Arrivato nel mercato invernale per consolidare una difesa troppo timida, Gabriele Quitadamo ci aveva messo poco a conquistare i tifosi del Città di Varese: duttilità, sacrificio, tenacia e spirito di battaglia al servizio di mister Rossi. Nella salvezza conquistata dai biancorossi la passata stagione c’è stato tanto di suo, ma come lui stesso ci aveva raccontato: “I matrimoni si fanno in due”.

E in estate il matrimonio tra il difensore torinese classe ’94 e il Città di Varese è giunto al divorzio; Quitadamo ha quindi scelto di sposare una vecchia causa ritornando al Bra, dove aveva già militato un paio di stagioni fa. Proprio la società giallorossa, nel dicembre 2018, lo aveva accolto e coccolato dopo un brutto infortunio che lo aveva tenuto lontano dal rettangolo verde per quattro mesi, e da Bra era cominciato il suo rilancio in Serie D.

Bra-Messina-Varese-Bra, un cerchio che si chiude e che porterà l’ex difensore biancorosso a sfidare proprio il suo passato: domenica 21 novembre alle ore 14.30 appuntamento imperdibile con la sfida Bra-Città di Varese. Inevitabile fare un chiacchierata con lui per rivivere i sei mesi in biancorosso e conoscere la sua attuale realtà giallorossa. “Sono felice di essere tornato qui – esordisce Quitadamo – perché sono stato ri-accolto davvero bene, quasi come un figlio che torna dalla famiglia. Mi sento a casa”.

Ci avevi spiegato di aver accettato l’offerta del Varese per la piazza, tra le più calde e blasonate della Serie D. Anche Bra, da questo punto di vista non sfigura: una società che ha giocato la Serie C, dotata di una tifoseria particolarmente infuocata. Cosa significa per te giocare in questa squadra?
“Vuol dire tanto, soprattutto per l’affetto che percepisco nei miei confronti. Sia a Messina sia a Varese ho sempre ribadito la mia gratitudine nei confronti del Bra per come ero stato trattato dopo l’infortunio: puntare su un giocatore fermo da quattro mesi non è mai semplice e invece la società non aveva avuto dubbi. Poi, a livello di piazza mi fa sempre piacere vivere ambienti caldi: ricordo che qui lo scorso anno con lo stadio chiuso i tifosi si arrampicavano ovunque pur di poter vedere la squadra”.

Venendo al Bra di questa stagione, dopo un buon inizio di campionato sono arrivate tre sconfitte e un pareggio: cosa è successo nelle ultime partite?
“Purtroppo sono momenti che capitano in una stagione ed è successo anche l’anno scorso con il Varese. Ci sono giornate no e periodi in cui nulla gira per il verso giusto, tra infortuni e mille altri fattori che finiscono per influenzare il rendimento di una squadra. Detto questo, siamo più uniti che mai e arrabbiati dopo il pareggio beffa con il Ligorna; vogliamo riscattarci”.

Domanda volutamente provocatoria: può essere un “difetto” avere in squadra un bomber di primo livello come Vincenzo Alfiero? Dieci dei quattordici gol fatti sono suoi…
“Capisco la provocazione, ma ovviamente non la colgo. Anzi, avere uno come Vincenzo in squadra è solo un bene e credo che fin qui sia stato un caso che gli altri abbiano segnato poco. Soffriamo troppo dietro? Sicuramente dobbiamo imparare ad essere più compatti perché nelle ultime uscite abbiamo commesso qualche errore di troppo, ma lavoriamo bene ogni giorno e sappiamo che la strada è quella giusta”.

Indubbiamente, però, servirebbero più gol da altri, dal numero 10 ad esempio…
“Questa volta la provocazione la colgo in pieno (ride, ndr), anche se tutti sanno che la confidenza con il gol non è mai stato il mio forte. Di certo mi auguro di segnare di più. Come mai la scelta di questo numero? È stato un po’ per gioco: il 10 era ancora libero e me lo sono preso, ma sappiamo bene che non è il numero indossato a fare la differenza. Gallas all’Arsenal e Dani Alves al San Paolo sono due difensori che l’hanno avuto, e comunque in impostazione non me la cavo male…”.

Venendo invece al Varese, quanto aspetti questa partita?
“A livello personale sarà sicuramente importante perché, anche se sono stato lì poco, Varese mi ha dato tanto. A livello di squadra, invece, affronteremo la partita con rabbia e determinazione per riprenderci i punti che domenica scorsa abbiamo perso all’ultimo secondo. Quando sei sicuro di aver vinto una partita e gli avversari pareggiano in extremis è dura assimilare il colpo, ma noi vogliamo rifarci e un bel risultato contro il Varese darebbe morale a tutto l’ambiente”.

Hai avuto modo di seguire i tuoi vecchi compagni di squadra? Cosa ne pensi dell’attuale Città di Varese?
“Le piazze a cui mi sono legato continuo a seguirle. Sento spesso, tra gli altri, Mapelli, Disabato e Gazo; a proposito, ci sono rimasto male quando ho scoperto quello che Francesco ha passato, ma sono contento che ora si stia riprendendo. Poi sono ancora dentro il gruppo WhatsApp dello scorso anno e non ho certo intenzione di interrompere il bellissimo rapporto che si è instaurato con tutti. Il Varese di quest’anno è un’ottima squadra costruita per vincere il campionato, ma non è imbattibile; domenica proveremo a dire la nostra”.

Come si ferma il Varese?
“Domenica scorsa contro il Sestri Levante hanno giocato titolari due miei vecchi compagni di squadra come Minaj e Mamah: parliamo di ottimi giocatori, tecnici e veloci, che ho avuto modo di conoscere lo scorso anno e so che hanno un grande potenziale non ancora del tutto espresso. Spero che non lo esprimano appieno domenica (ride, ndr). Comunque, per rispondere alla tua domanda, il Varese si ferma facendo un’ottima prestazione difensiva e offensiva. Al netto di qualche risultato altalenante, so che la squadra concede poco anche perché due terzi della difesa (Mapelli e Parpinel, ndr) giocavano con me e sono davvero forti; a loro si è poi aggiunto Monticone che conosco molto bene da avversario. Non sarà facile, ma abbiamo le giuste armi per poter far male al Varese”.

Pronostico secco?
“Aspetta che faccio gli scongiuri… scherzi a parte è ovvio che mi auguro di vincere. Se dovessi segnare? Sarei molto felice, perché non faccio gol da anni. Probabilmente esulterei, ma solo perché ho fatto il mio dovere da giocatore del Bra, non certo per mancare di rispetto ai tifosi del Varese”.

A proposito di tifosi biancorossi, la tua partenza è stata una delle più rimpiante. Anche se non hai potuto viverlo al 100% a causa degli stadi chiusi, che ricordo hai del pubblico?
“Mi dispiace non aver avuto la fortuna di vivere la loro passione all’Ossola, ma ricordo con piacere il derby contro il Legnano: anche da fuori, i loro cori si sentivano eccome. Mi ha particolarmente colpito, poi, il fatto che anche quando si perdeva una partita si percepiva lo stesso enorme vicinanza e attaccamento alla squadra; il pareggio contro il Pont Donnaz è stato festeggiato come una vittoria e trovare la sera i tifosi ad aspettarci allo stadio è stata una gioia immensa”.

Cosa ti hanno lasciato i sei mesi in biancorosso?
“Mi hanno lasciato molto perché a Varese mi sono trovato davvero bene. La seconda parte della scorsa stagione mi ha permesso di rilanciarmi in quanto a Messina non giocavo così tanto spesso; il Varese, invece, mi ha dato l’opportunità di giocare e ritrovare la continuità di cui avevo bisogno. Sarò sempre grato ai colori biancorossi”.

La tua volontà sembrava quella di rimanere ma…“i matrimoni si fanno in due”: hai qualche rimpianto per come sono andate le cose?
“No, anche perché alla fine ho lasciato Varese per tornare in posto dove sono ugualmente felice, se non di più; qui sto bene e non mi pento assolutamente della scelta. Il Varese mi aveva fatto un’offerta di rinnovo, io ho portato una controfferta e da lì non ho più avuto una risposta. Nel momento in cui ho sentito della possibilità di venire a Bra, non ho avuto dubbi nel decidere del mio futuro”.

Per concludere, che idea ti sei fatto sul campionato dopo undici giornate?
“Vedo molto equilibrio, anche se tutti parlano del Novara; in realtà quando l’abbiamo affrontata, nonostante la sconfitta 2-0, non mi è sembrata la squadra ammazza campionato. C’è però da dire che ora sta trovando continuità e dopo la sconfitta di Sanremo si è rifatta alla grande contro il Casale. Vedremo, il campionato è ancora lungo e tutto da vivere. Obiettivi? Il primo obiettivo del Bra deve essere la salvezza. Poi, una volta raggiunti i 40 punti, si guarda più in alto perché comunque bisogna essere ambiziosi. Io, di mio, lo sono: spero di fare bene in quanto difensore e mi auguro di riuscire a segnare qualche gol per contribuire alla causa”.

Matteo Carraro
(foto Andrea Lusso A.C. Bra)

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