Una passione non misurabile, un sacrificio molto forte che richiede una completa dedizione per poterla sviluppare e portare avanti. Questo è il pattinaggio per Lorenzo Battioli, atleta gallaratese del 2001 che, grazie ai propri sforzi ed al proprio talento, ha trovato la via per emergere in una disciplina tanto complicata quanto affascinante e piena di sfaccettature.
Il percorso di Lorenzo nel pattinaggio artistico a rotelle è cominciato alla società Rotellistica Gallaratese e oggi è passato a Busto in cerca di nuovi stimoli. Da segnalare anche l’approdo in Nazionale, l’apice per ogni atleta. La sua è stata ed è tuttora una strada fatta di tante soddisfazioni ma anche di molto sacrificio, allenamento, sia fisico che mentale.

Com’è nata la passione per il pattinaggio?
“Già da piccolo avevo capito che l’ambito artistico era a me più congeniale rispetto ad altri sport. Non avendo avuto difficoltà a prendere confidenza con i pattini fin dall’inizio, non è stato particolarmente sacrificante adattarmi ai ritmi ed alle esigenze che la disciplina richiede”.

Mi racconti la tua prima volta in pista?
“Mi sono subito sentito a mio agio. Chiaramente, essendo piccolo, c’era una forte componente di divertimento e spensieratezza che ha giocato un ruolo molto importante”.

Che tipo di sport è il pattinaggio?
“È una disciplina molto rigida ed altamente tecnica. Come per tutti gli sport, praticati ad un certo livello, il lavoro in pista non è sufficiente e deve essere affiancato da preparazione atletica, palestra, sedute di mobilità, danza. Se paragonato al pattinaggio su ghiaccio non si deve pensare che sia più facile o di livello inferiore”.

Come ti senti quando pattini?
“Ciò che provo è più paragonabile a ciò che vive un ballerino di danza piuttosto che un attore di teatro. Nella costruzione dei programmi di gara si vanno ad unire un personaggio o una storia da interpretare ad un contesto musicale, abiti e coreografie, il tutto accompagnato dalle evoluzioni che caratterizzano la specialità, con l’intento di coinvolgere ed emozionare esecutori e pubblico. Per la stagione appena trascorsa, il tema scelto per il programma lungo, ossia il Ritratto di Dorian Gray, ha dato all’esecuzione e alla parte tecnica una forte spinta distintiva, contribuendo a farmi ottenere un ottimo punteggio”.

Quali sono state, ad oggi, le tappe più importanti del tuo percorso di crescita?
“La svolta è arrivata nel 2017 con il terzo posto al campionato nazionale. Da lì mi sono sentito pronto a passare ad una categoria superiore. Fondamentale poi, nel raggiungimento di certi obbiettivi, è sicuramente stato l’affiancamento con Paolo Fois, allenatore di pattinaggio artistico di grande esperienza che già da tempo seguiva atleti ai massimi livelli. Da subito si sono concretizzati ottimi risultati in pista e le prime soddisfazioni, come le convocazioni in Nazionale”.

Qual è la gara che ti è rimasta più impressa nel cuore e nella memoria?
“Senza dubbio gli Italian Roller Games 2021, al primo primo anno effettivo di categoria senior. Ero al massimo della forma fisica ad un mese dalla gara quando però sono iniziate le complicazioni. Quasi ad ogni allenamento mi ritrovavo con parti del pattino che, a causa dei continui contraccolpi, si rompevano. Ciò significa che nel caso migliore si interrompe l’allenamento e il pezzo si sostituisce ma per danni più consistenti che richiedono l’intervento dei tecnici si rischia di perdere giorni d’allenamento perché i fornitori sono distanti. Già questo sarebbe bastato a rendere le cose difficili. Purtroppo è iniziato per me anche un serio problema di salute perché avevo preso in forma pesante l’herpes zoster (fuoco di Sant’Antonio, ndr). Sono stato costretto a sospendere la preparazione per dodici giorni, passati con forti dolori e con il timore di non riuscire a riprendermi in tempo. Contro ogni aspettativa la cura ha funziona ed a dieci giorni dalla gara il medico mi ha autorizzato a riprendere gli allenamenti. A questo punto mi poteva aiutare solo la testa, perché il fisico non poteva recuperare in così poco tempo. Tra short e long program ho tentato il tutto per tutto e proprio nel secondo ho fatto una prestazione superiore ad ogni mia aspettativa, ottenendo un ottimo punteggio”.

Tornando sulla convocazione in Nazionale, come ti sei sentito e cos’ha significato per te?
“Penso che in qualunque sport, la convocazione in Nazionale non abbia eguali e rimane sempre la gratificazione massima”.

Dopo tanti anni hai deciso di lasciare Gallarate per andare a Busto Arsizio, perché?
“Dopo dieci anni passati sempre nella stessa società, ho sentito fisiologicamente l’esigenza di cambiare”.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
“Cerco di raggiungerli quotidianamente, ovvero continuare a crescere, sia a livello tecnico che personale”.

Alessandro Burin

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