Quello che sta succedendo in casa Openjobmetis Varese in questi giorni, dopo la fragorosa sconfitta contro Reggio Emilia di domenica sera, ha le stesse dimensioni e lo stesso effetto del passaggio di un tornado che passa e spazza via tutto in poco tempo e che lascia solo le macerie sulle quali poter ricostruire quanto distrutto.

Il ritorno di coach Caja a Varese ha avuto la forza di aprire definitivamente la crisi sul campo, già in procinto di scoppiare dopo un inizio di stagione a dir poco problematico, ed anche quella all’interno della società: le dimissioni del Gm Andrea Conti, anche se in questa decisione è marginale la posizione dell’odierno coach di Reggio Emilia, assumono comunque un ruolo principale nel dibattito scatenato nel post gara.

Le dichiarazioni di Caja in conferenza stampa post partita e quelle di ieri sera all’Ultima Contesa, trasmissione di Varese Noi che stanno facendo il giro ormai di tutta l’Italia del basket, hanno tirato fuori le scorie sopite dell’esonero di un anno fa e Caja ha raccontato la sua versione dei fatti, dopo che quella della società era stata già snocciolata negli scorsi mesi. Dichiarazioni, quelle del coach pavese, che hanno un diretto obiettivo, ossia Andrea Conti, la sua gestione e quello che è stato un rapporto a detta dell’allenatore sempre conflittuale.

“Quando facevo delle cose positive lui faceva tutto per nasconderle, mentre quando c’erano delle cose negative era il primo a metterle in piazza. C’è stato un confronto all’epoca nel mio ufficio dopo la vittoria con Cantù in Supercoppa ed io reagii in maniera forse anche eccessiva ad alcune provocazioni, ma sfido chiunque a venire licenziato per sfoghi in situazioni private… Conti fece questo: non aveva la forza ed il curriculum per crearmi problemi, così ha usato Scola per far crearmeli in società… Sono venuto a sapere dell’esonero perché io avevo chiamato Conti per un confronto post partita e non oso pensare se non l’avessi chiamato io come avrebbe fatto a dirmelo. Con Scola c’era una normale dialettica, il primo a essere chiamato per avvalorare il suo arrivo a Varese sono stato io dal suo procuratore. Mi chiese se lo gradissi in squadra. Che fai, rinunci a uno come Scola? Con un altro dirigente sarebbe andata diversamente, con il Signor Conti è andata così”…

Queste sono solo alcune parti del discorso che Caja ha riportato a Varese Noi ed a cui oggi ha risposto Conti, con una nota ufficiale inviata a Sportando: “Non c’è curriculum per contrastare la maleducazione di una persona… il Sig Caja ha perso l’ennesima occasione di essere un Signore, il quale non è!  Una persona che fa dell’insulto e della mancanza di rispetto il suo mantra quotidiano, una persona che parla male di tutti a prescindere o parla bene solo quando gli conviene. C’è una lunga lista di giocatori persi in questi anni perché non volevano più essere allenati da lui o non presi perché i giocatori tra loro si parlano… Alcuni giocatori ci hanno chiesto di essere ceduti a stagione in corso, assistenti allenatori mortificati e trattati male. Mi viene da ridere se penso che vorrebbe uscire a cena con Luis Scola, avremo fatto sei riunioni per cercare di mediare una situazione che si stava incrinando pesantemente per la gestione degli allenamenti e non solo. Scola da grande persona e campione aveva sempre preso le difese del gruppo e dello spogliatoio e non sopportava certi comportamenti, ma chi poteva più sopportarli? Il Sig. Caja era stato avvisato più volte da me e dal Sig. Bulgheroni in un pranzo con presente il suo agente Virginio Bernardi… ma, dopo l’ennesimo tentativo di mediazione, successe il Pandemonio dopo la vittoria in Supercoppa con Cantù. Urlando e sbraitando come gli succedeva spesso e insultando davanti agli assistenti e al preparatore due giocatori di cui uno è quello con cui vorrebbe uscire a cena. Da lì la situazione diventò insostenibile e si decise di esonerarlo il giorno seguente. Ricevette anche una denuncia che perse in arbitrato con testimonianze depositate da parte mia e dei presenti. Ci sarebbe da scrivere un libro, la Pallacanestro Varese viene e verrà prima di ogni cosa, il club prima di tutto, bisogna tenere le distanze da certi comportamenti, i valori e l’etica devono primeggiare sempre ed essere la forza di ogni club. Luis Scola riporterà Varese dove merita, è stato un grande campione e ha idee molto innovative per il futuro. Personalmente ho grande stima per tutto il CDA della pallacanestro e tutte le persone dell’ufficio e dello staff che non finirò mai di ringraziare! Forza Varese sempre”.

Ciò che esce da questa diatriba è la realtà di una società e di una squadra che negli ultimi due anni sta vivendo grosse difficoltà, sul campo e nelle dinamiche di gestione ed organizzazione, con un budget sempre risicato e la difficoltà di costruire roster che possano affrontare al meglio campionati sempre più complicati.

La Openjobmetis di oggi vive di riflesso le tutte queste difficoltà e il colpo dell’addio del GM Conti è lo specchio di una situazione elettrica e tesa in campo, come dimostrato contro Reggio Emilia, e nelle stanze dirigenziali. Non si sa se da oggi tutto questo cambierà, se l’avvento di Scola con maggior poteri sarà ratificato già nel CDA di oggi pomeriggio anticipando di mesi il progetto che sarebbe dovuto partire tra un anno, ma ciò che conta è che tutto il mondo biancorosso possa riuscire in tempi brevi a trovare una giusta dimensione ed un’identità che tutte queste vicissitudini hanno portato a smarrire.

La fine del progetto Caja, che ben aveva creato un certo status di Varese, quanto meno sul campo, non ha avuto seguito né con l’esperienza Bulleri, esonerato a fine anno dopo la salvezza ottenuta, né fino ad oggi con Vertemati, già in piena discussione. Il rischio di vedere un nuovo progetto triennale buttato dopo soli pochi mesi c’è. In tutto questo c’è una tifoseria spaesata e frustrata e che ha ancora nelle orecchie le parole di grandezza del cavalier Rasizza di quest’estate, dopo quel tweet che scosse il mondo biancorosso. La realtà attuale è quella di una durissima sfida da affrontare e vincere, per non doversi ritrovare a fare i conti con un risultato finale che potrebbe essere dei più catastrofici. La società e la città meritano ben altro rispetto a tutto ciò che si sta verificando che ben poco ha a che fare con il bene di Varese che, invece, dovrebbe essere l’unica cosa che conta.

Alessandro Burin

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