A inizio stagione Francesco Gazo doveva essere una delle colonne portanti del Seregno ma aveva già strizzato l’occhio alle lusinghe del Città di Varese, augurando comunque ai biancorossi tutta la fortuna possibile. Poi però qualcosa con gli azzurri non ha funzionato, malgrado un campionato giocato ai piani alti, e nel mercato invernale è arrivato il tanto atteso ricongiungimento tra Gazo e Varese. “Non so cosa non abbia funzionato a Seregno tra me e la società – ci confida Gazo –. La squadra era molto forte e con un mister bravo come Arnaldo Franzini c’erano tutti i presupposti per fare bene insieme; probabilmente c’è stata un’incompatibilità di fondo con l’ambiente che può portare a far più fatica del previsto. In ogni caso Seregno rappresenta il passato; ora c’è il Varese”.

Non hai pensato due volte ad accettare l’offerta del Varese. Dato che conosci bene Andrea Scandola, è stato lui a chiamarti? Com’è nata la trattativa?
“Già da tempo avevo contatti frequenti con Andrea, ad esempio anche dalla scorsa estate, ma non era mai arrivato il momento di concretizzare. Abbiamo mantenuto i rapporti e sotto Natale, quando avevo ormai deciso di cambiare aria, il Varese ha avanzato la sua proposta insieme ad altre due squadre. Hanno dimostrato di volermi a tutti i costi e io volevo tanto tornare qui: non mi interessava la situazione di classifica perché parlando con Andrea sapevo bene qual era la situazione, che il gruppo c’era e che il mister era bravo. In cinque minuti abbiamo trovato l’accordo”.

Sei stato accolto dai tifosi quasi come un salvatore; cosa vuol dire per te l’affetto della tifoseria biancorossa?
“Molti li conoscevo già da tempo, in virtù degli anni che ho trascorso in biancorosso. Per un varesino che gioca nel Varese sentire così tanto il loro affetto rappresenta una grossa spinta in più e non vedo l’ora di rivederli al più presto al “Franco Ossola” per incitarci. Trovarli ad aspettarci nel piazzale di ritorno della trasferta contro il Pont Donnaz è stata un’emozione incredibile”.

Il mercato invernale del Città di Varese è stato soprattutto incentrato sull’esperienza: tu, Ebagua, Quitadamo, Rinaldi… cosa avete portato a questa squadra?
“Restiamo comunque una squadra giovane e sono i proprio i più giovani che devono dare spensieratezza, ritmo e ambizione. Noi “anziani” portiamo un po’ più di esperienza sia in campo sia fuori, cosa che ho sempre cercato di fare. Cosa ho portato io nello specifico? Onestamente non saprei rispondere, saranno gli altri a dirlo”.

Dall’esterno che impressione ti eri fatto del Varese e che squadra hai trovato al tuo arrivo?
“Da tifoso soffrivo vedendo i risultati e guardando la rosa continuavo a ripetermi che qualcosa non tornava. Spesso quando i risultati non arrivano ci può essere un problema a livello di gruppo, ma da quando sono arrivato non ho notato nulla del genere; anzi, lo spogliatoio è sano nel vero senso del termine. Inoltre la società è seria e ci garantisce le condizioni ideali per lavorare e giocare. Poi è ovvio che la situazione di classifica in cui ci troviamo non è semplice ma abbiamo tutte le carte in regola, a livello di squadra e di organizzazione, per rialzarci e uscirne al meglio”.

Le prime impressioni di Rossi su di te sono state decisamente positive; viceversa, che impressione ti ha fatto il mister e come ti trovi con lui?
“Come ho detto prima, Scandola mi aveva già parlato di lui e lavorandoci assieme posso dire che aveva ragione: mi trovo molto bene sia a livello umano che di campo. È un mister intelligente e si vede che ha giocato a calcio a grandi livelli: ha una buona gestione del gruppo e dice le cose giuste nel momento giusto a tutti”.

Eccezion fatta per il derby contro la Caronnese, hai quasi sempre giocato in un centrocampo a due con Romeo: come ti trovi in questo ruolo? E qual è l’intesa con il tuo compagno di reparto?
“Mi trovo bene in questo ruolo e con Romeo c’è un ottimo feeling anche al di fuori dal campo; oltre ad essere un bravo calciatore è anche davvero un bravo ragazzo e sono contento di giocare insieme a lui”.

Preferisci giocare a due o a tre? Che impressione ti ha fatto Rinaldi?
“Nella mia carriera mi sono trovato bene giocando sia a due sia a tre. Il modulo conta relativamente dato che l’importante è l’organizzazione: se tutti sanno cosa devono fare la squadra gira. Rinaldi è arrivato in punta di piedi e ha fatto vedere subito di essere un buon giocatore. È un ragazzo positivo e soprattutto utile alla nostra causa dato che ci porta delle caratteristiche che non avevamo”.

Appena arrivato ti aspettavi tutte le difficoltà che avete incontrato?
“Quando sono arrivato eravamo ultimi in classifica con 5 punti per cui sapevo a cosa stavo andando incontro. Ci sarà da lottare fino all’ultima partita: se saremo bravi riusciremo a restare fuori. Ma sono fiducioso perché le prerogative per fare bene ci sono e pian piano ne usciremo tutti assieme”.

Dal tuo punto di vista hai mai avuto l’impressione che qualcuno potesse mollare a livello mentale?
“Io credo che nemmeno quando sei ultimo puoi permetterti di mollare perché hai sempre un traguardo da poter raggiungere. Magari subentrano altre cose, come la negatività, ma mai il fatto di mollare”. 

Condividi l’analisi di mister Rossi per cui a volte sembra che la squadra badi all’estetica piuttosto che alla concretezza? Se sì come si risolve questo “problema”?
“Forse giochiamo fin troppo bene a calcio in alcune situazioni, ma per le nostre caratteristiche non possiamo non giocare così; questa è anche la nostra forza, il nostro modo di essere. Abbiamo giocatori che sono bravi a giocare palla a terra, in velocità, e sanno essere fastidiosi. Indubbiamente pecchiamo sotto porta e l’unico modo per risolvere questo problema è lavorare e lavorare costantemente”.

Fino a domenica scorsa le avevi giocate tutte; quanto è stato difficile seguire la squadra dalla tribuna e non poter dare il tuo contributo?
“La sofferenza per me è iniziata già dalla sera prima perché sapevo di non poter aiutare i compagni in campo. Non posso negare che durante la partita è stato molto difficile dover restare fermo a guardare”.

Il pareggio contro il Fossano ha rappresentato un’occasione sprecata, una delusione; in situazioni del genere è un bene o un male avere due settimane di stacco dalla partita successiva?
“Tutti avremmo voluto vincere la partita di domenica, ma se non si vince l’importante è non perdere. Personalmente avrei giocato subito mercoledì e domenica senza fermarmi, ma guardando il bicchiere mezzo pieno ci faremo trovare pronti per la prossima sfida”.

A tal proposito, come si riparte adesso?
“A livello mentale credo che dopo due gironi è già tutto alle spalle. Per ripartire bisogna fissare un nuovo obiettivo: in questi gironi dobbiamo lavorare bene e pensare già ora alla partita del 21 marzo contro la Folgore Caratese”.

Fino a questo punto della tua nuova avventura in biancorosso, qual è stato il momento più brutto? E quale il più bello?
“Rispondo con due partite decise entrambe dopo il 90esimo: il pareggio subìto al 92′ dal Saluzzo è stato il momento peggiore, mentre il più bello è stato sicuramente vincere il derby contro il Legnano”.

A quando un tuo gol?
“Spero presto ma in questo momento non è la mia priorità: prima di tutto vorrei vincere le partite e fare punti. Se poi dovesse arrivare una vittoria grazie a un mio gol sarei ancora più felice”.

Per concludere, che messaggio vuoi dare ai tifosi del Città di Varese?
“Ai tifosi chiedo di starci vicini in questo momento. I piccoli gesti che ci hanno fatto arrivare significano tanto e ci daranno la carica per affrontare al meglio il resto della stagione”.

Matteo Carraro

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