Oggi, 13 gennaio, Giancarlo Pigionatti compie 75 anni. Mi sembra sia il momento adatto, adeguato, simbolicamente  perfetto per celebrare in modo degno un personaggio importante per lo sport e, in particolare, per la pallacanestro della nostra provincia. Per i pochi che ancora non lo sanno, e per i pochissimi che non hanno mai avuto l’occasione di “leggerlo”, ricordo che Pigionatti è stato per tantissimi anni il caporedattore sport de “La Prealpina”, un ruolo che Giancarlo ha svolto con passione, competenza e quella “verve” tutt’oggi inimitabile. Non è facile descrivere Pigionatti, per tutti semplicemente “Pigio”. Non è facile, nemmeno per me che ho lavorato al suo fianco e ai suoi ordini per quasi 25 anni, parlare di Giancarlo senza rischiare di cadere in una retorica quasi scontata. Al netto della sua complessità, non un compito agevole. Ma, bisogna provarci…

Pigionatti per circa trent’anni, mese più mese meno, è stato la voce, autorevolissima, di tutto lo sport della provincia di Varese. Non c’è stato argomento, o meglio, disciplina sportiva, di cui non si sia occupato offrendo alla stessa un punto di vista intelligente, un’annotazione critica pertinente, un canto elegiaco suggestivo. Tutto merito, è ovvio, di una “penna” sempre brillante e di un cervello che sapeva guardare oltre. Oltre la siepe. Oltre il muro. Oltre quegli steccati che, spesso, la “gente” che fa sport erige per difendere chissà quali segreti. 
Giancarlo, aveva, ha tuttora, la curiosità come dote naturale e l’intuito giornalistico necessari per scovare, abbellire e dilatare la notizia rendendola sempre interessante. 

Certo, personaggio non facile Pigionatti. Personaggio per certi versi da trattare con le molle perché talentuoso come un cavallo di razza. Personaggio, in alcuni frangenti, certamente divisivo, ovvero capace di spaccare la piazza in due fazioni. Da una parte quelli “Viva-Pigio”. Dall’altra quelli “Abbasso-Pigio”. Due fazioni che dopo alcuni suoi famosi editoriali, allo stadio “Franco Ossola” e soprattutto al palazzetto “Lino Oldrini” a Masnago, non hanno fatto mancare cori di entusiastica approvazione o, al contrario, bordate di fischi e “ululati” di dissenso. Mai banale e scontato, però, “il Pigio”. Questo gli va riconosciuto. 

Mai banale nelle critiche. Mai banale nelle prese di posizione, sovente fortissime, che lo facevano apparire una sorte di Don Chisciotte” a spasso sotto il Sacro Monte. Gli aneddoti in questo senso sono numerosissimi e, per tutti, basterebbe citare, il silenzio tombale “regalato” a Edoardo Bulgheroni nelle prime settimane della sua presidenza. 
Un silenzio poi sfociato, dopo adeguato chiarimento, in un amore senza limiti né confini nei confronti del “Presidentino”.

Mai banale nella stesura dei suoi “classici”, lunghissimi, articoli (parlo sempre di basket…) che apparivano il martedì e, scusate l’esagerazione, erano spesso attesi, e temuti, quasi fossero un’enciclica papale. Articoli non sempre facili da leggere perché scritti con una costruzione grammaticale a volte troppo “ricca”. Di parentesi, subordinate oggettive e soggettive, proposizioni principali, secondarie e richiami. Tuttavia, nel coglierne l’essenza, non potevi non catturarne anche il pensiero. Lucido. Qualche volta geniale. 

Mai banale sia nei suoi slanci affettuosi dei quali negli anni hanno beneficiato in tantissimi; sia nelle critiche ferocissime e “tranchant”.

Val forse la pena di ricordare che Pigio è stato, prima di tutti, e con tanti mesi di anticipo rispetto ai colleghi dei quotidiani nazionali, il cantore delle gesta, e del personaggio, Gianmarco Pozzecco?
Val forse la pena di ricordare che lo stesso “Poz”, giusto per sottolinearne l’importanza sotto il profilo umano, ha definito più volte Giancarlo come una sorta di padre putativo cestistico?
Ma, al contrario, e valga per tutti quanti, val forse la pena di ricordare la strenua e appassionata difesa di Dragan Ceranic, centro serbo dell’epoca Metis Varese con cui, probabilmente, Pigionatti consumò ai tempi intere stecche di sigarette? 

Pigionatti, in virtù di suoi trascorsi cestistici nelle giovanili dell’Ignis (da urlo i suoi famosi “no look pass” elargiti in furibonde sfide al CTL), conosceva la “materia”, ma nell’esegesi dei suoi scritti risaltavano sempre, sempre più, gli aspetti umani ed emotivi, a scapito di quelli tecnici o, peggio, ancora, matematico-statistici.  

“Pigionatti è stato ed è tuttora un ottimo giornalista che – ricorda un suo ex-collega del quale non rivelerò mai il nome, ai maligni dirò solo che non si tratta né di Claudio Piovanelli, né di Silvio Peron, altri eccellenti elementi della nostra “squadra” -, coi suoi pezzi riguardanti lo sport ha dato lustro al giornale facendolo diventare una “vetrina” importante anche a livello nazionale. Posso testimoniare che il lunedì e martedì pomeriggio, in conseguenza dei suoi articoli di fondo, i telefoni della redazione erano letteralmente bollenti per le innumerevoli chiamate che arrivavano da tante parti d’Italia.
Telefonate che, ovviamente, si dividevano tra consenso e protesta perché Pigio faceva comunque discutere e chiunque amasse lo sport e fosse in possesso di un minimo di senso critico non poteva non prendere posizione. Non poteva rimanere indifferente. Insomma: non era possibile non schierarsi. Una situazione che Pigionatti, aziendalista fedele, volgeva sempre e comunque a vantaggio del giornale”. 

Insomma: di Giancarlo, potete ben immaginarlo, potrei parlare, e scrivere, per ore e ore. Come le tante ore trascorse insieme in macchina in giro per l’Italia seguendo in trasferta la Pallacanestro Varese. Ore pienissime di dialoghi, discussioni, riflessioni in bilico tra profondità “filosofiche e leggerezze del quotidiano.
Ore durante le quali ho imparato molto. Tantissimo, da un uomo pieno di slanci, idee, risorse. Un uomo che, oggi, desidero  pubblicamente ringraziare e insieme agli auguri vorrei inviargli il nostro classico saluto: “Vai Gianca e, sempre, “Pigio” al dovere!!”.

Massimo Turconi

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