Lucia Imperiali, 22 anni, un grande futuro sportivo davanti, dopo i 3 anni alla Zanetti Bergamo ha scelto di scendere di categoria per trovare continuità e quest’anno ha vestito la maglia dell’Union Volley Montecchio.
A quanti anni e per quali motivazioni ha incominciato a giocare?
“Ho cominciato a giocare quando ero in quinta elementare, quindi avevo dieci anni. Diciamo che è stata una scelta presa anche grazie a mio papà. Lui è stato un allenatore e un pallavolista e quindi mi ha spinto fin da bambina a intraprendere questo sport”.

Ha vinto il titolo come miglior libero a livello giovanile, avrebbe mai pensato di riuscire ad arrivare fino alla serie A?
“Ne ho vinti due, uno con la mia squadra a livello nazionale alle finali nazionali under 16 e uno con la selezione regionale con la Lombardia, però, onestamente non avrei pensato di arrivare fino alla serie A. È sempre stata un’aspirazione, un pallino e quando è arrivata la possibilità è stata come la realizzazione di un sogno, è stato veramente bellissimo”.

Quanto ti ha aiutato a crescere una squadra come Orago?
“Sicuramente a Orago gli anni con il prof Bosetti e Franca Bardelli sono stati fondamentali, sono stati la base fondamentale del mio percorso pallavolistico. Lì ho trascorso tutte le giovanili, da quando ho iniziato fino ai diciotto anni e mi hanno dato tutte le capacità tecniche che mi hanno consentito di arrivare fino a questo punto. Orago mi ha davvero formata da zero a cento, da quando sono arrivata in quella palestra ho fatto un anno da palleggiatrice in under 13, poi hanno visto tutti la mia statura e le mie capacità tecniche nel bagher e mi hanno indirizzata nel ruolo di libero. Penso che sia fondamentale nella pallavolo moderna iniziare una specializzazione precoce, perché questo sport si sta specializzando sempre di più e quindi una volta che si hanno le basi tecniche bisogna iniziare ad indirizzare i giocatori e le giocatrici in un ruolo specifico; Orago per questo è la scuola migliore d’Italia”.

Cos’ha provato la prima volta che è scesa in campo in serie A?
“Un grande mix di emozioni e non nascondo che quella principale fosse la paura. Ero in panchina e da un lato speravo di entrare in campo ma dall’altro il cuore batteva a mille. Il mio esordio è stato a Legnano da libero ma con la maglia della squadra, per una sola ricezione e di conseguenza l’ansia era ancora più forte; tuttavia devo dire che il debutto è andato bene e l’esperienza è stata veramente mozzafiato. Aggiungo che l’emozione più grande non è stata all’esordio ma alla prima partita da titolare che è avvenuta due anni dopo a Bergamo contro Conegliano. Quella gara mi segnato tanto sia a livello personale sia come giocatrice”.

Quest’anno gioca nella Union Volley Montecchio in serie A2. Pensa che questa squadra ti possa aiutare a migliorare e a dimostrare il tuo potenziale?
“La scelta di scendere di categoria è stata molto difficile ma è stata importante, soprattutto per una giocatrice nel mio ruolo. Il libero, infatti, ha bisogno di stare in campo e nel campionato italiano, che è uno dei campionati più difficili al mondo, il mio ruolo è ricoperto da giocatrici molto esperte. Era naturale quindi che, dopo tre anni trascorsi in una squadra di A1 che mi ha consentito di allenarmi a livelli alti e di migliorare tanto, lo step successivo per provare a rendere la pallavolo il mio lavoro fosse scendere in campo e trovare continuità nel gioco. Avevo bisogno di trovare una squadra che mi consentisse di fare un campionato completo da titolare. Questo è fondamentale sia per costruire il carattere personale di una giocatrice, sia per formare un libero che deve essere in grado di gestire l’intera seconda linea e dare sicurezza alle compagne”. 

Ha giocato nella Zanetti Bergamo, una società storica della pallavolo italiana. Com’è stato l’impatto con la massima serie italiana e con il mondo professionistico?
“Sono arrivata a Bergamo che avevo diciotto anni, quindi ero una ragazzina, e sono entrata in un ambiente che era quello dei miei sogni confrontandomi con il mio idolo di sempre, Paola Cardullo, che era il primo libero, e in aggiunta nell’unico palazzetto in cui io abbia mai visto delle partite di serie A. Per me è stata la realizzazione di un sogno. L’ho vissuta senza nemmeno troppe pressioni, anche se sono inevitabili quando passi da una squadra giovanile a un ambiente totalmente diverso. Si può essere anche un fenomeno a livello giovanile, però quando si entra nel mondo professionistico è tutta un’altra cosa. Devo ammettere che mi sono tolta molte soddisfazioni”.

Qual è la sua massima aspirazione a livello sportivo?
“Nei miei progetti c’è l’idea di riuscire a rendere la pallavolo la mia professione per un po’ di anni, anche se nella mia vita ho altri progetti oltre allo sport. Al momento però vorrei riuscire ad arrivare a giocare in maniera costante in una squadra di un buon livello di A1 e di conseguenza sto lavorando per arrivare a quell’obiettivo. Non voglio tuttavia che passi il concetto che io metta in secondo piano la pallavolo, ma penso che chiunque nella vita abbia altre aspirazioni oltre allo sport”.

Andrea Vincenzi

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