Trent’anni compiuti pochi mesi fa e ora il cerchio si chiude per Matteo Caristina che “diventa grande” e prepara il chiodo a cui appendere gli scarpini. “Nuovi progetti lavorativi mi hanno spinto verso una scelta, una scelta che mi vedrà mettere da parte il calcio”.
Lo scorso anno al Cas, poi l’affare con l’Arsaghese che sembrava cosa fatta, una squadra dove avrebbe ritrovato mister Contaldo (“Gli ho parlato, ha perfettamente capito e apprezzatto la mia scelta ma anche la mia serietà”) e l’amico Falsaperna (“Mi spiace perché non potrà più rompergli le scatole come ai tempi del Gorla”) finchè poi ha prevalso la ragione.
E la ragione lo porterà verso l’apertura di un nuovo punto vendita “Penalty Shop”, negozio di cui è già proprietario a Busto Arsizio e che ora troverà spazio anche presso il retail park ex Mizar in cui, fra i vari lotti, sta sorgendo un centro sportivo dedicato a padel e calcetto, sport in cui il team “Penalty Shop” ha sempre creduto: “Siamo stati i primi nel nostro territorio ad investire in questa disciplina che in Italia è esplosa nell’ultimo anno e mezzo a causa anche della pandemia, io ci giocavo già e quando è arrivato il momento di buttarsi lo abbiamo fatto con il rischio che il paracadute non si aprisse, ed invece ad ottobre faremo un altro balzo in avanti in un’area nuova che sta sorgendo e che mira a diventare un enorme punto di riferimento”.
Di fronte ad una “cosa così grande” arriva un ulteriore sacrificio, lasciare il calcio.
“È un impegno che non ti permette margine d’errore, ti chiede lucidità, tempo, preparazione, costanza, mi sono dovuto fare una domanda e mi sono dovuto dare una risposta”.
Una domanda che suonava più o meno così: “Matteo lasci il calcio?” “Sì ma…niente di serio”
“Eh sì, più o meno. In realtà riducendo il tempo libero a disposizione la scelta è stata tra il continuare a giocare e il continuare ad allenare i bambini, ho optato per la seconda visto il gruppo meraviglioso che abbiamo costruito all’Ardor Busto”.
Nasci e cresci a Sant’Edoardo, quartiere bustocco, e proprio qui ti concedi i tuoi primi calci ad un pallone, guardo caso all’Ardor Busto…e ora che succede?
“Succede che nonostante questa sia una società di terza categoria, la lungimiranza, la preparazione, la volontà non manchino, ed ecco che allora oltre che privilegiare, nella mia scelta, i ragazzi che alleno, mi è stato chiesto di dare una mano alla prima squadra, che affronterà il campionato di terza categoria e che ha tutta l’intenzione di fare bene, con capacità che nascono, in primis, da un gruppo di ragazzi “amici” cresciuti in questo settore giovanile, e così, compatibilmente con i miei impegni, darò loro una mano, nella speranza di aiutarli a vincere un campionato che per questa società sarebbe una gioia indescrivibile, e per me la chiusura del cerchio”.
Forse non è ancora il momento dei bilanci, ma se ti guardi avanti vedi l’Ardor Busto ed un impegno un po’ più soft e se ti guardi indietro?
“Se guardo indietro vedo la mia fortuna ovvero la possibilità che ho avuto potermi esprimere al meglio in società fantastiche, serie, dove sono stato accolto e trattato bene, dove ho dato tutto e ricevuto altrettanto e dove non ho mai seminato rancori o dissapori tant’è che quando ho oltrepassato le varie porte di uscita c’è sempre stato un sano dispiacere, forse il bilancio definitivo lo traccerò tra un annetto ma ad oggi mi sento appagato”.
Spazio ai sogni, allora, anche oltre il rettangolo verde, con il chiodo nel muro che aspetta un paio di scarpini consumati, vissuti, frutto di una storia incredibile sui campi di provincia che sta per volgere al termine.
Mariella Lamonica