Prosegue “Borderline” la serie di interviste che raccolgono le confessioni ed i pensieri di chi, carta d’identità alla mano, sta approfittando di questa sosta forzata per porsi qualche interrogativo sul proseguire, o meno, la “carriera” calcistica. “Ho iniziato a giocare quando avevo 5 anni e pensare di stare lontano da questo mondo mi viene male”, comincia così questa chiacchierata con Luca Sinatra, difensore del Caravate che, a 38 anni compiuti proprio oggi, a malincuore pensa che sia arrivato il momento di appendere gli scarpini al chiodo. Tuttavia, data la situazione in cui ci troviamo, Luca non ha intenzione di farlo senza giocare un campionato completo e per questo il suo addio è per il momento rimandato.

Pensavi di essere di nuovo a questo punto?
“Onestamente no, speravo che si potesse ripartire prima. Sono alla fine della carriera, sono arrivato a 38 anni e questo, in teoria, doveva essere il mio ultimo anno. Sono due/tre anni che volevo vedere di stagione in stagione che cosa sarebbe successo e quest’anno volevo smettere a giugno. Per questo ho preso la ‘scusa del Covid’ per tirare avanti un altro anno perché mi piacerebbe giocare una stagione intera, senza fare tre partite e poi fermarsi”.

C’è stato qualche momento in cui ti è passata la voglia di giocare o riprendere?
“Ti chiedi ‘Perché lo fai?’, ‘Hai una certa età’ e potrei approfittare di questo per smettere ma finire così, con un campionato con quattro partite giocate, non è la cosa che volevo. Da bambino non mi sarei mai sognato di chiudere il campionato così. Fisicamente mi sento bene, però arrivi ad un certo punto dove le priorità sono altre e devi mettere davanti altre cose ma la passione è ancora tanta”.

Ti stai tenendo allenato in qualche modo?
“Mi sono messo a fare qualcosa di workout, faccio qualche corsetta, anche se avrei bisogno di uno stimolo perché correre da solo non mi piace. Ricordo che un paio di anni fa ci ritrovavamo prima dell’inizio del campionato per correre insieme e, così, è anche più bello. Adesso il mister ci manda un programma e magari con questo ho una spinta in più”.

Un mese fa, circa, ho parlato con il vostro presidente che mi ha detto che stava pensando di dare pure a voi della prima squadra la possibilità di allenarsi. Inizieresti subito o aspetteresti tempi migliori?
“Ho già parlato con il direttore sportivo e sarei d’accordo nel riprendere sia per un’esigenza fisica e poi perché dopo tutto questo tempo, a momenti, non ricordi più la forma del pallone, inizia a mancarmi tanto. È bello già solo il fatto di rivedersi con i compagni, abbiamo creato un bel gruppo e, appunto, questo ti dà l’incentivo per ritrovarsi e allenarsi. Se non lo fai c’è il rischio che arrivi con una forma disastrosa all’inizio del campionato, faticando”.

Ci pensi ad un futuro da allenatore dopo aver smesso di giocare?
“Sì stavo pensando ad un corso per allenatori, poi oltre al calcio ho la passione per i cani e quando inizierà il campionato qualche domenica non ci sarò perché sarò, appunto, impegnato con loro. Ritornando al corso, l’intenzione c’è, è un’esperienza che mi piacerebbe fare e che mi intriga. Non mi piace programmare, da una parte questo può essere un difetto ma dall’altra se una cosa mi piace a pelle la prendo al volo”.

E della ripartenza dell’Eccellenza che cosa mi dici?
“Mi rode un pochino (ride, ndr). A parte gli scherzi, il fatto di far ricominciare l’Eccellenza ora non ha molto senso a mio avviso. Non è un vero campionato e se trovassero dei positivi si rimanderebbero le partite, un po’ come sta succedendo al Città di Varese in Serie D. Poi ci sono società, come la Varesina, che ha possibilità di vincere e che può prendere questa palla al balzo”.

Roberta Sgarriglia

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