Un chilometrico, succulento, passionale messaggio su facebook, per spiegare il no convinto di fronte alla protesta (#ioapro), alla volontà di aprire i ristoranti nonostante i divieti: così Marco e Martina, fratelli e soci di “The Terminal Restaurant” di Gallarate, hanno respinto al mittente la richiesta dello “spalancare le porte”. “Perché non potremmo mai rendere i nostri clienti complici di qualcosa di illegale”.
Ma andiamo con ordine. Il proprietario di un bar nel cagliaritano decide per venerdì 15 gennaio, in segno di protesta, di accendere le luci del suo locale, apparecchiare, invitare un numero ridotto di clienti al tavolo, far sì che scattino dei selfie, dimostrando come in totale sicurezza si possa godere di un aperitivo con un amico, una pausa pranzo tra colleghi o una cena in occasione del compleanno del nonno. Da lì le carte si ribaltano, la voce si espande e si passa ad un “apriamo a tutti gli effetti e serviamo”. Ed è questo ciò che dovrebbe succedere nelle prossime 24/48 in tutte quelle attività che hanno deciso di aderire all’iniziativa.
Al The Terminal, però, non succederà.
“Non siamo nessuno per giudicare e le premesse di questa “ribellione” le condividiamo, è difficile, difficilissimo stare in piedi in un periodo come questo, gli aiuti giunti fino ad oggi non bastano, soprattutto per attività “giovani” come la nostra che hanno visto la luce dopo l’aprile 2019, mese utilizzato dallo stato per verificare l’effettivo calo di fatturato, e che hanno ricevuto sostegni minimi, però riteniamo che questa non sia la modalità giusta per farlo”.
Se questo tipo di protesta dovesse concretizzarsi, quale sarebbe la preoccupazione maggiore?
“Pensiamo innanzitutto che non sia risolutiva e che potrebbe ritorcersi contro la nostra categoria, nessuno di noi sa se effettivamente riaprire porterebbe ad un aumento dei contagi, piuttosto dobbiamo dimostrare che non sia così, dobbiamo puntare ad un programma più lungimirante che ci permetta di riaccendere l’insegna ed evidenziare la capacità di saper accogliere ospiti in totale sicurezza”.
Cosa vi fa più rabbia in questa situazione, la mancanza di aiuti o la mancanza di un’associazione che vi guidi in questo percorso ad ostacoli?
“Noi siamo arrabbiati proprio come i nostri colleghi per entrambe le cose, gli aiuti riservati alle attività giovani sono davvero esigue, ma anche il fatto di non essere coesi in una manovra che possa rappresentarci al meglio è difficile da accettare, tanto per dire, nemmeno in questa protesta c’è coesione perché a prescindere che possa essere giusta o sbagliata, tanti hanno lanciato il sasso per poi nascondere la mano e sondando un po’ il terreno, almeno nella nostra zona, a quanto ne sappiamo noi sono poche le attività che alla fine tireranno su la serranda per davvero”.
Come è cambiata la vostra vita nell’ultimo anno?
“Completamente, in ogni aspetto, ci siamo dovuti reinventare tutto, dall’asporto, ai nuovi piatti adatti per essere consumati a domicilio, abbiamo introdotto aperitivi, brunch, soluzioni che prima non proponevamo, abbiamo speso soldi per garantire una sicurezza del locale, soprattutto nel periodo estivo quando eravamo tornati ad una semi-normalità e nonostante tutti questi sforzi, la resa è stata minima: però una cosa la dobbiamo dire comunque, ed è grazie, ai nostri clienti che ci hanno sempre sostenuto anche solo con un messaggio di conforto, per noi è tantissimo perché non siamo gli unici ad aver avuto difficoltà, anzi, saper di avere sostegno a prescindere ci ha dato una forza ulteriore”.
Il futuro vi spaventa? Tutto questa incertezza mette i brividi?
“Onestamente non sappiamo cosa sarà di noi, davvero, la paura un giorno non troppo lontano di dover definitivamente spegnere le luci c’è, purtroppo siamo in balìa di eventi che non dipendono nemmeno da noi, ma sappiamo che qualunque cosa succederà cammineremo a testa alta, consapevoli di non aver lasciato nulla di intentato”.
Cosa vi ha insegnato il 2020?
“A non mollare, a non mollare mai, ogni giorno sappiamo che è dura ma quello che ci ripetiamo sempre è che ci dobbiamo salvare da soli, e allora ci rimbocchiamo le maniche e ci proviamo, non possiamo permetterci di sprecare energia per lamentarci, dobbiamo incanalarla verso la direzione che ci aiuti ad uscire dal tunnel, sappiamo bene che trovare il risvolto positivo in questa situazione sembra utopistico, eppure noi continuiamo a cercarlo e a reinventarlo ogni giorno”.
Se poteste mandare un messaggio agli altri ristoratori, cosa direste loro?
“Di usare la testa, siamo tutti sulla stessa barca, sappiamo cosa stanno provando, le difficoltà, ma dobbiamo essere lucidi e fare fronte comune, spingere verso il confronto responsabile è l’unica via d’uscita, ci si salva da soli è vero, ma se sei in un mare in tempesta e stai affogando non puoi pensare di tornare a riva devi prima cercare appigli per rimanere a galla”.
Questo il messaggio pubblicato sui social da Marco e Martina:
Noi non apriamo per la protesta !!!!
E non perché non siamo in grande difficoltà, anzi ormai siamo zombie che camminano, o perché non siamo solidali con tutti i nostri colleghi
noi non apriamo proprio per la ragione opposta.
io CONDIVIDO le premesse (cioé che non è giusto ciò che sta succedendo alla nostra categoria e che vada fatto qualcosa) ma da quello che leggo in questi giorni ne va la reputazione dell’intero settore
Perché siamo una categoria non rappresentata da una associazione forte che ci tuteli!!
Perché se lo stato fa una legge, noi la rispettiamo: e pretenderemmo che anche lui si prenda le sue responsabilità e ci tuteli come un buon padre di famiglia deve fare !
Perché non vogliamo passare dalla ragione al torto…eh si perchè di ragione ne abbiamo da vendere!!
Utopia?
Forse,anzi sicuramente lo è, ma non vogliamo dare appiglio a chicchessia di criticarci.
Perché noi:
Abbiamo sempre seguito tutte le regole che ci hanno imposto :
Abbiamo sanificato;
Abbiamo speso migliaia di euro per adeguamenti in procedure anti covid, guanti, mascherine , gel sanificanti, spray disinfettanti , rotoli di carta ;
Abbiamo ridotto una sala da 80 posti in 30, tutti regolarmente distanziati non superiori a 4 posti, se non dichiaranti conviventi ;
Abbiamo chiuso quando ci hanno detto di chiudere ;
Abbiamo aperto quando ci hanno detto di aprire;
Abbiamo implementato il servizio di asporto;
Ci siamo reinventati con il delivery ;
Abbiamo aumentato i servizi , facendo brunch e aperitivi
Quindi noi andiamo a testa alta!!
In questo periodo storico dove la nostra politica non ci rappresenta più , dove tutto è in vendita , noi non vendiamo la nostra dignità.
Noi non daremo la possibilità di darci degli untori, qualora i contagi dovessero aumentare.
Non daremo la soddisfazione di farci fare una multa e magari farci chiudere il locale facendoci passare come impostori.
Quindi a tutela nostra e di tutti i nostri dipendenti noi non faremo l’errore di passare dalla ragione al torto!
Se falliremo, e su questa strada non è un’ipotesi cosi lontana dalla realtà , non sarà per nostro demerito.
Per tutte queste ragioni noi non apriremo per protesta , ma lotteremo perché ci venga riconosciuto il nostro valore e lotteremo per superare questo drammatico momento e tornare più forti di prima.
Mariella Lamonica