Stefano Gibellini è stato il primo colpo messo a segno dalla Castanese, che sin dai primi giorni di mercato si è mossa con grande decisione per allestire una squadra robusta e competitiva. Attaccante classe 1996, ritrova sulla panchina proprio mister Garavaglia, che lo aveva fatto esordire in Eccellenza con la maglia della Bustese. Da allora il nuovo innesto neroverde si è tolto tante soddisfazioni sui campi, vincendo ben 3 campionati: con il Milano City nella stagione 2014/15, con la Castellanzese nella stagione 2018/2019 e proprio il mese scorso con la R.G. Ticino.
Esperto non solo di Eccellenza ma anche di Serie D, i suoi punti di forza sono la concretezza in fase realizzativa e l’adattabilità nel reparto offensivo. A pochi giorni dall’inizio di questa nuova avventura, Stefano parla del campionato da poco conclusosi e delle prospettive per l’immediato futuro.
Perché hai scelto la Castanese?
“La decisione è stata dettata più che altro dal fatto che per i prossimi anni non potrò allenarmi di pomeriggio. Siccome sto concludendo il mio percorso universitario, i miei impegni futuri non sarebbero molto compatibili con gli impegni calcistici in serie D. Era una decisione che avevo in testa da tempo, poi è arrivata la chiamata del direttore, che mi conosceva già, e si è presentata questa occasione. Allenandoci la sera, per me è più facile conciliare lo studio con il calcio e il lavoro”.
Torniamo indietro di qualche mese: tra lo stop e la ripresa, come hai vissuto questo periodo e com’è stato disputare un campionato di quel genere?
“Quando ci siamo fermati sono stati dei mesi difficili, perché l’impegno che avevamo con la RG Ticino era importante e passare da allenarci tutti i giorni a stare chiusi in casa è stato un po’ traumatico, sopratutto per il fatto che inizialmente non c’era molta fiducia su un’eventuale ripresa dei campionati. Noi, però, siamo stati vigili e abbiamo continuato ad allenarci, sebbene non avessimo la minima idea se saremmo ripartiti. La società è venuta incontro a noi ragazzi, anche perché molti di noi facevano solo quello nella vita, e ci è rimasta vicino aiutandoci a vivere meglio i mesi di lockdown. Poi fortunatamente si è intravista la luce in fondo al tunnel e abbiamo potuto programmare seriamente la ripartenza. Alla fine siamo stati anche premiati, visto che il nostro obiettivo era di salire di categoria: per come si era messo il girone di andata prima della chiusura e per quello che avevamo fatto vedere in campo, sarebbe stata un po’ una beffa dover rinunciare a tutto. Giocando un campionato con poche partite siamo stati anche fortunati: siamo riusciti a giocarci lo spareggio e l’abbiamo spuntata noi, ma devo dire che anche la Biellese sicuramente meritava di salire. Per quanto dimostrato, eravamo le due favorite del girone”.
Alla luce di questa vittoria, qual è stata secondo te l’arma vincente della squadra?
“È stata una serie di fattori, tra cui l’ampiezza della rosa. Purtroppo siamo stati l’unica squadra del girone ad aver avuto dei contagiati, quindi molti di noi non sono stati sempre a disposizione, ma siamo comunque riusciti ad andare avanti grazie al valore dei giocatori, che è stato ciò che ha fatto la differenza. Poi secondo me anche l’impegno e l’intensità degli allenamenti ci hanno dato un vantaggio. Molte squadre magari avevano ripreso tardi per aspettare la certezza della ripresa e quindi avevano avuto poco tempo per prepararsi; noi, invece, anche nell’incertezza ci eravamo allenati e questo poi ci è tornato utile”.
In 10 partite hai messo a segno 5 gol. Sei soddisfatto di com’è andata dal punto di vista personale?
“In realtà avrei voluto farne qualcuno in più e ho pure sbagliato un rigore, però è anche vero che oltre ai 5 gol ci sono stati molti assist e rigori procurati. A livello puramente statistico sono soddisfatto, ma ovviamente in primo piano viene la vittoria del campionato. Come in ogni stagione, l’obiettivo di squadra è sempre più importante. Se poi si fanno tanti gol è ovviamente una bella soddisfazione personale, ma la soddisfazione più grande è quella del gruppo”.
Passando al nostro girone lombardo, la Castanese ha disputato un torneo “di collaudo” con l’obiettivo di oliare gli ingranaggi per poi rinforzare la rosa in vista di settembre. In questo senso, il tuo arrivo ha letteralmente aperto le danze: cosa pensi e senti di poter dare a questa maglia?
“Sicuramente ho maturato un pizzico di esperienza e, come ho già detto quando sono andato alla R.G. Ticino, voglio cercare di aiutare i ragazzi più giovani, soprattutto per farli integrare con quelli più anziani. Secondo me il fatto che stiano bene con i più grandi è un valore aggiunto che può fare la differenza e permettere loro di esprimere al massimo le proprie capacità. Poi voglio lavorare con l’impegno che ho sempre messo in campo; chi mi conosce sa che sono un giocatore che oltre a cercare di fare gol si sacrifica tanto per la squadra, quindi spero di poter dare il massimo, come spero di aver sempre fatto nelle annate precedenti”.
Pensando alla tua carriera, qual è la stagione che ricordi più felicemente?
“Sicuramente questa che si appena conclusa, proprio per come è arrivata la vittoria e per tutto quello che abbiamo passato. In queste dieci partite abbiamo affrontato una serie di disavventure, tra il Covid, il pullman che si è bloccato in autostrada per tre ore e il campionato quasi buttato via all’ultima giornata. Poi sicuramente anche la stagione a Castellanza, che per me è importante perché è stato l’anno in cui ho fatto meglio. Abbiamo conquistato un campionato per così dire disperato, visto che ai blocchi di partenza non eravamo di certo la squadra favorita. Ma con il gruppo che si era creato, tra l’altro abbastanza giovane, tutti i giocatori hanno tirato fuori le loro qualità e hanno dimostrato di valere, e infatti molti di loro sono tuttora molto richiesti in queste categorie. È stata anche quella un’annata memorabile con un filotto di vittorie nel girone di andata, chiuso a una decina di punti dalla seconda, e nessuno avrebbe mai pronosticato qualcosa del genere. Sicuramente sono le due stagioni che mi porto dentro”.
Oltre a mister Garavaglia, ritroverai in neroverde qualche tua altra conoscenza?
“Il mister lo conosco molto bene ed è stato lui a portarmi in prima squadra con la Bustese, poi anche il direttore Garavaglia che è stato con me quando giocavo a Vittuone qualche anno fa e con cui sono sempre stato in buoni rapporti. Infatti, quando mi ha chiamato, è stato un punto a favore che mi ha portato a scegliere la Castanese. Ritroverò anche qualche giocatore che conosco, come Urso, con cui ho giocato per metà stagione a Castellanza, e Dedionigi, che è stato anche lui con me a Castellanza, più qualcun altro che conosco da avversario”.
Mancano ancora due mesi, ma te lo chiedo lo stesso: quanto è forte la voglia di tornare a disputare (e qui facciamo i dovuti scongiuri) un campionato normale?
“Sicuramente la voglia è tanta perché è da due stagioni che praticamente non si porta a conclusione un campionato completo e nell’ottica di un giocatore sono anni che si perdono e che non si recuperano più. Per fortuna adesso anche l’Eccellenza è entrata a far parte dei campionati di interesse nazionale e con il protocollo che è già stato attuato in questo torneo dovremmo arrivare più preparati. Poi ovviamente facciamo gli scongiuri sperando che i contagi non tornino a salire a fine estate, ma ad ogni modo credo che con le dovute precauzioni si potrà disputare normalmente la stagione”.
C’è una squadra che non vedi l’ora di affrontare?
“Risponderei che non vedo l’ora di giocare contro la squadra più forte, ma non si sa ancora bene quale sia perché il calciomercato non è ancora finito. Sulla carta, però, direi la Varesina, perché quando l’ho affrontata era una delle più ostiche. Poi sarà bello giocare anche contro la Sestese, visto che sarà allenata dal mio ex mister Roncari, quindi non vedo l’ora di salutarlo e spero anche di fargli gol”.
Silvia Alabardi