Tra le ultime a partire nel Girone A di Prima Categoria (insieme a Ispra, San Marco e, martedì 24, Jeraghese), lunedì 23 agosto sarà la volta dell’Arsaghese che comincerà la sua preparazione in vista del debutto in Coppa Lombardia previsto domenica 5 settembre contro il Cantello Belfortese.

I biancorossi saranno guidati da un Pierluigi Contaldo carico come non mai, desideroso di mettersi al lavoro e modellare il prima possibile l’Arsaghese a sua immagine e somiglianza. Teorico e pragmatico al tempo stesso, il tecnico ha usato parole forti e dirette fin dalla presentazione della squadra, dimostrando di avere le idee ben chiare sotto ogni punto di vista. A cominciare dalle amichevoli che, come da prassi per quanto lo riguarda, non ci saranno. “È una scelta che faccio da sempre – spiega Contaldo – perché ho fatto tesoro degli insegnamenti del Prof. Antonio Rovida di Teoria e Metodologia dell’Allenamento: se facessi fare 90’ di partita ad ogni allenamento la squadra sarebbe comunque pronta senza amichevoli. Io comincio la preparazione dalla logistica, spiegando cose particolari e molto lontane dal campo da calcio, ma che sono fondamentali per far assimilare ai giocatori ciò che voglio. In amichevole manderei in campo la squadra, senza ancora conoscerla a fondo, limitandomi a dare indicazioni; in allenamento, invece, posso interrompere il gioco, spiegare l’errore e come correggerlo, oppure anche solo inventare dal nulla una situazione di contropiede o di difesa. Tutte cose che in amichevole non potrei fare. Faremo dei test match nella pausa invernale, quando ormai sentirò la squadra totalmente mia”.

A tal proposito quali sono le tue sensazioni?
“Le sensazioni sono positive perché dopo due anni di blocco non vedo l’ora di ricominciare. Ho voglia di allenare, di iniziare una nuova stagione, di conoscere e scoprire giorno dopo giorno la mia squadra. Abbiamo perso dei “senatori” dall’anno scorso, ma grazie ad una buona campagna acquisti sono arrivati ragazzi che conoscevo e che volevo, giocatori magari reduci da stagioni poco brillanti che però hanno tutte le potenzialità per mettersi in luce, a patto che mi seguano. Inizieremo a tutti gli effetti da martedì, ma non avrò la rosa al completo prima del 28/29 agosto; c’è poco tempo a disposizione ma farò del mio meglio e confido di arrivare pronto al debutto. Quanto ci vorrà per sentire mia questa squadra? Almeno un mese e mezzo o due: voglio una squadra che non cerchi alibi, che non si lamenti, ma che abbia il coraggio di riconoscere i propri errori e di lavorare per sistemarli. Voglio dai miei calciatori il coraggio di essere uomini perché se non si lavora bene fuori dal campo tanto vale entrarci. Non sarà facile, anche perché in questi due mesi dovremo comunque vincere ogni partita che giocheremo”.

Alla presentazione hai tracciato le linee guida della tua Arsaghese: zero ipocrisie, zero alibi ma tanta onestà.
“Sono fatto così, sono un militare reduce dall’Afghanistan e la vita mi ha portato a capire tante cose. Non tollero l’ipocrisia, gli alibi sono inutili e se si sbaglia un tiro o un passaggio bisogna avere il coraggio di ammetterlo senza scaricare le responsabilità sugli altri. Io sono il primo a definirmi più scarso di tanti miei colleghi, ma ciò non significa che non possa vincere perché ho sempre fatto tesoro dei miei errori. L’Arsaghese è tecnicamente più forte del Gorla che portai in Promozione, eppure quando sono arrivato l’anno scorso dopo tre partite questa squadra era ultima. La maggior parte dei calciatori aveva scaricato la responsabilità su Marsich, ma on è così che funziona. Serve autocritica e disciplina”.

Sempre in merito alla presentazione, la frase più impattante è: “Qui ci sono polli che si credono aquile e aquile che si credono polli”. Vuoi spiegarcela?
“Sono appassionato di psicologia perché guidando squadre di militari devi imparare a farti coraggio e fare coraggio; tante volte piccole favolette rendono più dell’incitamento e il libro Messaggio per un’Aquila che si crede un Pollo mi è rimasto impresso fin dalla copertina: guardandola mi sono reso conto ci sono giocatori meravigliosi, bravi e forti che per qualche motivo si convincono di essere scarsi e, viceversa, calciatori che si credono fortissimi perché sì. Uno non è ciò che dice, ma ciò che fa e qui ad Arsago non è diverso: c’è chi si crede un pollo e chi si crede un’aquila. Il mio compito sarà dosare le parole per riequilibrare la situazione; solo allora si comincerà a lavorare seriamente come si deve perché è bello vivere di desideri, ma solo con il lavoro plasmiamo il nostro destino. Questa è la mia filosofia e purtroppo qualcuno non l’ha ancora capita: o ci si adegua o con me non c’è spazio”.

Viste le tue sensazioni positive, comunque, la possibilità di far bene c’è; esatto?
“Assolutamente sì, anche perché l’Arsaghese ha dalla sua delle strutture che altre realtà di Prima Categoria non anno. Molti calciatori, soprattutto quelli che vengono da periodi non esaltanti, hanno una grande opportunità: c’è un allenatore che conoscono a livello umano e calcistico e, soprattutto, una società che  fornisce il necessario per dare il meglio. Per lavorare bene, però, serve riequilibrare: a Gorla ci siamo allenati senza luci, senza campo, senza docce, ma eravamo una squadra equilibrata eppure la storia certifica il nostro successo. So che ci sarà un’enorme mole di lavoro, ma io non mi nascondo, sono fiducioso, e mi assumerò le mie responsabilità comunque vada”.

Parlando del campionato, cosa ne pensi del girone da 14 squadre?
“Sarà un campionato corto che nasconde mille insidie e mille opportunità: se indovini subito tre o quattro partite è difficile che ti riprendano, ma se le sbagli è complicato rientrare. La Jeraghese è partita tardi, ma sta investendo molto e sinceramente non vedo squadre che possono retrocedere. Io punto a vincerle tutte, anche se so che l’Arsahgese ha dei difetti e so che se le cose andassero male potrei essere esonerato dopo tre partite. Lo stesso discorso vale per le altre squadre perché ci vuole un attimo ad inciampare, e si potrà cadere contro chiunque, mentre rialzarsi non né facile né scontato né immediato. Mi aspetto un campionato bomba: è come se ogni squadra si passasse un testimone pronto ad esplodere sperando che esploda nelle mani degli altri”.

Per quanto dopo due anni di stop sia praticamente impossibile, se dovessimo disegnare una griglia di partenza chi ci sarebbe davanti?
“Vedo tre squadre sullo stesso livello: Ferno, Mozzate e Valceresio. Se una squadra ha Ippolito davanti, mio capitano a Gorla nonché uomo gol, uomo assist e uomo spogliatoio, e Teseo in porta, un portiere che ti dà dei punti concreti, significa che parte con una base fortissima. Non parliamo poi dell’allenatore perché Basso D’Onofrio è un top assoluto di categoria, così come lo sono Fabio Minniti e Attilio Papis. Forse una di queste tre squadre può fare il vuoto, oppure una qualsiasi altra squadra, e in tal caso spero sia l’Arsaghese, può venir fuori. Noi, comunque, siamo sullo stesso livello di tutte le altre e, solo per fare qualche nome, occhio all’Antoniana, al Bosto, al San Michele e al Tradate, squadre compatte, toste e ben guidate”.

Hai già parzialmente risposto, ma andiamo nello specifico: dove può arrivare l’Arsaghese? Tu, in particolare, senti arrivato il momento di tornare in Promozione?
“Io gioco per vincere. Qui all’Arsaghese ho trovato persone genuine senza le quali probabilmente non avrei nemmeno iniziato la stagione perché ero rimasto scottato dal trattamento di Gorla: mi ero conquistato una Promozione che non ho potuto godermi. Per cui la risposta secca alla tua domanda è sì, voglio arrivare in Promozione, voglio vincere e voglio vincere subito. Magari l’Arsaghese non avrà un mister del livello di D’Onofrio, di Minniti o di Papis, ma darò tutto me stesso per vincere; magari altre squadre vincono con giocatori e giocate di classe, mentre noi ci arriveremo con uno schema su punizione. Il bello è proprio questo: non si vince spendendo di più o con i giocatori più forti. Il nostro obiettivo sarà quello di fare un campionato equilibrato, stare con gli altri e approfittare dei passi falsi altrui, sperando di non compierne a nostra volta”.

Per quanto riguarda la Coppa Lombardia quali sono le tue aspettative?
“Ogni volta che c’è un avversario davanti a te significa che hai una partita da vincere. So benissimo che il 5 settembre non avrò la squadra pronta, ma non m’interessa: niente alibi, cinque cambi a disposizione e cercheremo di essere il più possibile competitivi. Non concordo con chi prende le partite di Coppa come amichevoli perché bisogna darci dentro fin da subito; ovvio che se si viene eliminati non è la fine del mondo, ma la competizione va rispettata e andare avanti permette di fare altri tipi di ragionamenti, dosando meglio le energie. Contro il Cantello sarà diverso perché qualcuno si sarà aggregato solo da una manciata di giorni e difficilmente vedrà il campo; chi sta meglio gioca”.

Come hai detto prima ci sarà tanto da lavorare per riequilibrare, ma a livello numerico come siete messi? La rosa è al completo?
“Sì, e sono strasoddisfatto. Io avevo riconfermato tutti, ma abbiamo perso dei giocatori che o hanno smesso o hanno preferito accasarsi altrove. In ogni caso cadiamo in piedi perché, come o detto, abbiamo preso gente di qualità e quantità che ci serviva. Le potenzialità per fare bene ci sono tutte, ora si lavorerà sulla mentalità. Si può vincere, pareggiare o perdere, ma l’importante è che si scenda sempre in campo per vincere. Noi ci siamo, tra poco inizieremo a ballare e vogliamo essere i più belli del ballo”.

Matteo Carraro

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