A Trento è in corso la 4° edizione del Festival dello Sport e dopo un’estate ricca di successi ed emozioni il via vai di atleti, autorità, leggende dello sport, illumina tanto la città quanto i volti di chi assiste, euforico, allo snocciolarsi di incontri. Fra questi, nella giornata di venerdì, non è mancato “43 battiti al minuto”, l’incontro con un titolo che richiama a quelle 43 “palate” che hanno spinto Valentina Rodini e Federica Cesarini sul tetto del mondo.
Per la prima volta nella storia il canottaggio italiano arriva dove non era mai arrivato (“Questa medaglia è il frutto di un lavoro lungo 9 anni” ha affermato il presidente Fic Giuseppe Abbagnale presente all’incontro), e rivedere quel video a distanza di un paio di mesi, o poco più, è ancora un bel mix di emozioni. “Ogni volta che rivedo queste immagini ho la pelle d’oca, le gare puoi prepararle in ogni dettaglio, ma poi, soprattutto gli ultimi 250 metri, li affronti col cuore. È stato così altrimenti non avremmo mai fatto quello che abbiamo fatto“. “In semifinale ci siamo trovate ad avere a che con un dentro/fuori che faceva quasi paura, poi per la finalissima sono entrata in un loop tutto mio, quasi non mi accorgevo di cosa stesse accadendo intorno, finché è successo quello che è successo” prosegue la varesotta Cesarini.
Ma la svolta per questo duo quando è arrivata?
“Direi all’Europeo, è stata quella la gara della rinascita; arrivavamo da un periodo non facile, quel successo ci ha dato energia ma anche e soprattutto consapevolezza nei nostri mezzi“.
Quando si vince qualcosa di così tanto importante spesso ci si guarda indietro…tu cosa vedi voltandoti? E cosa diresti alla Federica bambina?
“Io vedo una grossa fortuna, ovvero quella di aver trovato la Canottieri, un gruppo di persone che ha creduto in me, che mi ha dato anche l’opportunità di essere rematrice quando tutti mi mettevano timoniera perchè secondo loro ero troppo leggera, vedo una ragazza salvata dallo sport, i miei genitori sono separati ed era un ambiente molto litigioso casa mia, ho dapprima iniziato a pattinare per distrarmi, fin quando mi sono avvicinata al canottaggio; alla bambina di tanti anni fa direi che la resilienza è qualcosa che ha imparato da piccola, ma direi anche di crederci e di sognare, perchè sognare non costa nulla e se puoi sognarlo puoi farlo“.
Mariella Lamonica
foto di Alessandro Gennari