Ci sono sconfitte che a volte sono molto più utili di qualche vittoria, perché si portano dietro la prestazione e qualche convinzione in più. Ecco, il ko della Openjobmetis Varese contro l’AX Milano di ieri sera per 79-82 è una di queste, perché, nonostante i due punti lasciati sul campo, i biancorossi possono essere molto soddisfatti della prova offerta al pubblico di Masnago.
Rispetto alla debacle fragorosa di una settimana fa in casa dei campioni d’Italia della Virtus Bologna dove la squadra di coach Vertemati sparì completamente dal campo dal terzo quarto in poi, questa volta Varese ha avuto il merito e la bravura di far sudare sette camicie a Milano per poter portare a casa la vittoria, giocandosela alla pari fino all’ultimo secondo, prima che il tiro di Gentile per il pareggio si scagliasse sul ferro alla sirena dei 40′.
La risposta che tutti si attendevano da parte di Varese è quindi arrivata, con una prova fatta di una grandissima fisicità al cospetto di un avversario che fa di questa caratteristica la sua forza. La difesa uno contro uno, a volte confusionaria, ha comunque retto bene l’urto meneghino, e anzi, spesso è riuscita a creare difficoltà nella manovra offensiva dell’Olimpia, costretta a cercare soluzioni alternative soprattutto al gioco nel pitturato dove Egbunu è stato letteralmente il dominatore del match, testimoniato dalla vittoria a rimbalzo di Varese per 30-25.
Il messaggio più importante, però, arriva dal punto di vista mentale con la OJM che non ha mai mollato, nemmeno nel momento più duro ad inizio terzo quarto quando Milano con un parziale di 2-10 ha provato a scappare, trovando però la risposta di cuore e carattere di Varese, guidata da capitan Ferrero che di queste qualità ne è ambasciatore indiscusso. Una risposta psicologica importante retta in maniera ancor più determinante dal rientro di Trey Kell.
Il playmaker americano ha giocato molto più di quanto ci si aspettasse e lo ha fatto come se fosse a pieno regime da mesi, quando invece è rientrato in squadra solo a metà della scorsa settimana. Geometrie, ordine, punti e soprattutto una tranquillità disarmante nella gestione della palla che hanno dato linfa ed ossigeno ad una Varese che ha bisogno del suo regista per fare decollare finalmente questo film.
La squadra inizia a muoversi con coscienza e continuità, ognuno sa bene il suo ruolo ed ora sarà solo una questione di gestione delle rotazioni. Vertemati dovrà essere bravo a riuscire a tenere in gas tutti i suoi giocatori nel match, come fatto ieri, ad eccezione di Wilson, unica nota davvero negativa. La guardia non riesce a trovare una collocazione e la speranza è che il rientro a pieno regime di Kell lo possa svegliare dal torpore in cui è entrato, forse molto più psicologico che tecnico, per dare quell’arma in più a Vertemati che, nelle prossime 4 gare fondamentali, dovrà cercare essere decisivo, per un trittico da cui passa molto della stagione varesina.
Resta l’amaro in bocca per una vittoria solo sfiorata con il rammarico di qualche fischio dubbio che ha contrassegnato l’ultima metà di gioco. Questo discorso spesso è solo un alibi dei perdenti ma, analizzando bene le situazioni di gioco, lascia più di qualche incertezza su quello che sarebbe potuto essere un finale decisamente diverso, più dolce e meno amaro per tutta Varese.
Alessandro Burin