L’era Javorcic alla Pro Patria ha scritto il suo epilogo. Certificato da Radio Mercato (nelle prossime ore lo spalatino firmerà un biennale con il SudTirol) e dal Comunicato Ufficiale del club tigrotto. Un addio maturato negli ultimi mesi e diventato ineluttabile alla formalizzazione della proposta presentata dagli altoatesini. Un’offerta (per parafrasi cinematografica) che Ivan Drago non poteva rifiutare. E che Patrizia Testa non poteva pareggiare.
Perché in questa precisa fase storico/sportiva Bolzano rappresenta un chiaro upgrade tecnico ed economico rispetto a Busto. Esattamente quello che il croato cercava. Non una B o un settore giovanile. Dove il rischio di bruciarsi o di dare un’impronta caratterizzante alla parabola di allenatore sarebbero stati troppo marcati. Una tappa congrua al suo percorso di crescita. Insomma, la mossa giusta al momento giusto. Non una sorpresa per un professionista preparato ma anche parecchio sveglio. Qualità che devono viaggiare a braccetto. Per un tempismo chiave nel calcio moderno.            

Croatian Graffiti. Da quel 17 aprile 2017 (data del suo approdo allo “Speroni”), 156 gare in tutte le competizioni (la società ne assegna una di più contando entrambe le sfide con il Pro Piacenza del 2018/19), meno 10 da Pietro Magni e meno vattelappesca dal mitologico Imre Ianos Bekey sul podio del club, una promozione dalla D, uno Scudetto dilettanti, 3 playoff conquistati, una percentuale di vittorie in C del 36,50%, e (soprattutto) un parco giocatori valorizzato tecnicamente ed economicamente come da mission aziendale. Priorità per un allenatore di una società come la Pro Patria che impone di contabilizzare a bilancio la crescita sul campo. Compito che Javorcic ha svolto in modo encomiabile (esemplare al riguardo la monetizzazione di Gatti).

Breve ma intenso. Come nelle abitudini della casa, commiato senza fronzoli da via Cà Bianca. “Aurora Pro Patria 1919 comunica che l’Allenatore della Prima Squadra Ivan Javorcic non rinnoverà il suo contratto con il Club. Si conclude una storia di sport bellissima, intensa, indimenticabile, durata più di 4 anni…In una parola…GRAZIE!!! In bocca al lupo Mister!”. Della serie, retorica ridotta all’osso. Tentazione cui non ha ceduto neppure l’ormai ex tecnico: “La mia storia con la Pro Patria è cominciata con il rispetto, si è evoluta con il duro lavoro e, infine, è diventata una storia d’amore, un sentimento intimo che non ha bisogno di essere gridato. Un semplice e profondo GRAZIE a chi ha condiviso con me questi quattro anni. Alla Presidentessa, al Direttore, a tutte le persone che lavorano all’interno della Società, ai miei collaboratori e a tutti i miei giocatori. GRAZIE ai tifosi bianco-blu che mi hanno conquistato con i loro cori e i loro striscioni e con la loro pura passione per questi magici colori. Per sempre, figlio della Pro Patria”.

Avanti un altro! Chi dopo Javorcic? Palla a Turotti. Il biellese un’idea se l’era fatta probabilmente già l’estate scorsa. Quando l’addio aveva costituito un’ipotesi (poi sfumata). Ora dovrà tradurre il profilo ideale in un nome a cui affidare l’eredità dello spalatino. L’insostenibile leggerezza di sedersi sulla panca tigrotta. Onere o onore? Dipenderà dai risultati. Il piano di lavoro è tracciato. E va ben oltre chi lo incarnerà. L’identità del nuovo mister? A breve. Non oltre questa settimana. Evitando di sgranare il rosario dei candidati non avendone cognizione diretta.     

Vedo, prevedo e stravedo. A chiudere un inciso personale. Nell’ultima intervista one to one fatta qui al tecnico croato (4 marzo), tracciavamo inconsapevolmente (?) un possibile scenario. Citiamo testualmente: Qualche settimana fa un procuratore mi ha rivelato che se dovesse consigliare ad un suo assistito una destinazione ideale in Serie C per crescere sul piano tecnico ed umano, suggerirebbe Renate, SudTirol e Pro Patria. Stima meritata? 

L’immagine che si è guadagnata questo club è la cosa più importante. Soprattutto nella sua dimensione di società. Un progetto di qualità, pulito. Non è facile farlo capire da fuori. Ci si rende conto solo vivendolo da dentro. Penso ad un ragazzo come Lombardoni che è stato campione d’Italia a livello giovanile e che in 2/3 anni di lavoro qui è cresciuto come conoscenza e capacità. Oggi più che il nome conta la sostanza di quello che si può offrire ad un calciatore. Credo che la Pro Patria si sia meritato questo credito nell’ambiente“.                 

Chi scrive (senza tirarsela troppo), poteva solo immaginare. Nella risposta (chissà) c’era invece già la premonizione della tappa successiva.  

Giovanni Castiglioni

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