Dopo una stagione che non si è quasi disputata e che non si era messa nel verso giusto, adesso toccherà ad Enrico Mona riuscire a risollevare la Borsanese, formazione inserita nel girone N di Seconda Categoria. Il tecnico ha fiducia nella sua squadra, composta sia da ragazzi giovani che da giocatori esperti, da cui si aspetta di lavorare al meglio. Due i principi fondamentali: divertimento e giocare a calcio.

Inizierete la preparazione il 30 agosto per ultimi tra le squadre di Seconda Categoria. Come mai questa scelta?
“Inizieremo il 30 perché non avevamo a disposizione i ragazzi, rientreranno tutti tra il 25 e il 27, ma va bene così. Per una Seconda Categoria fare tre settimane di preparazione è più che sufficiente. Sono convinto che basti e nel mio piccolo ho sempre fatto tre settimane piene e per piene intendo che ci si alleni tutte le sere. Oltre a questo, bisogna considerare che avremo un triangolare con la Jeraghese e il Lonate Pozzuolo il 5 settembre e, oltre a questo, altre tre o quattro amichevoli. Per valutare quante settimane fare bisogna anche pensare ai carichi di lavoro che si vogliono portare in allenamento e, per il mio programma, tre settimane vanno più che bene”.

Cosa si aspetta da questa stagione?
“Siccome la scorsa stagione non si è giocato, o meglio, si sono disputate tre partite, mi aspetto principalmente che ci si diverta e che si giochi a calcio, anche se non è sempre facile in Seconda Categoria. Questa è la mia idea di calcio, poi se si incontra una squadra più forte gli si stringe la mano e ci si complimenta. Tuttavia, penso che con un buon gioco a questo livello ci si possano togliere delle soddisfazioni. Bisogna anche considerare che la mia squadra è molto giovane, abbiamo tanti ragazzi del ’99 e 2000, con un asse centrale di esperienza formata da portiere, difensore centrale e punta. Non mi aspetto niente di eccezionale, una salvezza tranquilla sarebbe un ottimo inizio”.

Cosa dirà alla squadra durante il primo allenamento?
“A grandi linee ripeterò quello che ho detto l’anno scorso a inizio preparazione, ovvero che la società non pretende nulla, ma che vuole serietà e impegno. Aggiungerò anche voglio che si crei un bel gruppo, perché a questi livelli con un gruppo unito si lavora bene e, riuscendo a lavorare bene, si può costruire un buon gioco e si riescono a fare dei buoni risultati. Sotto questo aspetto però sono molto tranquillo perché ho veramente dei bravi ragazzi sotto il profilo tecnico ma anche dell’educazione; inoltre i ragazzi più esperti sono veramente bravi a fare gruppo, devono tuttavia riuscire ad essere trainanti”.

Ha parlato di gruppo giovane, quali possono essere le problematiche?
“I più grandi problemi che si possono avere sono l’inesperienza e la paura e per questo i vecchi devono essere trainanti, perché un ragazzo che gioca per la prima volta in prima squadra deve riuscire ad essere a suo agio e non deve avere paura di sbagliare un passaggio. Inoltre il bello e il brutto di lavorare con dei ragazzi giovani è che se le cose andassero bene da subito prenderebbero fiducia ed entusiasmo e potrebbero andare avanti da soli, mentre se le partite dovessero andar male a quel punto sarebbe facile che si demoralizzino. Per questo servono ragazzi esperti che possano trainare i più giovani, anche perché un allenatore deve essere bravo a capire quando parlare lui e quando far parlare i giocatori tra di loro”.

Quanto cambia avere un girone a 14 squadre?
“Cambia tanto a livello di approccio, con un girone in cui si hanno 30 partite, anche se si partisse male e si perdessero le prime tre, avresti sempre tempo per rimediare. Con un girone così corto non puoi permettertelo perché c’è meno tempo per rimettere in piedi la situazione. Questo minor margine di errore porterà tutte le squadre a partire col fuoco dentro, perché, per come la vedo io, se si facessero 4 o 5 partite in cui si fanno punti, si partirebbe avvantaggiati su quelle squadre che non sono riuscite ad essere in ritmo da subito. Aggiungo che se si iniziasse male subentrerebbero pressione e ansia di dover vincere per forza, e quando si scende in campo con l’obbligo di vincere si diventa nervosi e si gioca male, quindi spesso poi non si vince”.

Ci sono differenza tra girone N e girone Z, come pensa che influiranno le squadre che hanno cambiato girone?
“Per sentito dire so che ci sono differenze a livello di mentalità: a Legnano ci sono più squadre toste che giocano a calcio. Parlando della mia esperienza passata so per certo che nel girone di Milano ci sono due o tre squadre che sono veramente forti, e poi le altre che sono asfissianti, non ti fanno giocare, e sono molto chiuse. Per quanto riguarda il girone di Varese, non lo conosco molto.

                                                                                                             Andrea Vincenzi 

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