La stagione ufficiale della Pallacanestro Varese si è aperta con una sconfitta sul campo del PalaRadi nella prima gara di Supercoppa Discovery+, in un match che ha messo in evidenza ancora tutte le lacune di una squadra completamente nuova che ha bisogno di tempo per amalgamarsi più in campo che fuori, visto che il gruppo è già ben affiato, anche se poi si sa che ha fare la differenza in ogni stagione sono sempre e solo i risultati.

Una stagione che sarà lunga e complicata, visto che il livello del campionato si è alzato notevolmente dopo un’estate contrassegnata da un mercato infuocato, fatto di tanti colpi interessanti da parte di molte squadre, soprattutto le due neo promosse, che sono salite nella massima Lega italiana con l’intenzione chiara e definita di giocarsi le proprie carte da protagoniste e non solo per fare le comparse.

Una situazione che ha uniformato un campionato già altamente competitivo al suo interno e nel quale la nuova Varese 2021-2022 inaugura un ciclo triennale con in panchina coach Adriano Vertemati, votato alla crescita e valorizzazione dei giovani talenti messi a sua disposizione, unito ad una ricerca di risultati per riportare i biancorossi a vivere quelle emozioni a cui il pubblico e la Città Giardino, per storia e tradizione, sono sempre stati abituati.

Una squadra costruita come ormai prassi negli ultimi anni dal GM biancorosso Andrea Conti, che racconta così le prospettive della nuova Varese e di tutta la stagione, tra Supercoppa e Campionato.

Che Pallacanestro Varese ci dobbiamo aspettare in campo quest’anno?
“Sicuramente una squadra dura, sporca, fisica, speriamo anche un po’ a tratti spettacolare, perché è anche giusto che con il ritorno del pubblico nei palazzetti i tifosi tornino ad entusiasmarsi e che dovrà vendere cara la pelle perchè il livello del campionato si è alzato tantissimo”.

Queste prime settimane di lavoro hanno messo in luce un uomo su tutti, coach Adriano Vertemati. Che tipo di allenatore è come lo ha visto in queste prime settimane, lei che lo ha voluto fortemente a Varese?
“Adriano è questo tipo di allenatore per chi lo ha potuto vedere dal vivo. E’ un coach molto attivo sul campo, diretto e preciso con i giocatori. Chiaramente in questo c’è tanto della sua voglia di emergere. Per lui Varese è una vetrina importante ed io penso che abbia tutte le skills e le qualità per poter emergere. E’ chiaro poi che i risultati, i giocatori che hai a disposizione, le prestazioni degli stessi in campo fanno la differenza. Non è sicuramente un coach vergine ma è un allenatore dal bagaglio e dal background importante”.

Da General Manager il mercato di quest’anno a che punto lo mette in quelli da lei fatti finora in biancorosso?
“Onestamente è difficile dirlo. Le ultime due stagioni, la scorsa e quella prima, sono state molto diverse per il covid-19, perché ha inciso tantissimo, vuoi per lo stop al campionato prima, vuoi per la mancanza di pubblico e quindi il rendimento è stato così, molto altalenante. Il discorso è che la Varese del primo anno con Scrubb, Avramovic, Archie rimane una squadra che ha fatto bene arrivando nona, discretamente forte. Questa qui la ricalca forse da un punto di vista dello spessore fisico, cambia a livello di playmaking con Kell che è molto più strutturato fisicamente rispetto a Moore, però è un gruppo che può dire la sua. C’è anche da dire però che il livello di competizione si è alzato rispetto a tre stagioni fa”.

Alessandro Gentile sarà l’uomo simbolo della Varese di quest’anno, cosa si aspetta da lui?
“Mi aspetto che lui sia sereno, possa divertirsi qua a Varese e ritornare il giocatore che era, secondo me un top tra gli italiani in circolazione. Ha bisogno di serenità e di un ambiente giusto per fare il suo ed aiutare la squadra. Devo dire che in queste prime settimane di lavoro sta già dando ottimi segnali e buone dimostrazioni di questo, ergendosi subito a leader e questa è una cosa positiva ed importante”.

Quanto potrà essere importante questa Supercoppa per amalgamare il gruppo più in campo che fuori, perché nello spogliatoio c’è già buon affiatamento tra i compagni…
“Io penso invece che questa Supercoppa metta qualche sassolino tra gli ingranaggi, perché giocare ogni due giorni con le squadre un po’ raffazzonate, con chi è arrivato in ritardo, con problemi fisici da gestire, non è facile. Conterebbe molto di più allenarsi e fare i tornei nel fine settimana. E’ comunque una competizione che ha valore, conta giocare bene, vincere, tenendo ben presente che l’obiettivo deve essere quello di arrivare pronti al campionato. Aiuterà sicuramente a oliare i meccanismi, stare insieme e trovare la chimica giusta”.

L’obiettivo del campionato di Varese, alla luce della doppia retrocessione e del livello delle altre squadre quale deve essere? La salvezza o qualcosa di più?
“Oggi è complicato parlare di qualcosa in più. Bisogna diluire gli sforzi in tutta la stagione, perché la memoria dice che ci parte subito a razzo poi fa male nella seconda parte di stagione, invece le squadre che partono malissimo la prima parte poi fanno benissimo la seconda metà di stagione. Bisogna trovare equilibrio e questo lo si trova riuscendo a creare la chimica giusta tra i giocatori che abbiamo firmato. Speriamo di recuperare il prima possibile Kell, di ritrovare la forma di Beane che è arrivato da una settimana, di ritrovare Jones che dopo 18 mesi è quello onestamente un pochettino più indietro. Ritrovare l’equilibrio un passettino alla volta”.

Alessandro Burin

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