Se la Eolo-Kometa di Ivan Basso doveva proprio vincere una tappa non poteva scegliere giornata migliore: il trionfo di Lorenzo Fortunato in cima allo Zoncolan, la salita regina d’Europa (dove proprio Ivan Basso, dal versante di Ovaro, aveva costruito la sua vittoria al Giro d’Italia 2010), resterà scolpito nella storia della società bustocca.

Dopo una prima settimana da protagonisti nelle fughe, e la vittoria solo sfiorata da Francesco Gavazzi nell’8^ tappa, è finalmente arrivato il primo successo al Giro per la Eolo. A raccontarci le sensazioni in casa azzurra è il talent scout Dario Andriotto: “Dopo l’arrivo ho sentito un po’ tutti, riesco solo a dire che è stata un’emozione incredibile; avevamo inseguito la vittoria per tanti giorni, ma non ci aspettavamo di vincere la tappa regina. Siamo stati bravi a tener duro e questo successo è la giusta ricompensa per il nostro team; ringrazio Lorenzo per averci regalato questa gioia”.

Se settimana scorsa il bicchiere per la Eolo era mezzo pieno, oggi è pieno del tutto. “Non potevamo essere più felici di così – continua Andriotto – e i complimenti vanno fatti a tutti, dal primo all’ultimo, dai manager ai meccanici, dai massaggiatori agli addetti stampa… a tutti, davvero, perché se siamo qui è merito di ognuno di loro. E, ovviamente, non dimentichiamoci dei ragazzi che stanno pedalando ogni giorno dando tutto quello che hanno”.

Tornando sulla vittoria di Fortunato, Andriotto confessa: “Vedendo la tappa ho iniziato ad avere un presentimento positivo: la maggior parte del pubblico non conosceva Lorenzo, ma io sapevo già quali erano le sue qualità e avevo detto ad alcuni amici che se avesse preso lo Zoncolan con un discreto margine sul gruppo avrebbe vinto. La squadra si è comportata in maniera perfetta con Vincenzo (Albanese, ndr) che si è sacrificato proprio per fargli guadagnare quanti più minuti possibili. Mi facevano parecchia paura Mollema e Bennett, perché in salita vanno davvero forte, ma alla fine i nostri sforzi sono stati ripagati da una giornata perfetta; complimenti anche a Covi perché ottenere due piazzamenti del genere alla prima partecipazione al Giro d’Italia non è da tutti”.

Sulla scelta degli organizzatori di ieri Andriotto non ha dubbi: “Secondo me, accorciando la tappa hanno preso la decisione migliore: tutta quella discesa con il tempo instabile avrebbe rappresentato pericoli eccessivi. È stata una scelta sensata e, alla fine, spettacolare perché sul Giau se le sono date di santa ragione e Bernal ha dimostrato di essere il più forte. Caruso? Onestamente non me lo aspettavo in seconda posizione, ma il suo rendimento dimostra che la Bahrain aveva messo in piedi uno squadrone per Mikel Land: mi sarebbe piaciuto vedere dove poteva arrivare lo spagnolo”.

Sugli altri italiani l’ex professionista bustocco aveva già espresso il proprio parere settimana scorsa e, effettivamente, Giulio Ciccone ha avuto qualche difficoltà sulle grandi salite. “Ciccone non è uno scalatore puro – conferma Andriotto – e ci sta che possa soffrire; detto questo, sta comunque disputando un grandissimo Giro. Nibali? Secondo me paga la caduta del mese scorso. Già solo essere qui è un miracolo perché i corridori non sono dei robot e le critiche che ha ricevute sono solo ingiuste e indecorose per un campione che al ciclismo italiano ha dato davvero tanto. Anche ieri ha provato a dare spettacolo e sono certo che nell’ultima settimana sarà protagonista nelle fughe per onorare il Giro fino alla fine; avrà sempre il mio rispetto”.

Se i giochi per la Maglia Rosa sono praticamente chiusi, chi arriverà sul podio? “Bella domanda – risponde sorridendo Andriotto – perché Vlasov non è finito e Bardet sta ritrovando la giusta condizione. Damiano difenderà il suo piazzamento con le unghie con i denti; la lotta è apertissima. Per le prossime settimane mi aspetto il solito domino della Ineos, ma anche tante fughe e sarei molto contento se Ravasi provasse a vincere una tappa: ha le possibilità per farlo”.

Classifica generale

1. Egan Bernal (Ineos Grenadiers) – 66h36’04”
2. Damiano Caruso (Bahrain Victorious) – a 2’24”
3. Hugh Carthy (EF Education-Nippo) – 3’40”
4. Aleksandr Vlasov (Astana) – a 4’18”
5. Simon Yates (Team BikeExchange) – a 4’20”
6. Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) – a 4’31”
7. Romain Bardet (Team DSM) – a 5’02”
8. Daniel Martinez (Ineos Grenadiers) – a 7’17”
9. Tobias Foss (Jumbo-Visma) – a 8’20”
10. Joao Almeida (Deceuninck Quick-Step) – a 10’01”

Maglia Ciclamino

1. Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) – 135
2. Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation) – 113
3. Fernando Gaviria (UAE Emirates) – 110
4. Elia Viviani (Cofidis) – 86
5. Egan Bernal (Ineos Grenadiers) – 55
6. Dries De Bondt (Alpecin-Fenix) – 51
7. Edoardo Affini (Jumbo-Visma) – 50
8. Umberto Marengo (Bardiani-CSF-Faizanè) – 45
9. Matteo Moschetti (Trek-Segafredo) – 44
10. Francesco Gavazzi (Eolo-Kometa) – 42

Maglia Azzurra

1. Geoffrey Bouchard (AG2R Citroen) – 136
2. Egan Bernal (Ineos Grenadiers) – 107
3. Bauke Mollema (Trek-Segafredo) – 53
4. Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa) – 52
5. Damiano Caruso (Bahrain Victorious) – 35
6. Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) – 34
7. Dries De Bondt (Alpecin-Fenix) – 30
8. Jan Tratnik (Bahrain Victorious) – 26
9. Romain Bardet (Team DSM) – 22
10. Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) – 21

Maglia Bianca

1. Egan Bernal (Ineos Grenadiers) – 66h36’04’’
2. Aleksandr Vlasov (Astana) – a 4’18’’
3. Daniel Martinez (Ineos Grenadiers) – a 7’17”
4. Tobias Foss (Team Jumbo-Visma) – a 8’20’’
5. Joao Almeida (Deceuninck Quick-Step)  – a 10’01’’
6. Attila Valter (Groupama FDJ) – a 16’23’’
7. Remco Evenepoel (Deceuninck Quick-Step) – a 28’07’’
8. Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa) – a 37’07’’
9. Alessandro Covi (UAE Emirates) – a 1h12’05’’
10. Einer Rubio Reyes (Movistar) – a 1h16’31’’

Matteo Carraro
(Foto fb Giro d’Italia)

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