L’Aurora Induno è partita con l’obiettivo di salvarsi anticipatamente ma, arrivati quasi al giro di boa, si trova soltanto a 2 punti dalla Valcuviana, squadra che ha battuto nella decima giornata e che occupa per ora l’ultimo posto utile per andare ai playoff. Contro la squadra di Vighi è stata una partita molto combattuta che si è decisa solo con un gol nel finale. I ragazzi di Palombella sfruttano parecchio il gioco sulle fasce laterali, grazie a esterni molto abili nell’andare nello spazio e centrocampisti in grado di servirli.
Una delle ali a disposizione dell’Aurora Induno è Mattia Casnici; il classe ‘98, che ha militato nelle giovanili del Varese e nel Chiasso, abbina tecnica e velocità. Contro la Valcuviana è stato autore di una buonissima prestazione e, in generale, finora ha segnato 4 gol come Savo, quota che vale ad entrambi la palma di capocannonieri.

Contro la Valcuviana avete ottenuto un successo importante nel finale; quanto contava vincere questa partita?
“Conta tantissimo. Non abbiamo titolari o riserve, ma mancavano tanti calciatori importanti per noi, compreso Savo. Quello ottenuto è stato un successo di gruppo, conquistato per lo più con un gol nel finale che può darci tanta fiducia”.

Ora siete a soli due punti dalla zona playoff; credete in questo obiettivo?
“In realtà non ci siamo prefissati un obiettivo preciso; guardiamo partita dopo partita, cercando di vincere ogni match. Certamente, raggiungere la salvezza il prima possibile sarebbe molto importante soprattutto per essere tranquilli e poter giocare con la testa sgombra. Siamo consapevoli di non poter puntare troppo in alto, ma migliori sono i risultati che otteniamo, maggiori saranno le probabilità di arrivare a contenderci i playoff”.   

Il vostro gioco sfrutta molto le fasce; quanto questo modo di giocare esalta le tue caratteristiche?
“Cerchiamo sempre di sfruttare le fasce laterali e non è un caso che il gol decisivo sia arrivato proprio da un assist dall’esterno. Le fasce sono la zona del campo dove ci sono più spazi e dove penso di riuscire a mettere in risalto le mie caratteristiche migliori: velocità e capacità di inserimento. Il nostro gioco è efficace anche grazie ai centrocampisti che sono dotati di un’ottima visione e grandi tempi di gioco. Sapevamo che questa gara sarebbe stata tosta, anche a causa delle dimensioni ridotte del campo, ma eravamo pronti grazie a un allenamento specifico svolto in settimana”.

La tua prestazione è stata certamente positiva; è mancato solo il gol per renderla perfetta?
“Purtroppo non sono riuscito a sfruttare al meglio le occasioni che mi sono capitate. In particolare nel primo tempo, a tu per tu col portiere, ho chiuso troppo la conclusione e non ho trovato il gol. Sto lavorando tecnicamente e mentalmente per riuscire a capitalizzare al meglio le opportunità. Nonostante sia a 4 gol, penso di poter migliorare ancora molto e voglio essere più decisivo per la squadra”.

Prima della partita c’è stato un momento molto significativo per ricordare la giornata mondiale per i Diritti dell’Infanzia; com’è stato viverlo dal campo?
“E’ stato certamente un bel momento; il messaggio che si voleva trasmettere era molto importante e penso sia arrivato. Anche la parte più “calda” del pubblico ha capito l’importanza della situazione e mentre i capitani leggevano il messaggio dell’UNICEF è calato un completo silenzio. Anche essere accompagnati in campo dai bambini è stato significativo e anche se siamo in Seconda Categoria è sembrato quasi di essere dei professionisti”.

Come riesci a conciliare lo studio con la tua passione?
“Sono all’ultimo anno di osteopatia e anche l’attività sportiva può essere utile. Molto spesso mi ritrovo giocatori che accusano problemi fisici, come contratture, e possono essere materiale di studio per me. Certamente è difficile conciliare entrambi gli impegni: il giovedì, per esempio, finisco in clinica e devo correre ad allenamento, ma è uno sforzo che compio volentieri per portare avanti la mia più grande passione”.

Dove hai giocato in carriera?
“Arrivo da una famiglia di “baskettari”, di conseguenza è stato difficile convincere i miei genitori a farmi giocare a calcio; per questo motivo ho iniziato solo a 9 anni e mezzo, proprio ad Induno. Successivamente ho trascorso due anni a Bosto, mentre la trafila delle giovanili, fino alla Primavera, l’ho vissuta al Varese. Quando la squadra è fallita mi sono trasferito calcisticamente in Svizzera al Chiasso e con questa maglia ho avuto la possibilità di giocare e vincere le finali nazionali contro squadre come Zurigo e Basilea. Tre anni fa ho deciso di tornare a Induno, dove tutto è cominciato”.

Dove potete ancora migliorare come squadra?
“Siamo già cresciuti molto, ma si può sempre migliorare sia dal punto di vista tattico che da quello tecnico. Quello che però ci manca è un pizzico di determinazione e cattiveria agonistica in più: se dovessimo fare questo step, potremmo lottare per le posizioni più alte della classifica. Contro la Valcuviana siamo riusciti a mettere in campo più grinta e infatti abbiamo portato a casa i tre punti; dobbiamo cercare di dare continuità a prestazioni di questo tipo”.

La prossima partita contro il Caravate può dare un segnale forte per dimostrare che anche voi potete ambire ai playoff?
“Ogni partita è importantissima e contro il Cravate, che ci precede solo di un punto, lo sarà ancora di più. Dare continuità di risultati sarebbe fondamentale per allontanarsi dalle zone basse della classifica. Inoltre dopo il Caravate affronteremo di fila Lonate e Laveno, squadre che si contendono il titolo; arrivare con tranquillità a questi match sarebbe decisivo per affrontarli al meglio, sapendo che saranno gare complicatissime”.  

 Giovanni Enrico Civelli 

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