Il Gavirate rientra tra la stragrande maggioranza di società del girone A di Eccellenza che nelle scorse settimane hanno richiamato le proprie squadre giovanili sui campi di gioco. Per l’esattezza, i giovani tesserati rossoblu hanno finalmente varcato la soglia del “Vittore Annessi” sabato 6 febbraio, per la prima volta dopo tante settimane. A spiegarci com’è andata la ripresa e come sono strutturati gli allenamenti individuali delle varie categorie è Massimo Cerutti, coordinatore tecnico del settore giovanile.

Com’è stato ritrovarsi al campo? Quanto era palpabile l’emozione di grandi e piccoli?
“La ripresa è andata bene, c’è stata una risposta molto positiva da parte dei ragazzi e ho visto una gran voglia di partecipare agli allenamenti. Sinceramente non avevamo dubbi perché avevamo fatto due call su Zoom, prima con i genitori dell’agonistica e poi con quelli della preagonistica, per sapere cosa ne pensavano e avevamo avuto la conferma che tutti volevano ripartire al più presto. Così è stato e abbiamo deciso di iniziare in modo graduale nel fine settimana per sfruttare al meglio le fasce orarie con le temperature più miti, perché con questo clima allenarsi la sera senza la possibilità di fare la doccia sarebbe complicato. Due domeniche fa avevamo dovuto sospendere l’allenamento perché pioveva, mentre lo scorso weekend eravamo al campo tutti e due i giorni, con la preagonistica il sabato e l’agonistica la domenica. Questa settimana ci troveremo venerdì e sabato visto che i ragazzi sono a casa da scuola per il Carnevale. Diciamo che siamo partiti all’insegna del divertimento, nel senso che abbiamo programmato questi allenamenti per permettere ai ragazzi di svagarsi e riabituarsi a venire al campo. La nostalgia del campo si faceva sentire ed è stato bello rivederli correre nel rettangolo verde: è qualcosa che mancava tanto, sia a loro che a noi”. 

Come avete organizzato le sessioni di allenamento?
“Abbiamo avuto una grande disponibilità da parte di tutti gli istruttori, in modo da lavorare con tanti gruppi senza avere tempi morti. Stiamo facendo sessioni di un’ora invece dell’ora e mezza o delle due ore di prima e in questo modo riusciamo a controllare ancora meglio i ragazzi. In questa situazione, la sicurezza è al primo posto e ci atteniamo a tutti i protocolli dettati dal Ministero, come misurare la temperatura all’ingresso e all’uscita, ritirare le autocertificazioni, e così via. Chiaramente è un grosso impegno, ma ci teniamo molto a far lavorare e divertire i nostri ragazzi”.

Di questi tempi, trovarsi al campo ha una funzione sociale ancora più profonda.
“Assolutamente. Questi ragazzi avevano bisogno, al di là dell’attività fisica, di venire al campo per socializzare. Sono fermi da tanto e hanno perso quasi due anni: i Regionali avevano giocato tre partite, i Provinciali solo una e poi sono stati bloccati. Vediamo di farli giocare e di tornare piano piano alla normalità. Con tutti questi mesi di stop, la nostra paura era anche quella di perdere qualcuno, perché abituandosi a stare comodi a casa, con la PlayStation o la TV a disposizione, la voglia di venire al campo e faticare al freddo poteva essere meno forte di prima. E invece la risposta che abbiamo ricevuto è stata molto incoraggiante e fa capire che questi ragazzi hanno tanta passione”.

Con i dovuti scongiuri, come vorrete organizzare i prossimi mesi?
“La nostra idea è di proseguire, almeno per questa settimana, nel weekend; poi andando incontro alla bella stagione, e decreti permettendo, pensiamo di iniziare ad allenarci anche la sera in settimana. Siccome siamo nell’anno del centenario, per festeggiare questa ricorrenza abbiamo anche programmato una serie di tornei che dovrebbero tenersi da maggio in avanti e a cui vorremmo invitare anche altre squadre. Visto che per i campionati la ripresa è davvero difficile, speriamo almeno di avere la possibilità di svolgere questi eventi per poi ripartire a settembre senza più interruzioni”.

Silvia Alabardi

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