Seconda categoria.

Luca Franzini, capitano e figliol prodigo dell’Ardor, ha dato i suoi primi calci al pallone proprio nei campi di via Bergamo per poi fare il giro della provincia e tornare a casa, dove attualmente guida la Prima Squadra e allena la Scuola Calcio. C’è tanta voglia di giocare e di farlo con i proprio amici divertendosi, ma nella grande famiglia dell’Ardor non mancano le aspettative per ogni singola categoria. “È complicato – racconta Franzini – ma allenare e formare i bambini dà tanta soddisfazione. Lo sport è un mezzo per educarli e li aiuta a socializzare con i propri pari. Qui c’è un ottimo ambiente dove poter crescere nel migliore dei modi e lo stesso entusiasmo dei più piccoli si respira anche ‘tra i grandi’ in Terza Categoria. Crescere è importante, crescere vincendo è però più bello (ride, ndr)”.

L’Ardor divampa in questo fine campionato: seconda a pari punti con l’Angerese, ad una sola partita dalla fine del girone d’andata. Da capitano, cosa bisogna fare per continuare a puntare in alto?
“La concentrazione deve essere sempre alta. Le partite durano 90 minuti e non bisogna mai abbassare la guardia perché, con un campionato così corto, poche sconfitte possono minare una serie di buone prestazioni. Basta guardare l’esempio del Varano Borghi: ha avuto un inizio stagione con i fiocchi e poi ha perso 6 punti fondamentali per consolidare la sua posizione in vetta alla classifica, consentendo così alle inseguitrici di riaprire il campionato. La cosa più importante, secondo me, è non subire gol da azioni che partono da nostri errori: è fondamentale lavorare su sé stessi, individualmente e come squadra, per restare focalizzati sul presente. Siamo estremamente motivati e, all’interno del gruppo, della squadra e della dirigenza, c’è voglia di vincere. E sicuramente questo è un ottimo boost per il nostro morale”.

Morale che è frutto dei risultati delle ultime partite, è così?
“Esatto. Siamo un po’ partiti col freno a mano: dopo un inizio campionato positivo, ci siamo “arenati” e adesso stiamo cercando di ripartire mettendo tutta la nostra voglia di vincere al servizio della squadra. Ora che abbiamo risalito la classifica vogliamo restare in alto il più possibile e dare fondo alle nostre energie per poter approdare in categorie superiori. Viviamo nel momento? Forse, ma per raggiungere l’obiettivo finale bisogna passare prima per tanti piccoli obiettivi; ci si deve concentrare volta per volta sulla prossima partita perché solo così si ottengono grandi soddisfazioni dopo”.

L’Ardor è stata la tua prima squadra ma non l’unica; com’è stato giocare per altre squadre di Busto?
“Ho iniziato da piccolo all’Ardor e poi, quando sono entrato nel settore professionistico, sono passato alla Pro Patria. Da lì ho vissuto anche un’esperienza al Legnano, per poi fare tutta la trafila delle giovanili regionali alla Solbiatese; in seguito, sono approdato all’Arconatese e, infine, al Busto 81. In biancorosso ho giocato nell’Under19, riuscendo a vincere il campionato regionale. L’ambiente era estremamente concentrato sull’obiettivo di vincere il campionato: giocatori per farlo c’erano e la dirigenza aveva voglia di sviluppare un settore giovanile che seguisse la Prima Squadra. È stato bello imparare l’atteggiamento calcistico da giocatori di esperienza, come Samuele Moroni, aveva sempre un orecchio per tutti e in campo dimostrava la sua enorme personalità”.

Oltre che calciatore sei anche allenatore. Come ti trovi in questa doppia veste?
“Sì, alleno i 2014 ed è molto bello. Per quanto sia impegnativo, è una bella soddisfazione vedere i propri ragazzi giocare seguendo le tue indicazioni. Allenare mi fa rivivere le emozioni che provato quando ho iniziato a giocare a calcio; per me è un’esperienza stupenda e la società ci mette tanto impegno nell’educare anche noi allenatori su come si forma un bambino giocando a calcio. L’Ardor vuole educare con lo sport, mettersi accanto alle strutture educative del bambino per aiutarlo a far emergere le sue capacità individuali e sociali. All’interno della nostra società si respira un bel clima, siamo tutti una grande comunità di persone e vogliamo il bene dei nostri calciatori più piccoli. Anzi, ci tengo a ringraziare chi aiuta la società. Spesso sono i pensionati che dedicano il proprio tempo libero a mantenere i campi in buone condizioni o dando la possibilità ai tifosi di tutte le categorie di passare un buon terzo tempo al nostro bar. Come allenatore mi sento onorato di far parte di questo bel progetto e di allenare i futuri campioni che prenderanno il mio posto all’Ardor quando sarà il momento”.

Cosa serve per salire dalla Terza Categoria secondo te?
“Tanta concentrazione e pazienza. Per come è strutturato il campionato, ogni partita è una battaglia ma solo mantenendo la calma e la concentrazione possiamo vincere. Il nostro credo calcistico vuole la palla a terra con tanti passaggi, ma spesso i nostri avversari non ce lo permettono e quindi rischiamo di soffrire in alcuni frangenti del match. L’importante, comunque, è non commettere errori in fase difensiva e credere fino in fondo ad ogni pallone, perché anche le palle sporche possono trasformarsi in tre punti che pesano sulla classifica”.

L’ambizione dell’Ardor è evidente; qual è il tuo obiettivo?
“L’obiettivo di squadra è quello di puntare più in alto possibile. Vogliamo concludere bene contro l’Oratorio San Filippo il girone d’andata per poi cercare di fare una bella partenza nel girone di ritorno in modo da trovarci in un’ottima posizione nel finale di stagione. Personalmente spero di trasmettere sia la mia esperienza sia la mia passione nel mondo Ardor e mi auguro di arrivare più in alto possibile circondato dai miei amici in un ambiente sano e competitivo”.

Simone Canil

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