Nella settimana che porta al big match di Serie D Novara-Città di Varese (domenica 3 ottobre alle ore 15.00) non ci si può dimenticare che Novara e Varese e cominceranno anche la loro avventura nel campionato Juniores Nazionale Under19: sabato 2 ottobre alle 15.30 i biancorossi ospiteranno il Crema al “Franco Ossola” mentre i piemontesi riceveranno il Legnano.

Novara e Varese, oltre che dalla loro storia, in questo preciso momento storico sono legate da un personaggio che ha dato (e ricevuto) tanto da entrambe le squadre: Mavillo Gheller. L’ex difensore classe ’75 dopo aver appeso gli scarpini al chiodo si è subito mosso per avviare la sua carriera da allenatore ed è stato proprio il Novara a dargli questa possibilità: Under16, vice di Simone Banchieri in Serie C e ora mister della Juniores.

Chiamata importante, irrinunciabile, anche se certamente non facile. Le vicende che hanno accompagnato il Novara la scorsa stagione sono ben note, e la nuova società ha lavorato duramente per aggiustare il tiro: il tempo a disposizione per allestire le rose è stato poco, ma la voglia di partire è tanta. “Era ora! – esordisce subito Gheller – perché dopo un periodo non semplice non vedevamo l’ora di cominciare. È stato difficile costruire una squadra da zero, considerando anche che abbiamo iniziato ad allenarci dal 6/7 settembre e ci conosciamo solo da tre settimane. Oltretutto non ho quasi mai avuto il gruppo al completo, anche perché c’erano ancora alcuni innesti da fare; in ogni caso siamo qui e scalpitiamo per il debutto”.

Qual è il livello della squadra?
“Per quello che ho potuto vedere in allenamento direi che siamo ad un buon livello. Ho a disposizione una squadra molto giovane con tanti 2005 e qualche 2006; non mancano i 2004 e ci sono anche un paio di 2003 che ci daranno una grossa mano. Il problema è un altro: la squadra che ho in allenamento non potrà essere schierata in campionato perché qualche giocatore non è tesserabile fino a dicembre. Ero cosciente della situazione fin dall’inizio e avevo messo in conto tutte le difficoltà del caso; proprio per questo motivo non vedo l’ora di cominciare perché giocando si potrà prendere il ritmo e, considerando che il mercato è aperto fino alla fine di ottobre, ci potrà essere qualche altro innesto”.

Sul livello del campionato, invece, che idea ti sei fatto?
“Ammetto che a tal proposito non ho chissà quali metri di paragone. Negli ultimi anni ho seguito più che altro il campionato Primavera e non conosco così bene il mondo Juniores. Di sicuro mi aspetto un campionato molto fisico: incontreremo parecchie squadre attrezzate con tanti ragazzi del 2003 e, in questa fascia d’età, lo sviluppo fisico è molto importante. Avendo ragazzi più giovani mi aspetto di soffrire un pochino da quel punto di vista e sarà quindi importante crescere e migliorare in fretta in ogni aspetto”.

Dall’esordio contro il Legnano cosa ti aspetti?
“Mi aspetto una squadra forte, abituata a fare questi campionati e molto più esperta di noi. Giocheremo con serenità e consapevolezza cercando di sfruttare le nostre potenzialità. Sarà un bel test per iniziare a capire il nostro vero valore”.

Ritieni scongiurata l’eventualità della sospensione del campionato come avvenuto lo scorso anno?
“Non ci voglio nemmeno pensare. Noi, come tutte le altre società, ci siamo organizzati alla perfezione con vaccini, Green Pass e quant’altro, come da protocollo; un ulteriore stop sarebbe drammatico per i ragazzi anche perché queste annate sono state le più danneggiate dalla pandemia”.

Conosciamo tutti il Gheller giocatore; da allenatore quali sono le tue idee calcistiche?
“Ho le mie convinzioni, ma mi piace lavorare con i giocatori in base alle loro caratteristiche. Il mio credo calcistico, chiamiamolo così, è un 3-4-2-1 o un 3-4-1-2, anche se non sarò mai un mister che si focalizza su schemi già impostati senza flessibilità: mi piace conoscere i miei giocatori e adattarmi a loro cercando di metterli in condizione di dare il massimo. In generale sono un po’ all’antica: voglio insegnare come difendere nell’uno contro uno, a spazzare in tribuna quando è necessario, ed evitare il tiki-taka inutile fine a sé stesso al limite della propria area. Sull’approccio alle partite? In queste categorie non mi piace impostare un match sulle caratteristiche degli avversari, ma voglio concentrarmi sui miei ragazzi e stimolarli per portarli oltre le proprie possibilità”.

Capitolo scorsa stagione: come hai vissuto la Serie C da vice-allenatore?
“È stata una stagione particolare al di fuori del campo con situazioni surreali, che non dovrebbero esistere, e ciò che è successo mi dà ragione. Bisogna solo dire grazie ai giocatori, escludendo tutto il resto: la squadra c’era e, messa nelle giuste condizioni, poteva fare molto di più. In ogni caso nel momento in cui ci siamo ritrovati a lottare per non retrocedere i giocatori hanno dimostrato il loro valore e sul campo è arrivata la meritata salvezza. Peccato, davvero, perché la gestione della società e della squadra è stata disastrosa e il Novara non si meritava una situazione del genere”

Quest’anno è stata voltata pagina. Cosa ti ha spinto ad accettare nuovamente l’offerta del Novara e che giudizio puoi dare sulla nuova società?
“Ho accettato perché mi piacciono le sfide. Il Novara mi ha dato tanto e mi sono sentito in dovere di provare a dare una mano: so che sarà difficile perché siamo partiti da meno venti, non da zero, e c’è da ricostruire un mondo. Ci dobbiamo rimboccare le maniche e lavorare con determinazione. La nuova società ha le idee giuste: il presidente Massimo Ferranti è voglioso, passionale, ed è sempre stato presente dimostrando di aver preso il Novara perché sa quello che fa. Si è unito ai tifosi nei distinti, ha seguito praticamente tutti gli allenamenti e si è mosso bene, senza presunzione, per ricostruire in fretta una società salda. Siamo partiti in ritardo, è vero, ma sia noi sia la Prima Squadra recupereremo velocemente il gap rispetto le altre realtà”.

Hai già segnato sul calendario la data del 20 novembre? Tornerai all’Ossola per sfidare il Varese di un certo Gianluca Porro…
“Certo che la sto aspettando! Non vedo l’ora, perché Varese e Novara sono le due società per cui ho giocato di più, e a Varese ho tanti amici come Gianluca Porro e Maurizio Bertani. Non sarà una partita come le altre: non perché la devo vincere a tutti i costi, premesso che comunque gioco per vincere, ma perché sarà bello ritrovare un ambiente a me caro. Con Gianluca ci sentiamo spesso e c’è già l’appuntamento per un terzo tempo importante con lui e Maurizio (ride, ndr)”.

Cosa hanno rappresentato per te Varese e Novara?
“L’inizio e la fine della mia carriera. Varese mi ha dato tutto: sono di Varese e i biancorossi hanno sempre creduto in me lanciandomi in prima squadra. Lo scorso hanno ho visto parecchie partite del Città di Varese e mi piace esser rimasto legato all’ambiente. Novara mi ha dato il resto, il prosieguo e l’ambizione: sono arrivato qui nel momento di maggior aspirazione della società e non abbiamo deluso le attese raggiungendo la Serie A. A chi sono più legato? Forse a Varese perché è stato l’inizio di tutto, ma sarebbe ingiusto fare una scelta: sono davvero grato ad entrambe le società e l’una non esclude l’altra”.

Domenica ci sarà una certa partita di Serie D al “Silvio Piola” di Novara: per chi farai il tifo?
“Sarò in prima fila allo stadio e ti assicuro che non farò il tifo per nessuno: mi godrò la partita ripensando ai bei vecchi tempi, quando Varese e Novara si trovavano in Serie B per contendersi la Serie A. Sarà una giornata tutta da vivere e mi auguro che sia un pomeriggio di calcio vero che dia lustro alla categoria”.

Matteo Carraro

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