La notizia di una possibile ripartenza del mondo basket con anche le categorie non di interesse nazionale ha smosso tutto il movimento. La riunione tra FIP e Comitati regionali dell’11 gennaio ha prodotto un comunicato con il quale la Federazione fa chiara domanda di aggiornamento del protocollo in atto per poter riprendere al più presto le attività anche non di interesse nazionale, dal minibasket alle categorie senior, come Serie C Gold, Silver e Serie B femminile.
La ripartenza però porta con sé i connotati di un’impresa veramente difficile per tutte le componenti in gioco, per le tante teste da mettere d’accordo e per la difficoltà nel costruire dei campionati ad hoc per questa seconda metà di stagione.

Fabio Ferrarini, Presidente del Basket Busto Arsizio, traccia un quadro della situazione, con la previsione di una ripresa che ha ancora tempi lunghi e che si auspica possa avvenire nel pieno concerto delle volontà di tutte le istituzioni in gioco, per non ripetere un’altra chiusura dopo breve tempo che scatenerebbe una vera e propria rivolta delle società.

Che annata è stata per la sua società?
“La stagione era partita bene. Nonostante la chiusura a marzo dell’anno scorso, quest’estate con un City Camp per i bambini piccoli e con gli allenamenti a giugno delle giovanili eravamo riusciti a tornare al solito rodaggio. Anche il numero dei bambini del minibasket a ottobre stava tornando a quello dell’anno pre covid ed eravamo tutti contenti, poi dopo purtroppo il secondo stop ci ha buttato giù tutti. Ci ha buttato giù nei numeri e a livello umano. Mi sto confrontando in questi giorni con altre società e il pensiero ad oggi è quello di poter riuscire a far ripartire il minibasket in primis”.

Cosa la lascia più deluso di questa situazione di stallo che si è creata?
“Siamo rimasti tutti un po’ stupiti già quando avevamo letto della distinzione tra campionati di interesse nazionale e non perché non vedo come possa cambiare la situazione di pericolo tra svolgere una gara ad esempio tra Busto e Gallarate ed una tra Busto e Bergamo. Ciò che fa arrabbiare tutti, ad oggi, è continuare a vedere una Federazione con poche idee o quasi nulle, nonostante ci siano ai vertici persone che hanno fatto parte di società. Sembra che non sappiano quale sia il punto principale per far ripartire i club stessi. Io sono sempre stato uno di quelli ben disposti a ricominciare, mi piacerebbe iniziare di nuovo con il campionato di C Gold, ad esempio, che è pur sempre una vetrina importante, però con le attuali tempistiche non è possibile strutturare un torneo che partirebbe a marzo per terminare al 30 giugno alla scadenza dei tesseramenti, facendo quindi tre mesi di turni infrasettimanali. Trovo impossibile questa soluzione perchè non siamo professionisti e ritengo altrettanto non fattibile allungare la stagione fino in estate, viste le alte temperature che ci sarebbero nelle palestre, non tutte dotate di aria condizionata”.

Che opinione si è fatta sull’incontro dell’altra sera tra FIP e Comitati Regionali che non ha ancora prodotto risultati ufficiali, se non la dichiarazione d’intenti di far ripartire tutto il mondo definiamolo “minors” dal minibasket al senior?
“Il mio pensiero è che se si trovasse un modo per far ripartire il minibasket giovanile con l’unico metodo ad oggi possibile per fare le cose in sicurezza, ovvero un tampone rapido una volta a settimana, sarebbe già una gran cosa, avendo la certezza di non avere bambini positivi in palestra durante gli allenamenti. Questa sarebbe la novità migliore nel protocollo e quello che proteggerebbe di più tutti. Anche per le giovanili sarebbe pratico utilizzare la stessa soluzione, visti i costi ad oggi ridotti per i tamponi rapidi, attorno ai 6-7 euro. L’unica problematica che mi viene in mente è che comunque sottoporre i ragazzini del minibasket ai tamponi ogni qualvolta vengono in palestra non è una cosa piacevole. L’obiettivo potrebbe essere quello di tornare al lavoro verso fine febbraio o inizio marzo con un protocollo adeguato e tirare una riga sui campionati di quest’anno. Secondo me la Fip dovrebbe prendere in mano la situazione e prendere questa decisione, ma riattivare tutte le società almeno per gli allenamenti. Riportiamo i ragazzi in palestra, gli diamo uno sfogo, si ritrovano con gli amici, le famiglie si ritrovano tra di loro, gli allenatori possono tornare a fare il loro lavoro e tutto il settore piano piano riprende senso sia dal punto di vista sportivo che economico”.

Quindi si aspetta tempistiche più lunghe per la ripartenza rispetto ai giorni immediatamente successivi al prossimo DPCM del 15 gennaio?
“Secondo me non si parla di tempi brevi, vista anche la possibilità che circola sempre più che la Lombardia torni in zona rossa. Come possiamo riportare i ragazzi in palestra dopo che sono a casa da scuola da 5 mesi? Non è fattibile nel breve. Nonostante io sia appassionato di sport, ci sono priorità che vanno rispettate e il ritorno a scuola è una di queste. Si sentirebbe dire i ragazzi tornano prima a fare sport che a scuola e non è fattibile. A tutto questo va aggiunto che una ripartenza debba essere tale nel pieno concerto di tutte le componenti istituzionali in gioco: FIP, Governo, Regioni e Comuni per un piano definito e che permetta di ricominciare senza l’ombra di una chiusura dopo poco tempo, come già successo, o con situazioni di disparità tra una zona geografica e un’altra o tra una città e un’altra. La Federazione dovrebbe prendere in mano la situazione una volta per tutte, rimandare i campionati all’anno prossimo e cercare davvero di far ripartire gli allenamenti in sicurezza. Così si ridarebbe vita a tantissime società e a uno sport che è completamente bloccato”.

Alessandro Burin

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