Dopo un anno e mezzo passato a combattere la pandemia, la vita quotidiana di ogni persona sta piano piano tornando ad una simil normalità. La sempre maggiore espansione dei vaccini e l’ormai assimilata routine legata a determinate regole, come il mantenere la mascherina o la distanza in ambienti chiusi, sta facendo sì che la convivenza con il coronavirus vada ad inficiare sempre meno sulle attività più comuni.

La situazione sanitaria è sicuramente migliorata rispetto a quella che poteva essere la condizione anche solo qualche mese fa ma tutto questo va collegato ad un piano ferreo e rigido di prevenzione e di sicurezza che parte dal Green Pass come strumento principale, nonché cardine della lotta ad un nemico tanto forte quanto invisibile e quindi mai da sottovalutare per non rischiare di ritrovarsi in poco tempo al punto di partenza.

L’obbligo del pass verde sta coinvolgendo sempre più attività, che vadano dalla quotidiana possibilità di recarsi al posto di lavoro, all’andare al bar, in piscina, in palestra al cinema, a vedere una partita allo stadio o al palazzetto, insomma, un elemento ormai imprescindibile nella vita di ogni persona.
Ovviamente, come gli altri settori e forse anche di più, il mondo dello sport tutto ha assunto questo strumento di prevenzione come motore per una ripartenza in sicurezza, cercando di recuperare il tempo perso in questo anno e mezzo, in cui non solo le risorse economiche sono andate via via sperperandosi senza più entrate per moltissime società, da quelle professionistiche a quelle dilettantistiche, quanto soprattutto tutto il movimento a livello di attività si sia completamento fermato.

La ripartenza nel segno del Green Pass sta portando la possibilità a tantissimi atleti ed atlete di tornare a sviluppare la propria passione, oltre che ridare vita a tutto il movimento sport, con la sempre maggior apertura ai tifosi ai vari impianti, all’aperto ed al chiuso, che in maniera ancora molto lenta stanno tornando a rinpinguare le casse societarie.

In questo contesto di assoluto controllo e sicurezza, fa specie come un mondo quale quello dello sport CSI, che riunisce in sé tantissime ragazze e ragazzi di tutte le età e di tantissime zone diverse d’Italia, abbia allentato in maniera clamorosa la corda in termini di misure di sicurezza e di prevenzione contro il covdi-19 lasciando parecchio stupiti tutti gli atleti che si rivolgono a questo mondo per giocare.

L’ultima riunione al CSI Varese del 13 settembre scorso ha infatti reso noto come, in zona bianca, per le attività sportive all’aperto non serva il Green Pass per svolgere la disciplina e nemmeno per accedere agli spogliatoi. Inoltre, il CSI fa sapere come non serva più alcun tipo di autocertificazione ma solo la misurazione della temperatura ed il registro presenza con nome, cognome e numero di telefono. Una scelta che sembra abbastanza discutibile, collegata poi all’indicazione sull’utilizzo degli spogliatoi, ambienti chiusi e quindi maggiormente esposti al possibile contagio di giocatori non più controllati, che manterranno però all’interno l’obbligo di mascherina, tranne nel momento della doccia, collegata alla distanza di un metro e mezzo.

Regole che sembrano fare a pugni l’una con l’altra e che soprattutto fanno molto contrasto con quelle che sono le indicazioni non solo per altri settori della vita quotidiana, quanto per le stesse attività sportive delle società dilettantistiche e professionistiche che hanno sicuramente costi maggiori di quanti ne possano avere società del CSI e che per assicurare salute e sicurezza a tutti i tesserati e tifosi, si stanno mobilitando in tutto e per tutto per sottostare alle regole indicate per mantenere la sicurezza sanitaria.

Alessandro Burin

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