Il commento sulla partita di ieri sera della Openjobmetis Varese potrebbe partire e finire guardando la faccia di staff e giocatori al rientro intorno alla mezzanotte nel piazzale dell’Enerxenia Arena. Facce scure a dir poco, nessuna parola e tanta voglia di tornare presto ognuno a casa propria, con la speranza che svegliandosi sia stato tutto un brutto sogno. Ed invece no, purtroppo la sconfitta in quel di Cremona è solo una grande realtà.
Come capitato nelle ultime 10 trasferte cremonesi dei biancorossi, il risultato che esce dal PalaRadi è una sconfitta cocente e molto pesante nel risultato, nello svolgimento della gara e sul piano psicologico. La OJM si affacciava a questa gara sulle ali dell’entusiasmo dopo le ottime cose fatte vedere con Milano, intenta a superare il primo scontro salvezza stagionale, perso invece malamente.
Vedendo la gara sembra di tornare indietro di un anno, quando proprio in questo periodo Varese iniziò un periodo lungo e buio terminato a gennaio. Approccio sbagliato, confusione totale in campo, difesa che fa acqua da tutte le parti, con un’organizzazione lontana da quella che possa essere la giusta formula per vedere una squadra quadrata e compatta capace di raggiungere risultati.
Preoccupa il fatto che ormai dopo due mesi e all’ottava gara ufficiale i problemi continuino ad essere gli stessi perché se due indizi fanno una prova, qui il caso si può aprire. La Varese di Cremona ha messo in evidenza tutta quella difficoltà a reggere un’impostazione difensiva fatta di uno contro uno, a cui però non fa seguito alcun tipo di aiuto o di copertura preventiva sul compagno, lasciando così spesso l’area sguarnita per le penetrazioni avversarie, in cui Spagnolo, Harris e company hanno banchettato alla grande.
A questo si aggiunge l’assenza totale di regia, in una serata in cui Kell paga, forse, lo scotto fisico dopo l’esordio della scorsa settimana, non riuscendo mai ad imporsi né sul piano tattico, né su quello tecnico-fisico. La cosa che più fa riflettere è come poi nonostante la sua presenza a portare palla siano spesso Gentile e Beane, snaturalizzati in questo nel ruolo, che pagano le stesse difficoltà già mostrate in Supercoppa.
Un quadro concluso da una sconfitta pesante sul piano atletico e fisico, in cui Cremona dimostra ancora una volta di avere spesso più benzina di Varese e soprattutto di andare a colpire nel pitturato azzerando quasi la presenza di Egbunu, intorno al quale ruota gran parte della sopravvivenza varesina.
E’ stato dunque un passo indietro fragoroso che apre nel peggiore dei modi il mese di gare che porterà fino a metà novembre in cui la Openjobmetis ha bisogno di trovare continuità, gioco e soprattutto un’identità ad oggi ancora lontana, per non essere costretta a vivere una stagione di rincorsa e sofferenza come la scorsa, ritrovandosi sempre allo stesso punto di partenza.
Alessandro Burin