Il sedicesimo posto in campionato, in una stagione normale, avrebbe significato playout per non retrocedere. Quest’anno, invece, al Città di Varese è andata bene e, anche con un piazzamento al di sotto delle aspettative, la salvezza è arrivata comunque. Intendiamoci, nessuno pretendeva di vedere il Varese vincere il campionato già alla prima stagione in Serie D, ma era quantomeno preventivabile (la stessa società l’ha sempre ribadito) finire nella parte sinistra della classifica.
Dopo un girone d’andata da dimenticare, quello di ritorno ha visto i biancorossi trovare un minimo di continuità di risultati (le tre vittorie consecutive contro Derthona, Legnano e Sestri Levante hanno dato una bella boccata d’ossigeno) e tanto è bastato per schiodarsi dalle ultimissime posizioni. Come va valutato il bicchiere? Nel complesso l’obiettivo minore, quello della salvezza, è stato portato a casa e a livello di prestazioni la squadra ha dimostrato di non sfigurare affatto contro le big del campionato. È mancata l’esperienza, la malizia e l’astuzia che mister Rossi ha cercato di trasmettere al gruppo e, soprattutto, è mancato il centravanti in grado di risolvere le partite da solo. Al netto di tutto, però, il bicchiere si può vedere mezzo pieno: sarà compito della società la prossima stagione riempirlo del tutto evitando di svuotarlo. Nel frattempo, riassumiamo la stagione attraverso il nostro pagellone e finiamo con i voti e i giudizi di allenatori e dirigenti:
ALLENATORE
Ezio Rossi 6.5 – Ha preso il timone di una barca che stava affondando ed è riuscito a tenerla a galla conducendola alla salvezza. Basta questo a garantirgli una sufficienza piena anche se non è sicuramente stato facile perché si è trovato a dover gestire una squadra non costruita per lui. Infatti, con l’apertura del mercato, ha sfoltito la rosa adeguandola a quelle che erano le sue idee e, superando una serie infinita di difficoltà, è riuscito a strappare la permanenza del Città di Varese in Serie D. Obiettivo minimo, certo, ma che è bastato a garantirgli la riconferma per un campionato, il prossimo, con ben altre ambizioni. Certezza.
DIRETTORI
Gianni Califano 6 – Ha già salutato il Città di Varese ammettendo con grande umiltà di non esser riuscito a portare a termine ciò che si era prefisso. Sicuramente i suoi obiettivi erano ambiziosi, anche troppo, ma è riuscito a correggere i suoi “errori” con un mercato invernale di livello (grazie alle liquidità messe a disposizione della società e alle indicazioni di mister Rossi) e la salvezza è anche merito suo. Mai una volta ha dimostrato di voler abbandonare la nave ed è sempre stato il primo a mettere la faccia dopo le sconfitte; forse avrebbe meritato un’altra chance. Rimpianto.
Andrea Scandola 5.5– Il rapporto con il Varese continuerà, questo è certo, e nessuno mette in discussione le sue capacità professionali. Forse ha voluto osare il passo più lungo della gamba mettendosi a costruire una squadra pur continuando a gestire la sua agenzia; sta di fatto che l’amore dei tifosi nei suoi confronti (come per Califano del resto) non è mai sbocciato completamente e gli è sempre stato imputato il fatto di non esser riuscito a portare in biancorosso i suoi uomini migliori. Bocciato.
SOCIETÀ
Stefano Amirante 6 – Memori della pagella di fine anno, ripetiamo subito che il voto trascende la stagione appena vissuta perché, al netto del percorso visto in campionato, il passaggio dalla Terza Categoria alla Serie D resta un capolavoro. A livello societario e organizzativo, tuttavia, è evidente come ci siano ancora parecchie cose da rivedere e sistemare per mandare avanti una squadra di Serie D. A dir la verità lo sta facendo e l’organigramma per la prossima stagione è pressoché pronto: il campo darà le sue valutazioni. Nel frattempo, resta la sufficienza piena per aver raggiunto l’obiettivo minimo. Concreto
Filippo Lo Pinto 7 – Il motore rombante (in tutti i sensi visti i suoi focosi post su Facebook) del Città di Varese. Ha investito risorse importanti fin dal primo giorno, dimostrando una passione contagiosa e un attaccamento straordinario a questi colori. Forse talvolta ha anche esagerato, ma ha sempre perseguito il bene del Varese e, di fatto, ha mandato avanti la società permettendo cospicui investimenti nel mercato invernale. Ha lasciato il ruolo di vicepresidente, resterà a dar man forte alla società in qualità di sponsor e, soprattutto, continuerà a tifare il Città di Varese. Prezioso.
CITTÀ DI VARESE 6 – Per la società nel suo insieme vale ovviamente lo stesso discorso fatto per Amirante: il voto non può limitarsi all’annata appena vissuta perché, guardando al lato prettamente sportivo, il campionato del Città di Varese (per una piazza come Varese) non può essere sufficiente. Ma non bisogna dimenticarsi da dove arrivava questa società e l’esser riusciti ad assimilare il salto dalla Terza Categoria alla Serie A del dilettantismo è già un grande risultato. La salvezza acquisita con fatica quest’anno (senza le modifiche al regolamento il Varese avrebbe dovuto giocarsi i playout) deve rappresentare uno starting point importante per il futuro e dal prossimo anno si cominceranno a fare le vere valutazioni sul Città di Varese.
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Matteo Carraro