Nel silenzio del “Franco Ossola” di un soleggiato martedì di giugno, l’ex da biancorosso Gianni Califano ha voluto incontrare la stampa per spiegare le motivazioni alla base della sua separazione dal Città di Varese.

Ma c’è di più alla base dell’incontro odierno perché Califano, da uomo semplice e professionale qual è, ha preferito una chiacchierata informale vis-à-vis anche per consolidare un rapporto di amicizia con la stampa che, causa Covid e restrizioni, non ha potuto forgiarsi come entrambe le parti avrebbero voluto.

I ringraziamenti – comincia Califano – si devono sempre fare. Viviamo in un mondo in cui tutti sono bravi solo quando si vince, mentre quando si perde tutto finisce nel dimenticatoio. Noi qui al Varese abbiamo portato a termine una stagione difficilissima, raggiungendo il minimo degli obiettivi che ci eravamo prefissi e, ora che sono giunto al termine del mio percorso in biancorosso, voglio ringraziare una ad una le persone con cui ho condiviso la quotidianità di questa stagione“.

Il grosso “grazie” di Califano è rivolto dunque alla Valceresio che ha ospitato il Varese al Centro Sportivo di Brenno Useria, ai magazzinieri, ai fisioterapisti, allo staff, agli allenatori, e ai ragazzi, Juniores inclusa. “Ognuno di loro – spiega l’ex ds – è stato importante per me e non voglio dimenticare nemmeno i tifosi, gli steward, che sono stati i primi a farci sentire il loro supporto. Non sono parole smielate, sono fatto così, e ritenevo che questo fosse il miglior modo per congedarmi da Varese”.

Sul divorzio Califano non nasconde i suoi sentimenti: “Sarei un ipocrita a dire che non c’è dispiacere da parte mia. Con il presidente Amirante c’è stata una bellissima chiacchierata in cui mi ha spiegato cosa intende costruire (sabato 26 giugno alle ore 10.00 ci sarà la conferenza, ndr) perché ha un’idea di struttura societaria diversa rispetto alla concezione tradizionale; da qui è maturata la separazione giusta e consensuale con grande rispetto e condivisione delle idee. Detto questo, però, non posso negare che la mia ambizione era quella di riportare subito il Varese tra i professionisti: sapevo che sarebbe stato difficile anche perché quando fai tutto di corsa rischi di pagare ogni cosa, anche il fatto di non conoscere bene l’ambiente e le persone con cui interagisci, ma ci ho messo tutto me stesso fin dal principio. Mi auguro che sia un arrivederci, non un addio”.

Il poco tempo a disposizione che la società ha avuto per costruire la squadra è forse stata l’attenuante più forte per i biancorossi, che hanno comprensibilmente faticato ad inserirsi in una realtà complessa come quella della Serie D. “Eravamo una palla di cristallo – conferma Califano –, troppo fragili e senza una base di partenza. Questi aspetti, uniti agli eventi avversi di questa stagione e ai nostri errori, hanno fatto sì che il nostro campionato prendesse una piega diversa da quella che ci eravamo immaginati. Vincere piace a tutti, è un sentimento umano; perdere piace un po’ meno, ma è pur sempre umano. La differenza la fa il modo in cui si compie il proprio percorso e non era così scontato arrivare alla fine della stagione con il sorriso sulle labbra”.

Il sorriso (“Mezzo sorriso” si corregge Califano “dato che non sono riuscito a rispettare le mie ambizioni iniziali”) si è formato spontaneo con il supporto di tutto il mondo biancorosso che Califano ha voluto ringraziare. “Ognuno di loro – continua – ha capito la realtà che il Città di Varese stava vivendo e per questo motivo abbiamo festeggiato la salvezza al pari di una vittoria del campionato. Il nostro successo, indipendentemente dalla classifica, è stato aver strutturato un gruppo da cui ripartire l’anno prossimo: se a settembre il Varese si presenterà ai nastri di partenza del nuovo campionato con ben altri obiettivi è perché tutti hanno contribuito mettendo un mattoncino. Non saremo certo ricordati nella storia di questa squadra, ma la stagione vissuta tutti insieme vale più di tutto il resto”.

Sul rapporto con i mister e il resto dello staff Califano continua a dar voce al suo pensiero con naturale serenità, sorridendo ad Andrea Scandola che ci ha raggiunto per dare anche il suo commiato: “Con Andrea si è creata subito un’ottima sintonia perché ho avuto modo di conoscere una persona straordinaria con cui ho condiviso tutto. Sapevamo che le aspettative iniziali dovevano essere basse, anche se di mio punto subito al massimo, ma ci siamo posti al servizio dei mister condividendo le nostre idee senza la volontà di farle prevalere. È normale che se un mister ti chiede un giocatore tu magari provi a proporre qualcuno con caratteristiche simili che conosci bene. Andrea non è stato un semplice consulente di mercato, ma un autentico direttore generale che è stato importantissimo per questa squadra; la gente non sa quante notti insonni abbiamo passato quando non arrivavano i risultati”.

A confermarlo è lo stesso Scandola che puntualizza: “Anche per quanto mi riguarda la mia avventura con il Varese si è conclusa nel migliore dei modi. Non sono certo stato fatto fuori, come ho letto da qualche parte, ma ho scelto io di andarmene; ciò non toglie che continuerò a collaborare con la società”.

A chiudere è ancora Califano: “Il Varese avrà da oggi un tifoso in più. Per l’anno prossimo non c’è ancora nulla in ballo e se dovessi avere qualche domenica libera sarò senz’altro sulle tribune dell’Ossola. Ringrazio infine la proprietà, da Antonio Rosati a Filippo Lo Pinto, da Stefano Amirante a Stefano Pertile, un amico fidato su cui potrò sempre contare. Se mi avessero esonerato dopo l’addio di Sassarini non ci sarebbe stato nulla da ridire, ma mi hanno dato fiducia e dopo le sofferenze iniziali abbiamo vissuto anche le emozioni finali. Di solito si dice meno male che è finita; io dico peccato che sia finita perché si è creato un gruppo meraviglioso che avrei voluto continuare a vivere”.

Matteo Carraro

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