Nel deserto dell’Enerxenia Arena, svuotata dal focolaio di covid-19 che ha colpito il team squadra della Openjobmetis Varese, un uomo solo è rimasto ad allenarsi in attesa che i tamponi ridiano anche ai suoi compagni la possibilità di tornare sul parquet: Niccolò De Vico.
L’ala azzurra sta trascorrendo queste brutte settimane per tutti gli appassionati della Pallacanestro Varese cercando di non perdere quella forma fisica che, per forza di cose, tutti i suoi compagni colpiti dal virus stanno perdendo fino al rientro in attività.
L’attuale situazione psicologica e di classifica non è semplice per i ragazzi di coach Bulleri che non possono più permettersi di sbagliare neanche un colpo per conquistarsi una salvezza che, vista la concomitanza delle circostanze che definire sfortunate è poco, avrebbe dell’impresa.
Una certezza da cui potrà ripartire il tecnico di Cecina è sicuramente Niccolò che vuole tornare il più presto possibile ad assaporare il gusto della vittoria:

Come stai vivendo queste settimane da highlander del gruppo?
“E’ brutto da dirsi, però è proprio così, sono l’ultimo rimasto. Le sto vivendo male, molto male, perché spiace per la situazione di classifica complicata nella quale ci siamo messi noi e in più ora c’è questa mazzata che ci sta tenendo fermi da due settimane e che non si sa ancora quanto durerà. Tornare sarà ancora più difficile perché ci saranno tutti i miei compagni che avranno perso un po’ di forma”.

Come trascorri queste giornate da solo in palestra? Fai allenamento prettamente fisico o anche qualcosa di basket giocato?
“Vado in palestra tutti i giorni, come se fosse una settimana normale di allenamento. Durante la prima settimana ho fatto molto lavoro atletico con il preparatore, mentre negli ultimi giorni siamo riusciti a fare un po’ di basket giocato grazie a qualche ragazzo delle giovanili. Anche loro completamente sotto controllo per non rischiare di allargare ancora di più il focolaio. Inoltre, tutti i giorni sto facendo pesi e mi tengo allenato nei fondamentali e nel tiro. Il livello fisico e tecnico non è lo stesso ma cerco di mantenermi in ritmo per quanto possibile”.

Si può dire che nella sfortuna più totale di tutta questa situazione, a te è servito questo stop per riprenderti ancora meglio dall’infortunio al gomito?
“Diciamo di sì. Sto utilizzando questo periodo per riprendere la forza nel braccio che ancora non avevo del tutto. Non sono ancora al 100% da quel punto di vista, quindi sì, questa pausa forzata potrà darmi una grossa mano per riprendermi al meglio”.

Tornando al campo, pensi sia esclusivamente un problema psicologico quello che vi porta a crollare inspiegabilmente per lunghi periodi durante la partita? Un po’ di tempo fa il problema era l’approccio alla gara. Superato quello, ora la problematica è nei terzi quarti, come se la squadra uscisse completamente svuotata dall’intervallo. Che risposta ti dai tu?
“Mi viene da dire che sì, il problema sia soprattutto psicologico. Nel senso che quando fai partite di un certo livello, per 30-35 minuti, come successo con Venezia, Reggio Emilia, Treviso e a Trento, le nostre qualità fisico-tecniche escono e si vedono. Purtroppo in un paio di gare per noi fondamentali, invece, abbiamo avuto dei cali che hanno pesato sul risultato finale e poi sulla classifica. La soluzione a tutto questo purtroppo non posso darla perché se no l’avremmo messa già in pratica e non avremmo perso 4/6 punti. Più il tempo va avanti e più il ritrovarsi in situazioni critiche durante la partita per noi diventa sempre un peso maggiore perché subentra un fattore psicologico che ci abbatte, iniziamo a pensare di non riuscire a portare a casa la sfida e si crea un carico mentale difficile da superare. Prima di questo stop per il covid avevamo fatto lunghe riunioni, ci stavamo allenando bene, parlavamo e ci confrontavamo molto su questo aspetto, poi purtroppo ci siamo dovuti fermare. La classifica è molto corta e la stagione è ancora molto molto lunga. Detto questo, però, non possiamo permetterci cali che durano 10 minuti perché altrimenti si compromette in maniera irreparabile quanto di buono abbiamo fatto fino a quel momento”.

Come vedi la prospettiva di un campionato che vi metterà davanti tante partite importanti una dopo l’altra e che affronterete con una forma fisica non al massimo? Quale può essere la chiave su cui puntare per giocare al meglio?
“Dobbiamo puntare sull’aspetto mentale. L’80% dei miei compagni saranno purtroppo in una condizione fisica che richiederà un recupero. I nostri due giocatori più importanti hanno anche una certa età e quindi potrebbe pesare fare una partita ogni tre giorni, trasferte incluse, e sarà impegnativo per tutti. Ma a livello mentale dovremo essere il più tosti possibile, il più squadra possibile, andare oltre le difficoltà che troveremo in gara e cercare di vincere più match possibile. Dovremo essere bravi a guardare solo a noi stessi, senza preoccuparci dei risultati degli altri”.

Ci credi?
“Assolutamente sì, se no avrei già appeso le scarpe al chiodo. Siamo a meno di metà stagione, dobbiamo ancora recuperare due gare del girone d’andata. Ho visto squadre recuperare la stagione in un mese. Con questa classifica si può assolutamente fare, poi però tutte queste parole bisogna metterle in campo. Io posso dire di essere fiducioso, positivo, di parlare di quello che bisogna fare, però poi bisogna dimostrare in campo tutte le buone intenzioni che si dicono di avere”.

Alessandro Burin

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