Ne ferisce più la penna della spada. Per non dire del rigatone. Insomma, dove non osa la sineddoche, può l’amatriciana. Nel senso che in tempi di pandemia, un fornello non si nega a nessuno. Neppure a Carlo Albè. Ma chi? Quel Carlo Albè? Quello di “100 anni di Pro”? Proprio lui, lo scrittore & contastorie bustocco aedo del secolo tigrotto.
L’avevamo lasciato a “Gelem Gelem”, la sua opera settima imperniata su Musli Alievski, attivista e fondatore di Stay Human e lo ritroviamo in cucina con Messa a Fuoco, crasi cineculinaria disponibile ogni sabato su Facebook. Il format è semplice ma ingegnoso. Un film e la sua ricetta iconica spadellati a colpi di rigorosissimi “buona la prima!”. Dalla Norma di “Brutti, sporchi e cattivi” alla Mozzarella in Carrozza di “Ladri di biciclette”, sino alla Cacio e Pepe della “Roma” di Fellini (nel backstage pare che lo spaghettone abbia scavallato la prova pecorino). Al pass l’esoterico Big Kahuna Burger di “Pulp Fiction”. Ma la sfida vera sarebbe avere il pelo di replicare l’escatologico Pasticcio ai tre fegati de “La Grande Abbuffata” di Ferreri. Ma non chiediamo la luna. Anche se a occhio e croce, il nostro sembra saperci fare. Vabbeh, il dado è tratto.
Resistere alla tentazione di fargli mettere in carta la Pro Patria presente e (soprattutto) passata è del tutto inutile. Un fottio di portate. Direbbe lui. Manca giusto (e meno male) il carrello dei bolliti… Il menu può contenere ingredienti allergenici. Si prega di informare il personale di sala al momento dell’ordinazione.
Giovanni Castiglioni
Entrée di benvenuto – Involtini alla Kolaj, meglio conosciuto come Involtini alle foglie di vite, ripieni di riso, cipolle, aneto, prezzemolo, piatto veloce di tradizione albanese, leggero e fantasioso, proprio come Aristidi.
Primo antipasto – Pomodorini alla Turotti, una specialità che bada al sodo e che tende a soddisfare, come il DS. Svuotate i pomodori, riempiteli con mollica di pane intrisa di aceto rosso poi acciughe, un tuorlo d’uovo sodo, sale, prezzemolo, da servire freddi.
Secondo antipasto – Polpettine alla Firmino. Di origine campane e dedicate a uno dei bomber che più mi ha esaltato. Con ricotta di bufala, pomodori, basilico, uovo e pan grattato, cuocetele al cartoccio! Leggere e furbe, proprio come Firmino (Elia).
Entrino i primi!
Spaghetti alla Javorcic – Chissà quanto pesce si pesca sulla costa Spalatina, cosa c’è di meglio che uno spaghetto quadrato ai frutti di mare? Dal sapore deciso, ma mai invadente, proprio come il mister.
Risotto alla Zaffa – Il mio capitano, sempre e comunque. Poco appariscente, dal look non imbarazzante, preciso e un po’ di nicchia, un po’ come l’asparago che una volta lessato va a mischiarsi col riso. Un sapore del nord, lungo (come Zaffa) da preparare.
Andiamo col secondo!
Baccalà alla Serafini – Quando Matteo arrivò a Busto lo davano per finito e dopo poche giornate iniziò a puzzare, un po’ come quegli ospiti sgraditi. I “lungimiranti” bustocchi ebbero torto. Da dissalare, friggere in pastella e poi mantecare con una bordata di sugo.
Sorbetto alla Santana – Fresco come i suoi dribbling, a volte protagonista per il suo gusto inconfondibile, a volte assente, per volere dell’oste o per qualche muscolo troppo “freddo”.
I Dolci – Bavarese alla Vender – Dolce complesso, mai fatto. Commissionato due volte, il migliore l’ho mangiato a Leg…mi spiace. Un dolce troppo spesso non apprezzato, un po’ come è accaduto con uno dei migliori presidenti mai passati da queste parti.
E che si fa, non si beve?
Come bianco, un bel Arneis, fresco ed erbaceo, nonostante le antiche origini. Vino che ricorda Riccardo Colombo, che in Piemonte ha costruito un piccolo ma importante pezzo della sua carriera.
Come rosso, un Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. Vino di grandissimo spessore, dal profumo di ciliegia e mora che ti rimane dentro, un po’ come tutti i gol di bomber Temelin.
Ah, è vero, bisognerebbe bere un po’ d’acqua. Trasparente, sembra poco utile ma alla fine ti salva e mette ordine nello stomaco, chi meglio di Bertoni?
Carlo Albè