“Perché la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia…”
Il buon Vasco l’ha sempre raccontata e cantata così, la vita, ma dove si trovi esattamente il limite fra equilibrio e follia è difficile da capire.
E difficile è capire questo sgomento, questo vuoto, questo dolore. Ci sono sempre i perché che soffocano i pensieri, tranciano il respiro.
Qui si piange, Noemi, tu non farlo. Non più. Ora che sei ovunque sei, ora che forse la pace ti ha accolta come un mantello e che darà conforto alle tue fragilità, ora che quel campo da calcio sarà ancor di più casa tua, dribblerai tutto con leggerezza e con il tuo sorriso e raggiungerei la vittoria che spesso ti vedeva protagonista ed ora regina indiscussa.
Hai sempre avuta la freddezza giusta per giocare, per calciare persino un rigore decisivo allo scadere, eppure non hai avuto spalle abbastanza larghe per sopportare un peso che ti ha oppressa troppo a lungo.
Io e te non siamo mai state compagne di squadra, ma “solo” avversarie. E tu eri un’avversaria di quelle toste, di quelle che quando arrivano al campo speri non sia in giornata perché “Come la si marca una così?”. Destro, sinistro, corsa, dribbling ubriacante, un calcio secco da fermo o in corsa. Con quella faccetta anche un po’ strafottente che ai miei occhi ti mostrava ancora più forte…e invece tu eri fragile, tanto fragile, troppo fragile. E qui, forse, non se ne era accorto nessuno.
Oggi i social sono pieni di te. Delle tue foto, dei racconti, di aneddoti, di ricordi. Li leggo e li rileggo e per quanto io non ti abbia mai conosciuta a fondo, mi sento sconvolta da questa storia. Tu con quella maglia rossoblù cucita addosso, le hai fatte sognare le tue compagne del Beata Giuliana, e così i vostri tifosi, il vostro staff,…probabilmente le hai fatte anche un po’ incazzare, perché da quelle come te si pretendeva sempre un po’ di più. A noi che stavamo dall’altra parte, invece, ci hai purgato spesso e volentieri…non sai cosa daremmo per essere purgate ancora un po’.
Però vedi Noemi, c’è un legame indissolubile che unisce chi calca quel campo da calcio e forse è per questo che oggi mi sento così vicina a te, così un tutt’uno con questo dolore. E con una dose intrinseca di umiltà ti chiedo anche una cosa: perdona chi non è stata all’altezza di essere tua compagna in questa che era certamente la sfida più dura da vincere, tu non hai colpe e sono certa che tutto quel peso sarà svanito e che ora starai facendo ammirare il tuo talento a chi ne è degno. E se vuoi saperla tutta ti parlo anche con un pizzico d’invidia perché io tutto quel talento non l’ho mai avuto ma nonostante questo ho amato smisuratamente come te una passione, la nostra passione, quella che ci terrà sempre vicine, ad accarezzare un pallone, a fare un tackle decisivo o a segnare il gol vittoria.
E se solo questo covid ci desse tregua, domenica ci ritroveremmo tutte su quel rettangolo verde, con gli occhi lucidi al cielo, abbracciate, a dedicarti il più profondo e rispettoso minuto di silenzio.
Questo per adesso ci è sottratto, ma è solo al silenzio che possiamo aggrapparci affidandogli le nostre preghiere, le nostre scuse, le nostre lacrime e la melodia più dolce. Perché i bomber vanno coccolati, sempre.
Buon viaggio Noemi, ora potrai correre a realizzare altri sogni, con la tua età in tasca, le mani piene zeppe di entusiasmo, ed il pallone sempre lì, incollato al piede…in fondo chi te lo toglie a te.
Mariella Lamonica