E’ tempo di terza sfida per la Pallacanestro Varese, sfida valevole per il girone B della Supercoppa Discovery+. Si tratta di un remake di quanto successo una settimana fa al PalaRadi contro la Vanoli Cremona, dove i biancorossi proveranno, però ad invertire il risultato (80-70 ndr). In questo match Varese dovrà cercare di aggiungere un tassello in più al mosaico della crescita di gioco e condizione fisica in vista del campionato, in procinto di partire tra due settimane.

La gara arriva dopo una settimana in cui la doppia sconfitta, prima contro Cremona e poi contro Sassari, ha lasciato indicazioni importanti a coach Vertemati: il coach, in attesa del rientro del suo regista Kell, sta lavorando sull’amalgama di squadra e sulla crescita dei singoli, ricevendo le risposte più importanti finora da Jones, apparso in grande spolvero in entrambe le occasioni.
Una situazione generale di un gruppo alla ricerca della propria identità, che nonostante sia formata da molti giocatori stranieri, ha come capisaldi due italiani su tutti, Alessandro Gentile, in termini di leadership tecnica in campo ed il capitano Giancarlo Ferrero, per quello che concerne la gestione del gruppo, l’unione e l’affiatamento, qualità indispensabili per affrontare una stagione lunga e complicata.

Una mission importante per Ferrero, che si ritrova a guidare da capitano anche il nuovo ciclo triennale di Varese, dopo aver siglato il rinnovo contrattuale quest’estate, rinnovo che lo legherà alla squadra biancorossa per altri tre anni, arrivando così a diventare uno dei capitani più longevi di sempre della storia varesina (al termine dell’attuale accordo gli anni per lui all’ombra del Sacro Monte saranno ben 9).
Nove anni, un lasso di tempo lunghissimo che per Ferrero è motivo di orgoglio e responsabilità, in un’avventura arrivata ad un nuovo importante capitolo, L’ala di Bra parla così dopo le prime settimane di lavoro con i nuovi compagni.

Che squadra sta scoprendo dopo queste prime settimane di lavoro e partite?
“Io parto con il dire che sicuramente stiamo lavorando bene. C’è un bell’atteggiamento e si sta costruendo una mentalità di squadra importante giorno dopo giorno. Non siamo contenti della partita che abbiamo fatto con Cremona, perché ci sono stati tanti errori, non siamo soddisfatti di come abbiamo condotto la gara. Avevamo voglia già subito mercoledì davanti al nostro pubblico di mostrare un biglietto da visita diverso, visto che ci stavamo presentando per la prima volta alla gente di Varese. L’idea di dare un messaggio positivo era quello che volevamo fare. Bisogna anche dire che non siamo ancora riusciti a lavorare al completo, prima per l’arrivo in ritardo di Beane, poi per l’acciacco di Trey ma al di là di questo penso che ci stiamo allenando con il giusto approccio, che poi è quello che vuole il coach: applicazione, mentalità e fisicità, elementi fondamentali su cui basare la nostra stagione”.

Da capitano le chiedo quanto manca per trovare quell’identità di gruppo che anche il coach ha indicato come fondamentale?
“Secondo me manca ancora tanto. Questa squadra ha grandi potenzialità, ma fino ad ora ne abbiamo viste poche. Con Sassari abbiamo fatto un passo in avanti ma la strada è ancora lunga per dimostrare ciò che davvero possiamo essere. Questa squadra ha tanti elementi intercambiabili fra di loro, ci possono essere vari assetti di gioco e sicuramente quando si aggiungerà Trey potremo lavorare ancora meglio su questi aspetti. Io penso che la nostra forza potrà essere proprio questa intercambiabilità, la capacità di avere tanti quintetti diversi, chiunque entri dalla panchina può dare molto e questo deve essere secondo me il nostro quid. Ripeto, però, per fare tutto questo, per trovare la nostra vera identità, manca ancora tanto”.

Sulla base della sua esperienza le chiedo se questo, tra i sei campionati da lei vissuti a Varese, può essere il campionato più duro, visto l’alto livello del torneo?
“Si assolutamente. Secondo me ci sono tre – quattro squadre che sono una, due se non tre spanne sopra le altre. Penso che il livello si sia alzato in maniera importante, a partire dalle due neo promosse, squadre di tutto rispetto, e lo stiamo vedendo anche in queste prime partite con i risultati di Tortona. Credo che potrà succedere davvero di tutto in questo campionato. Ogni partita sarà ancor più importante, perché basterà davvero poco per far si che una squadra passi dal trovarsi in alto a vivere situazioni più complicate in termini di classifica. Sarà molto importante ogni singolo risultato e per noi sarà fondamentale fare bene soprattutto in casa, nel nostro palazzetto”.

Quanto è importante per lei essere il capitano di questo nuovo ciclo triennale dopo la sua estate più difficile a Varese?
“Innanzitutto per me è un grande orgoglio. Mercoledì quando è stato nominato il mio nome alla lettura delle formazioni mi sono sentito pieno di emozione ed i tifosi, che erano solo 500, mi hanno comunque riportato ai tempi del palazzo sold-out, ero galvanizzato. Come ho già detto, proverò ad essere un esempio quotidiano avendo il mio ruolo all’interno della squadra, che possa essere a volte più un lavoro offensivo, altre più difensivo, facendomi trovare sempre pronto all’evenienza. Quello che mi piace fare, ciò che dice la mia storia qui a Varese è questo, voglio essere un esempio anche fuori dal campo tanto per i vecchi quanto per i nuovi compagni”.

Proprio tornando sulla presenza del pubblico, lei ha sempre detto di aver bisogno di sentire il calore dei tifosi per potersi esprimere al meglio e in tutto il suo potenziale. Ieri questo si è visto, è riuscito ad alternare i vari momenti della gara, rimanendo sempre mentalmente nel match e dando apporto importante alla squadra…
“Io devo essere bravo quest’anno a farmi trovare pronto. Potranno esserci dei momenti nella partita in cui starò in campo di più, altri meno ma devo sempre farmi trovare pronto. Con la Dinamo alla seconda bomba da tre punti, quando ho sentito il calore anche solo dei 500 presenti, per me è stata come linfa vitale. Io ho bisogno del tifo perché senza sono un altro giocatore. Mi auguro davvero di aver chiuso per sempre il capitolo del basket senza pubblico, è troppo importante avere i supporters sugli spalti. E’ stata solo un’anticipazione con Sassari, conto di vederli ancora più numerosi con Cremona domenica e ancora di più per la prima di campionato, perché non mi stancherò mai di dire che per noi i nostri tifosi sono importantissimi. Ho raccontato ai ragazzi nuovi com’è giocare qua con il palazzetto pieno e spero davvero si possa tornare a vivere quell’emozione con più gente possibile”.

Alessandro Burin

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