Tutto e il contrario di tutto: la Pro Azzurra Mozzate è una delle compagini che si conosce meno in questo girone A di prima categoria e su questa squadra ci si sbilancia talvolta in un senso talvolta nell’altro, ma quando poi sfogli la rosa capisci che le certezze sono molte e i dubbi pochi, troppo pochi per pensare che sia qui solo per una comparsata. Dall’1 all’11 più riserve c’è qualità e quantità, poi ti soffermi sul numero 8 e noti anche l’esperienza, l’entusiasmo, la corsa, il senso della posizione, la capacità d’inserimento, la calma ed il temperamento di chi sa gestire ogni situazione nei novanta minuti, noti Collins Kwaku “Kuku” Mireku. 

Il centrocampista classe ’89 aveva sposato la causa Azzurra Mozzate già nell’estate scorsa, la pandemia non gli aveva dato modo di esprimersi come avrebbe voluto, ma la sosta forzata non ha spento la passione “Anche se riprendere non è stato facile” afferma.
Forse in quest’intervista ripeterò una serie di frasi fatte, a tratti banali, ma quando parlo di Mozzate parlo di un gruppo, un gruppo vero, un gruppo che ha già dimostrato cosa significhi essere squadra fuori dal campo e che ora ha voglia di dimostrarlo anche sul rettangolo di gioco”.

L’allusione va dritta dritta al problema campo, con il Como che qualche mese fa si aggiudica il centro di Mozzate, all’asta, e con la squadra di Papis che si ritrova con un pugno di mosche tra le mani. “Quanti sarebbero rimasti? Era luglio e ci siamo guardati in faccia dopo un anno tremendo, non avevamo un campo ma la voglia di restare insieme, ci siamo detti ‘Rimaniamo uniti una soluzione si trova’ ed è andata così, abbiamo avuto pazienza e coesione finchè non è arrivato Tradate”. (Leggi qui l’assegnazione del campo).

Campo trovato adesso da cosa partiamo, da quest’inizio di campionato o da quella fascia al braccio?
Ma sai che nonostante io giochi da tanti anni è la prima volta che indosso la fascia da capitano? Sinceramente non me lo aspettavo, sono orgoglioso e anche emozionato nel ricoprire questo ruolo, sarà per esperienza o sarà perché sono verso la fine della mia carriera, ma davvero mi fa molto piacere”.

In questa lunga sosta hai anche pensato di smettere?
Sì, non lo nascondo, diciamo che smettere senza giocare era una cosa che non mi andava giù, ma il progetto e questo gruppo hanno fatto pendere la bilancia solo da un lato, riprendere non è stato facile, ma finchè indossi gli scarpini e senti di avere ancora passione e la voglia di un ragazzino età e dolori passano in fretta, e così eccomi qua per un altro anno…sarà l’ultimo? C’è gente che dice ‘Se non vinco smetto’, io onestamente sono scaramantico e questo non lo dirò mai perciò non chiedermi dove possiamo arrivare” (ride ndr).

Come no? Era la prossima domanda…
Restiamo su un generico in alto allora, possiamo arrivare in alto”.

Più in generale che squadra siete? E come ti è sembrato quest’avvio di campionato?
Siamo una squadra completa, che ha dei punti di forza ma dobbiamo migliorare sulla continuità, dobbiamo trovare continuità in fase difensiva ed in fase offensiva, fino ad oggi abbiamo collezionato delle buonissime prestazioni e questo è confortante ma non sempre abbiamo finalizzato per quanto costruito, contro la Faloppiese domenica è andata bene, contro la Valceresio abbiamo raccolto solo un punto ed anche in coppa abbiamo pagato dazio. Comunque questo è un campionato avvincente, mai mi era capitato di vedere così tante squadre pretendenti al titolo, da quello che leggo mi sembra che ci siano almeno 5/6 squadre attrezzate, io però non conosco tutti ma conosco noi, e so che possiamo dire la nostra”.

A proposito di Valceresio: com’è stato rincontrare il tuo amico ed ex compagno Ippolito?
È stato strano, davvero, vederlo con un’altra maglia addosso poi, io non ho nemmeno osato toccarlo, per me lui è il capitano per eccellenza, ed è un grande amico anche se non ci sentiamo o vediamo spesso, certo è che quando dopo una sosta così lunga incontri i vecchi compagni sul campo fa effetto, capisci che la passione è ancora viva”.

Apriamo una parentesi su mister Papis, che allenatore è?
Lui è il numero uno, davvero, ti spreme come pochi, sa leggere le partite, sa fare gruppo, dopo l’incidente che aveva avuto quando era a Gorla aveva perso l’entusiasmo, non voleva più allenare, sono contento invece che stiamo contribuendo a ridargli quello spirito”.

Ti sbilanci invece su un tuo compagno? C’è qualcuno che ti sta stupendo in modo particolare?
Se lo dico mi fai litigare con i miei compagni (ride ndr), va beh, lo dico lo stesso: Samuele Pagani. Io dico fra un paio d’anni avrà avuto il tempo giusto per crescere e per giocare altrove, ha tutto per esplodere, mi chiedo come possa aver fatto, fino ad oggi, a non andare oltre la seconda categoria, è pure un bravissimo ragazzo, ma devo dire che da questo punto di vista con i giovani siamo fortunati, perché sono forti e s’impegnano molto”.

Affacciamoci sul prossimo turno, arriva la San Marco, una squadra che ha altri obiettivi rispetto ai vostri eppure in Coppa Lombardia vi ha battuto…
Hai detto bene, è una squadra solida, che a mio avviso ha un ottimo attaccante come Ranieri, che ho già incontrato più volte sui campi, ed è un avversario difficile da affrontare, noi dobbiamo dimostrare di aver fatto un passo in più, come ho detto dobbiamo dare continuità, non basta la prestazione, la strada è lunga, se vogliamo arrivare in fondo sappiamo che dipende solo da noi”.

Mariella Lamonica

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