Il calcio femminile negli ultimi anni sta acquisendo sempre più rilevanza e sono sempre di più le bambine che decidono di avvicinarsi a questo sport. Sfortunatamente, nella nostra provincia questo interesse non è accompagnato da una giusta presenza di scuole calcio femminili e per questo nelle squadre maschili del settore giovanile continuano ad aumentare le quote rosa.
Una bella realtà è presente a Caravate che nel suo settore giovanile ha diverse bambine che coltivano la loro passione e la parola d’ordine lì è uguaglianza.

Tra questi gruppi squadra c’è anche quello di Gianluigi Cortesi che allena due bambine dell’annata 2013/2014. “Le bambine sono state prese bene dagli altri – racconta Cortesi -. Le femmine hanno più “rabbia”, voglia di fare ed è normale. Il calcio ora sta cambiando e tra di loro non c’è nessun pregiudizio, le bambine si trovano bene. Una di loro è molto brava, ha qualcosa in più anche rispetto ai suoi compagni maschietti”. E per quanto riguarda le metodologie di allenamento Gianluigi non fa distinzioni ma, in base al loro livello, suddivide gli esercizi: “Le femminucce che magari sono più avanti stanno con gli altri maschi mentre le altre con quelli che sono più indietro così da portarli allo stesso livello. Alla fine, i bambini si devono divertire, ovvio ci devono essere le giuste regole ma giocano per quello”.

Purtroppo, il Covid ha bloccato tutto e tra i progetti del Caravate c’è la volontà di creare una squadra femminile, come ci ha anticipato mister Cortesi: “L’intenzione è questa, alcune bambine erano venute per iscriversi ma per l’epidemia non sono riuscite a farlo. Il problema è che dopo i 14 anni non possono più giocare in una squadra mista ma devono andare in una squadra femminile e qui in zona non ce ne sono, quindi c’è anche il rischio che le tiri su bene e poi le perdi”.
Tra quelle che sono riuscite a coronare il loro sogno ricorda Valentina Bergamaschi, cresciuta nel settore giovanile del Caravate e che ora gioca nel Milan e nella nazionale italiana.

Ma Gianluigi non sta a contatto con i bambini solo grazie al suo ruolo di allenatore ma guida anche il pullman della scuola e, quindi, quotidianamente nota quanto siano stufi di questa situazione: “Vogliono giocare, è normale che nel calcio ci sia il contatto ma a loro come fai a dire di stare a distanza, di non toccarsi, è difficile. Speriamo che succeda qualcosa. Penso sia inutile iniziare per poi fermarsi subito di nuovo. Secondo me fino a settembre i bambini non ritorneranno in campo, noi siamo collegati con la Varesina e con i 2009-2010 facciamo degli allenamenti online mentre con i più piccoli facciamo fatica, anche perché devono seguirli i genitori e lavorando non è semplice. Per questo abbiamo chiesto di fare magari dei video con qualche esercizio per mandarlo poi ai genitori cosi che i bambini possano replicarlo”.

Pure nella squadra dei 2010 ci sono tre bambine nate nel 2009 allenate da Salvatore Vincenzi: “Ho preso il gruppo due anni fa e inizialmente ne avevo solo una di bambina, era ben integrata e assorbita dal gruppo. Le altre due, invece, facevano parte di una squadra più grande e la mia sensazione è che facevano fatica ad integrarsi in quel gruppo di grandi, dopo sono venute da me e, a mio avviso, il fatto che ci fosse già una bambina le ha aiutate, si sono appoggiate a lei. All’inizio i maschietti erano un po’ diffidenti ma piano piano sono riuscite a ritagliarsi uno loro spazio con determinazione e nel giro di due mesi i ragazzi hanno iniziato ad integrarle. Ad esempio, dopo questi mesi quando una bambina faceva goal i maschietti andavano a festeggiare con lei e questo fa capire che si sono integrate. Per assurdo una volta avevo chiesto di scegliere un capitano e loro hanno scelto Giorgia, la bambina che c’è dall’inizio, e questo è stato un gesto non comandato da me ma fatto liberamente da loro”.

Determinazione che mister Vincenzi trova maggiormente nelle femminucce: “Loro vogliono giocare, gli piace e lo fanno con convinzione. È fondamentale come ti approcci a loro, ho sempre fatto giocare tutti con gli stessi minutaggi. Bisogna giocare per farli divertire e devi essere bravo tu allenatore a fargli acquisire le tecniche e le regole nel divertimento. La regola numero uno, per me, è che non deve cambiare nulla, le bambine sono integrate alla stessa maniera, anzi, sono le più considerate tra di loro”.
Naturalmente, come tutti i bambini, pure loro sentono la mancanza di giocare ma a Caravate si cerca in tutti i modi di stargli vicino: “C’è un grande spirito, massima collaborazione tra allenatore e presidente. Abbiamo un gruppo WhatsApp in cui c’è una costante comunicazione. Se si potrà abbiamo deciso di riprendere gli allenamenti a luglio che di solito è un periodo morto, come avevamo fatto l’anno scorso”.

Roberta Sgarriglia

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