Mirco Bonfante è un ragazzo 24enne che ha toccato con mano il calcio vero, quello dei professionisti, e poi, una volta tornato in zona per inseguire il sogno di aprire un negozio tutto suo, ha scelto senza dubbi di sposare la causa della Besnatese. E, in questi cinque anni di percorso insieme, entrambi sono cresciuti: Bonfante come persona e anche come giocatore che si è calato appieno nel campionato di Promozione e la Besnatese per ambizioni, struttura e obiettivi sempre più alti da provare a raggiungere. Con quattro vittorie e due pareggi in sei giornate, attualmente la formazione di Rasini è seconda in classifica e Bonfante è uno dei punti fissi a cui è difficile rinunciare.

Domenica a Cassano Magnago contro l’Union Villa Cassano avete conquistato il quarto successo consecutivo. Viaggiate decisamente spediti…
“Sapevamo di affrontare una squadra in difficoltà ma nello stesso tempo affamata di punti e a cui mancavano giocatori importanti. Siamo partiti bene, abbiamo trovato subito il gol del vantaggio e poi abbiamo controllato concedendo però qualche contropiede di troppo, a mio parere. Nel secondo tempo abbiamo raddoppiato e la loro rete è arrivata nel finale quando, di fatto, non c’era più molto tempo per provare a pareggiare. Siamo contenti di come abbiamo giocato e dei tre punti che ci siamo portati a casa, ma dobbiamo migliorare nella gestione della sfida”.

Siete secondi il classifica a -2 dalla Solbiatese capolista. Ve lo aspettavate un inizio così?
“Questi risultati sono lo specchio dell’ottimo lavoro che svolgiamo in allenamento. Nonostante siamo una squadra davvero giovane, tutti stiamo rendendo al massimo e c’è grande entusiasmo. Essere così in alto ci fa guardare verso chi ci sta davanti e non chi ci sta dietro e, in questo momento, sapere che la Solbiatese è a soli due punti e che domenica ha pareggiato inaspettatamente contro la Solese ci dà uno stimolo in più”.

Nelle prime due giornate avete pareggiato, poi avete collezionato solo vittorie. E’ cambiato qualcosa?
“A dire la verità secondo me meritavamo di vincere anche all’esordio e contro il Cas Sacconago alla seconda giornata. Quello che ci mancava era sbloccarci psicologicamente e concretizzare di più sotto porta. Quando abbiamo cominciato a segnare non ci siamo più fermati e 12 reti realizzate in sei turni sono un bottino di tutto rispetto”.

Dove può arrivare allora questa Besnatese? Si sogna in grande?
“Dobbiamo pensare ad una partita alla volta e dobbiamo rimanere concentrati. Il campionato è ancora lunghissimo, ma abbiamo la consapevolezza di avere un valido e solido gruppo che ci può aiutare ad arrivare in alto. Oltre ai tanti giovani che si sono ambientati benissimo, c’è uno zoccolo duro di elementi più esperti come me, Randon, Comani e Cinotti, ad esempio, che conoscono bene l’ambiente e danno il loro contributo dentro e fuori dal campo. Concretamente ci piacerebbe arrivare ai playoff, ma, vedendo dove siamo adesso, credere in qualcosa in più non è impossibile. Finora nessuna squadra ci ha messo in difficoltà nel gioco”.

Tra poche settimane inizia un ciclo “terribile” con Saronno, Morazzone, Meda e Solbiatese una dopo l’altra.
“Sarà sicuramente un banco di prova importante per noi e ci teniamo ad arrivare a quel momento della stagione con una posizione in classifica di tutto rispetto. Sono sicuro che affronteremo questi avversari blasonati con entusiasmo e facendoci trovare pronti”.

Domenica, intanto, ospiterete l’Aurora CMC Uboldese.
“Non conosco nessuno personalmente, ma ci approcceremo al match con rispetto e impegno. Dobbiamo guardare solo in casa nostra migliorando domenica dopo domenica in compattezza, concretezza e carattere”.

Sei da cinque anni alla Besnatese. Che cosa ti ha prima portato e poi convinto a rimanerci?
“Sono arrivato a 19 anni in un momento della mia vita in cui dovevo fare una scelta. Dovevo crescere, diventare grande e decidere che direzione prendere. Avevo aperto da poco un’attività tutta mia a Busto Arsizio, un negozio vicino al Tribunale in cui vendo capsule di caffè e ho accettato una realtà solida e vicina a casa come quella della Besnatese. Conoscevo Paolo Pozzi da tempo e lui e tutta la dirigenza sono persone oneste, che mantengono le promesse e da cui per ora non ho la minima intenzione di staccarmi. La Besnatese è una famiglia e il gruppo che si è creato è molto affiatato, unito e solido. Si sta davvero bene”.

Di anno in anno, per altro, l’asticella si è alzata.
“Decisamente. Siamo cresciuti tutti insieme, in campo così come in società. Nel 2020 il Covid ci ha bloccati quando eravamo in zona playoff, l’anno scorso nelle tre partite prima dello stop avevamo conquistato un pareggio e due vittorie e quest’anno stiamo andando benissimo e non abbiamo ancora perso. Siamo una bella realtà”.

Quanto a te, la tua carriera è stata ricca di soddisfazioni e con un’esperienza al Torino difficilmente dimenticabile.
“Abito a Cavaria e la mia prima squadra è stata la Solbiatese. Poi sono passato al Varese e, nella trattativa che ha portato Ebagua al Torino, sono rientrato anch’io. A 15 anni, dunque, mi sono trasferito a Torino allontanandomi dalla mia famiglia e dalle mie abitudini. Il primo anno sono stato davvero bene e mi sono ambientato nella nuova realtà in cui praticamente tutto, tranne la scuola, ruotava attorno al calcio”.

Che ricordi hai di quei due anni al Torino?
“Ho fatto parte degli Allievi Nazionali e ho ben impresso nella mia memoria il primo gol che ho segnato il maglia granata: giocavamo contro la Sampdoria, ho scartato il portiere e ho appoggiato in rete la sfera, una bella emozione. Il secondo anno, invece, è stato difficile e ho deciso di tornare a casa. Vivevo in un convitto ed ero in stanza con Gomis che ora è il portiere del Cuneo. Pochi di noi ce l’hanno fatta a diventare professionisti e uno di questi è Edera. La maggior parte, invece, ora gioca tra i dilettanti e non pensavo sarebbe successo: avevamo vinto il campionato Allievi Nazionali e avrei scommesso che tanti di noi ce l’avrebbero fatta a sfondare. Invece vedo che non è così; pensavo che ci fosse più meritocrazia, ma evidentemente mi sbagliavo”.

Hai qualche rimpianto?
“In realtà no, sono contento del mio lavoro e della mia attività. Certo, se rivedo me ragazzino speravo di fare il calciatore di lavoro, ma non è andata così. Forse, con il senno di poi, avrei potuto crederci un po’ di più, avrei forse dovuto impegnarmi di più per fare il salto di qualità. In fondo, però, adesso sono felice e non mi manca niente”.

Tornato da Torino, c’è di nuovo il Varese nel tuo percorso.
“Ho giocato nella Primavera biancorossa nel 2014/2015 con Luca Comani, mio attuale compagno, ma poi il fallimento del Varese non mi ha permesso di proseguire lì. Ho accettato la proposta della Caronnese di mister Zaffaroni in Serie D ed è stata un’ottima annata. Per trovare più spazio, l’anno successivo sono andato al Saronno ma, nonostante non possa lamentarmi del fatto che giocassi, è stata una stagione molto complicata dal punto di vista societario. Ero stanco di dubbi e volevo solo certezze e ho trovato queste sicurezze alla Besnatese”.

Hai trovato un porto sicuro, una realtà dove stai bene. Quale traguardo personale ti sei posto per questa stagione?
“Nelle prime due giornate ho giocato da attaccante perché ci mancavano alcuni elementi. Ora il mister mi schiera mezzala e devo dire che mi trovo davvero bene. Sono più lontano dalla porta rispetto a dove ho giocato in precedenza, ma lo preferisco perché ho licenza di inserirmi e di provare a fare gol. Sono soddisfatto e voglio dare il mio concreto contributo ogni domenica. Sono un jolly che può essere utile alla nostra causa”.

Laura Paganini

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